I nostri CD. Le confessioni in musica di Kekko Fornarelli

Il pianista barese Kekko Fornarelli giunge al suo quarto album con quello che può essere considerato il suo miglior progetto; la formula è sempre quella del trio completato, questa volta , da Giorgio Vendola al contrabbasso e Dario Congedo alla batteria. Dopo aver ascoltato attentamente questo album, devo dare atto a Kekko di una profonda coerenza: il pianista va avanti lungo la sua strada, seguendo un percorso che gli è ben chiaro e che intende affinare, modellare, perfezionare attraverso le diverse esperienze. Così anche i modelli di riferimento non variano: come dichiarato nel corso dell’intervista che potrete leggere qui accanto, un pensiero vola sempre verso l’inimitabile Michel Petrucciani; probabilmente Kekko neanche questa volta dimentica il migliore Esbjorn Svensson con il gruppo E.S.T. … ma, ed è forse questa la maggiore novità dell’album, si evidenzia un certo minimalismo cameristico – se mi consentite l’espressione – (“Reasons”) che nei precedenti album non appariva così ben definito. In effetti più che mai in questo album Kekko sembra aver interiorizzato l’espressività dei jazzisti nord-europei, con le loro lunghe linee melodiche, pervase da grande dolcezza e malinconia, echeggianti spazi ampi e profondi.

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Chick Corea: ovvero jazz senza se e senza ma

Chic Corea e Gary Burton

A 73 anni Chick Corea si è presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma in forma smagliante: fisico asciutto (frutto evidente di una robusta cura dimagrante), capelli naturalmente ricci e screziati di bianco, abbigliamento casual… ma soprattutto una gran voglia di divertire e divertirsi facendo musica. E quando si avvertono immediatamente queste sensazioni, significa che la serata sarà memorabile. E così è stato!

Certo per chi conosce bene il pianista di Chelsea non è si è trattato certo di una sorpresa: Chick oramai da tempo abita le altissime sfere del jazz essendo considerato uno dei più grandi jazzisti ancora in attività. Eppure raramente mi è capitato di vederlo così simpatico – sì credo proprio sia il caso di usare questo termine – come l’altra sera. Pronto al sorriso, pronto a dialogare con il pubblico, pronto a fare qualcosa di assolutamente inedito (almeno per il vostro recensore) di cui parlerò più avanti. Il fatto è che dopo tanti anni di attività e di successi, Corea è ben consapevole di non dover dimostrare alcunché e, al contrario di qualche suo illustre “collega”, evidenzia con in fatti come suonare sia sempre una festa, un rito collettivo in cui il pubblico ha un suo ruolo ben preciso dal momento che proprio dal pubblico ti giunge il feedback su ciò stai facendo. E a Roma il feedback è stata una sorta di continua e entusiastica ovazione.

Ovazioni che sicuramente Chick raccoglierà a piene mani nel corso di questo suo lungo Piano Solo Word Tour che lo vede protagonista in oltre trenta performances in tutto il mondo. Questi concerti si svolgono in concomitanza con l’uscita della sua ultima fatica discografica, “Portraits”, un doppio CD registrato dal vivo che può considerarsi una sorta di summa della straordinaria carriera di Corea come interprete e come compositore.

A Roma Corea ha presentato un repertorio godibilissimo in cui, pur non rinunciando alla propria specifica cifra stilistica, ha indagato territori ben noti al pubblico come quelli di Duke Ellington, Bill Evans, Thelonious Monk, Stevie Wonder… senza trascurare il proprio coté compositivo e i suoi amori della sponda “classica” quali Chopin e Mozart.

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