Collescipoli, 27 – 30 giugno 2014

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Jazzit Fest

Per capire cosa accade al JazzitFest di Collescipoli occorre prima di tutto concentrarsi sul termine Expo: il JazzitFest non è un Festival Jazz ma un vero e proprio Expo del Jazz, uno showcase. Un' occasione di incontro tra musicisti ed operatori del settore che confluiscono per tre giorni in un paese che per l' occasione si trasforma in una location “a tutto tondo”, impegnando anche i suoi abitanti, nella riuscita di un evento che è una vera e propria “Fiera del Jazz”. Gli stessi palchi, disseminati tra suggestive piazzette, chiese, chiostri, sono da considerarsi dei veri e propri stand dove i musicisti che hanno deciso di partecipare “presentano” il loro prodotto artistico davanti a un pubblico che viene ad ascoltare musica, ma al quale è mischiato un nutrito parterre di specialisti e addetti ai lavori che vengono (pensate alle case discografiche) anche per fare un vero e proprio “scouting”.

Si sono visti a Collescipoli Michael Cuscuna (Blue Note records) , Ermanno Basso (Cam Jazz), l' ex ministro della Massimo Bray, il direttore del dipartimento di Jazz della NY Universitiy David Schroeder, il direttore dell' Auditorium Parco della Musica Flavio Severini, il direttore del Roma Jazz Festival Mario Ciampà, ma anche gli operatori di nuove etichette giovani e molto attive (ad esempio la Tosky Records, o la RAM records e molte altre). Ci sono stati incontri e workshop su tutto il lato burocratico – amministrativo – previdenziale che “affligge” i Jazzisti come tutti i cittadini italiani, ma sul quale di certo gira meno informazione, essendo un campo molto, molto specifico. Conferenze in cui si è parlato del “quasi” nuovo fenomeno dello streaming musicale, che di certo costringe le etichette discografiche a trovare un modo di tutelarsi verso una sorta di “prelievo coatto” della musica che faticosamente viene prodotta con costi elevati di produzione: il che è avvenuto con un vero e proprio confronto tra Cuscuna, Basso e l' ideatore del social music networl Soundtracker , Daniele Calabrese. Ha parlato il direttore della neonata Associazione Musicisti Jazz Ada Montellanico. Si è parlato anche di autoproduzione, di nuove tecnologie, si sono presentati negli stand dell' expo libri, progetti musicali a fini benefici. Insomma un concentrato di Jazz visto in tutti, tutti gli aspetti possibili che ha portato vari settori ad un confronto, allo stringersi di nuove conoscenze e relazioni, e anche alla nascita di nuove idee. E ancora, presentazioni di libri, workshop su strumenti musicali. E' stato allestito persino uno studio di produzione discografica dall' etichetta “Milk”.

 

Ho io stessa visitato un palazzo del 700, ex Università , Palazzo Catucci, che era in completo abbandono e che ha ritrovato il suo splendore, ospitando ad ogni piano Campus Jazz a cura di New York University – Western Australian Academy Of Performing Arts – Washington University in St.Louis – Accademia Europea di Firenze. Ho anche assistito ad un concerto fuori programma che mi è sembrato uno tra i più belli ascoltati, per strada, per caso, non nel programma ufficiale, quello del duo chitarra e , Nicola Bucci e Maurizio Piccolo

Ma gli eventi sono stati tantissimi, guardateli qui:
www.jazzitfest.it

Il JazzitFest viene definito ad “impatto zero” dal patron ed ideatore Luciano Vanni: non ci sono contributi pubblici, gli sponsor sono volontari e anche gli addetti alle varie mansioni necessarie allo svolgimento di un simile evento che prevede workshop, incontri, musica, presentazioni di progetti, sono tutti volontari. Il paese è disseminato di scatole di cartone nelle quali vengono raccolte donazioni atte al finanziamento di una eventuale edizione futura. I punti di ristoro nella gran parte finanziano proprio il JazzitFest.

Chi, come chi vi scrive, è tra coloro che si occupano del Jazz da un punto di vista “giornalistico” incontra organizzatori di Festival, addetti stampa, colleghi, musicisti conosciuti fino ad allora solo virtualmente: nascono idee di collaborazione, ci si scambiano pareri, si determinano ambiti d' azione. Questo è accaduto per tutti i due giorni di mia presenza a Collescipoli. I musicisti hanno l' occasione di incontrare discografici, organizzatori di Festival, critici, giornalisti e di far conoscere la loro musica con miniset di 30 minuti dando un suono a progetti spesso “rinchiusi” in demo o email che spesso, nel caso specialmente di giovanissimi che si affacciano appena adesso in questo mondo un po' convulso, rimangono addirittura inevase.

Forse sarebbe da suggerire che ci fosse per la eventuale prossima edizione che chi ha partecipato a queste prime due edizioni ceda il passo, dia la precedenza, a chi non ha ancora mai partecipato, per fare in modo che ci sia un ricambio anche tra le “nuove leve” o comunque tra chi nel mondo del Jazz ha meno visibilità di altri più noti. Per il resto, più si parla e si comunica, anche nel mondo del Jazz, più idee e collaborazioni nascono, meglio è. Così anche nel Jazz.

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