Vi parlo di Giorgio Gaslini

Giorgio Gaslini al piano

Giorgio Gaslini – pianista, compositore, didatta, intellettuale – è scomparso il 29 luglio e lo ricorda il nostro direttore Gerlando Gatto.

Io vorrei parlare della sua forte, caratterizzante presenza nel jazz (e nella musica tout-court) italiana ed europea, presenza che non è mai venuta meno anche negli ultimi due anni quando, di fatto, Gaslini si era come ritirato dall’attività diretta e dai concerti. La indagherò a partire da tre fatti concreti.

L’etichetta CamJazz, alla fine dell’anno scorso, ha ristampato e pubblicato in cofanetto tutti gli album realizzati dal pianista-compositore per l’etichetta “Dischi della Quercia” che aveva fondato: un mare di musica dal 1976 al 1985 creata insieme a Gianni Bedori, Bruno Tommaso, Andrea Centazzo, Gianluigi Trovesi, Paolo Damiani, Roswell Rudd, Eddie Gomez… Intanto l’intuizione di Giorgio Gaslini di creare un’etichetta da poter gestire in totale autonomia e ciò nel 1976, poco prima che nascessero Black Saint e Soul Note e, più o meno, in contemporanea alla Red Records. Da artista – e da uomo pragmatico, decisionista ed operativo qual era – il pianista volle rendersi discograficamente autonomo e libero. Aveva inciso dal 1948 per la Voce del Padrone, i Dischi del Sole, la Durium, Produttori Associati, edizioni del Movimento Studentesco, Horo records, PDU.

La ristampa della CamJazz (che ha acquisito il catalogo Dischi della Quercia, insieme a Black Saint / Soul Note) mostra in prospettiva storica la musica di Gaslini ma ne evidenzia i caratteri di attualità, come il forte impegno socio-politico. I dischi sono “Murales” (un live del 1976 con Bedori, Bruno Tommaso e Centazzo), “New Orleans Suite” (sempre del 1976 registrato negli Usa al Jazz Heritage Festival in quartetto). Si prosegue con “Free Actions” del 1977 per sestetto (Gianluigi Trovesi, Bedori, Paolo Damiani, Gianni Cazzola e Luis Agudo) una suite che l’autore introduceva con questi versi: <<Un pugno nel buio rivela / un viso bagliori di ironia / una risata zittisce un supermarket / un’aria su una corda tesa / spacca il tempo e prepara / libere azioni>>. Ancora nel 1977, e con la stessa formazione, “Graffiti”, una suite “militante” abbinata con “Alle fonti del jazz”, riflessione sulle melodie popolari afroamericane ed italiane. I Dischi della Quercia servivano anche a fissare su vinile gli incontri con jazzisti americani ed ecco gli album con il trombonista Roswell Rudd (“Sharing”, 1979), il contrabbassista Eddie Gomez (“Ecstasy”, 1981) ed il polistrumentista Anthony Braxton (“Four Pieces”, 1982). Nel cofanetto sono altresì documentati l’attività di scopritore di talenti e, quindi, didattica di Giorgio Gaslini (il primo ad introdurre il jazz nei conservatori di Milano e Roma nel 1972, in modo sperimentale) e i suoi innumerevoli viaggi. “Indian Suite”  e “Monodrama” (entrambi del 1983 e per ottetto) vedono coinvolti giovani jazzisti come la cantante Francesca Olivieri, il trombettista Fabio Morgera,  i sassofonisti Claudio Allifranchini e Maurizio Caldura, il vibrafonista Daniele Di Gregorio, i contrabbassisti Piero Leveratto e Giko Pavan, il batterista Paolo Pellegatti. Il “Live at the Public Theater in New York” (1980; quintetto con Bedori, Trovesi, Marco Vaggi e Cazzola) e “Skies of China” (1985, con il New Quartet: Allifranchini, Leveratto, Pellegatti) raccontano le esperienze negli Usa e in Cina, dove Giorgio Gaslini fu tra i primi jazzisti al mondo ad essere stato invitato.

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