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Vittorio Franchini

Certo che questo 2014 non sarà ricordato come uno dei migliori anni per il jazz! Dopo la dipartita di Gian Mario Maletto, Giorgio Gaslini e Kenny Wheeler, ad andarsene, nella notte tra il sei e il sette ottobre a Milano, è stato il noto giornalista, scrittore e critico jazz Vittorio Franchini.

Anche se Vittorio aveva superato da un pezzo gli ottanta ed il suo stato di salute precario era conosciuto nell'ambiente, tuttavia la sua scomparsa ci ha colti egualmente di sorpresa, quasi increduli dinnanzi all'ennesima perdita.

Il fatto è che Vittorio ha rappresentato una sorta di faro, di modello per quanti nel corso degli anni si sono impegnati a studiare e a scrivere di jazz.
Lui l'ha fatto sempre in modo mirabile, non accontentandosi di seguire il solo fatto musicale, ma inserendo lo stesso nell'ambito di un contesto molto più ampio che comprendeva studi di etnologia ed archeologia, una approfondita osservazione della società statunitense (che conosceva assai bene) e soprattutto un attento studio dell'Africa e della sua cultura come testimoniano le bellissime opere sul popolo dei Dogon (“La casa delle stelle”, Jaca Book 1984; “Mali. Viaggio tra i Dogon il Popolo delle stelle”, Polaris 1999).

Nei suoi lunghi anni di giornalismo all'interno del Corriere della Sera, di cui era senza dubbio alcuno una delle firme più prestigiose e autorevoli, Vittorio Franchini ha scritto moltissimi articoli sul jazz ma il suo modo di concepire uno scritto era qualcosa di assolutamente personale. Aveva una straordinaria capacità di affabulazione, di raccontare per cui attraverso i suoi commenti era come vivere dal di dentro quello straordinario mondo del jazz che amava tanto e di cui si era innamorato fin da giovane.

Nei suoi libri, nei contributi scritti per riviste specializzate e non, appariva sempre questo grande patrimonio di conoscenze senza, però, un minimo di presunzione, di compiacimento… e questo si rifletteva sul suo modo di relazionarsi con gli altri, con i musicisti, con i colleghi più giovani. Parlargli era un piacere: in tanti anni mai una volta l'ho visto inalberarsi, sempre con il sorriso sulle labbra, sempre pronto al dialogo.

Caro Vittorio ed è proprio così che ti ricorderanno quanti hanno avuto la di conoscerti… chissà se anche da lassù avrai modo di continuare a coltivare le tue passioni!

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