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Dave Douglas senza caine

Interessante e istruttiva la conferenza stampa di presentazione del “Roma Jazz Festival 2014” in programma dal 9 al 30 novembre. Martedì 28 ottobre scorso, appuntamento alle 11,30, presso il Teatro “Villa Torlonia”; ma perché la scelta di una location allo stesso tempo tanto prestigiosa quanto inusuale? La risposta è nella collaborazione tra il “Roma Jazz Festival” e la “Casa dei Teatri”. Così la conferenza stampa invece della solita spesso noiosa passerella di personaggi più o meno importanti che illustrano l'evento (per altro assai bene documentato nella cartelline stampa) si è risolta in una splendida visita di Villa Torlonia culminata con la visione del magnifico Teatro di corte – un vero gioiellino di architettura la cui conoscenza andrebbe approfondita – e della splendida serra. Il tutto condito dalle note del solo sax di Max Ionata e del Trio di Pij e dalle parole – giustamente poche ed essenziali – del patron del Festival, Mario Ciampà. E presso questo Teatro si terranno tre matinées alle ore 11: il 9 novembre “Django Reinhardt il fulmine a tre dita” in un interessante connubio tra Teatro (Giorgio Tirabassi) e Musica con un sestetto; il 16 novembre BixBigBand; il 23 novembre Swing Valley con un settetto diretto da Giorgio Cuscito.

Come si nota, già questi tre concerti richiamano apertamente quello che sarà il filo conduttore dell'intera manifestazione: lo swing. Le motivazioni che hanno portato Ciampà a questa scelta sono molteplici; innanzitutto la constatazione che in questi ultimi anni i festival e i raduni, le scuole e le gare di “swingers” sono cresciuti ovunque. E qui si è voluta vedere una certa analogia tra il periodo storico attuale e la grande ripresa americana degli anni '30 che proprio nello swing trovò la propria colonna sonora. Fu infatti questo genere musicale che, dopo il crack di Wall Street del 1929, accompagnò la politica del New Deal e oltrepassò i confini nazionali grazie ai V-disk delle truppe militari americane.

In secondo luogo questo interesse per lo Swing coincide con il 40mo anniversario della scomparsa di Duke Ellington, e i 70 anni dalla liberazione di Roma.

Insomma una serie di “ricorrenze” per cui gli organizzatori del Festival cercheranno di mettere in evidenza la relazione tra jazz e ballo e jazz ed economia, con una serie di concerti, conferenze e eventi danzanti che riguarderanno lo Swing sotto ogni aspetto e forma d'espressione.
Fin qui l'intento degli organizzatori. Tuttavia questa volta ci permettiamo di non essere del tutto d'accordo con l'amico Ciampà. Innanzitutto l'analogia con il '29 se è più che giustificata sotto il profilo economico non lo è sotto quello musicale. Se è vero come è vero, che all'epoca lo swing divenne la colonna sonora di quegli anni è altrettanto vero che proprio per questo si trattò di un fenomeno di massa che pervase tutte le classi sociali. Affermare che la stessa cosa avviene oggi è senza mezzi termini sbagliata: i giovani affollano gli stadi per Vasco Rossi, per Ligabue… non certo per ascoltare lo Swing. Quindi, nonostante il successo, lo swing rimane un fenomeno di nicchia, così come il jazz nella sua totalità.

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C'è poi un altro fattore che non bisogna trascurare: se il jazz viene presentato in tal modo, lo si etichetta quasi esclusivamente come musica d'intrattenimento… però poi non lamentiamoci se la “Nostra” musica continua a non essere presa troppo sul serio… con le conseguenze che in questi ultimi mesi stiamo vivendo tutti sulle nostre spalle.

Ciò premesso, resta il fatto che anche quest'anno sarà possibile ascoltare musicisti di grande spessore, non tutti necessariamente inquadrabili sotto l'etichetta “Swing”; in particolare tra gli ospiti ci saranno Dave Holland, Kenny Barron, Anthony Strong, Jason Moran, Robert Glasper, i fratelli Cohen, Us Naval Force Europe Jazz Ensemble, Joe Lovano, Dave Douglas, , Enrico Rava, Dee Dee Bridgewater, Franco D'Andrea, Bireli Lagrene, Anthony Strong, Orchestra Operaia di Massimo Nunzi.

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