La classe di Bireli Lagrene accende il pubblico romano
Un’ altra tappa nelle infinite varietà dello swing è stata toccata al Roma Jazz Festival, con un concerto del fuoriclasse della chitarra manouche Bireli Lagrene. Il “Gipsy Jazz”, che ha come geniale iniziatore il grande Django Reinhardt, è una delle forme di swing più accattivanti in circolazione e che continua ad essere amatissima dal pubblico. E’ divertente, contagiosa, gode della particolare atmosfera che le è conferita da quell’ essere terra di mezzo tra due generi che hanno in comune l’ improvvisazione: la musica tradizionale gitana ed il Jazz. Ovvero, come la musica gitana reinterpreta il Jazz? In maniera completamente originale: per il ruolo reciproco tra gli strumenti, ad esempio: due chitarre, di cui una ha l’ esclusivo compito di accompagnare, il contrabbasso, che ha un ruolo fondamentale non solo ritmico ma anche armonico (così come nel Jazz) e, a volte, come in questo bel concerto di, uno strumento a fiato, che presenta i temi, scambiandosi con la chitarra solista. A queste caratteristiche precipue aggiungete che la tecnica chitarristica è senz’ altro virtuosistica: dunque il divertimento, lo stupore, gli applausi, sono sempre assicurati, se i musicisti sono all’ altezza. E Bireli Lagrene all’ altezza lo è di sicuro, tanto che se anche “fuoriesce” dal repertorio classico, affrontando una personalissima rilettura di brani pop di alto livello quali “Just the way you are” di Billy Joel o “Isn’t she lovely” di Stevie Wonder, non scade mai veramente nel “gigioneggiamento” strappa applausi : di certo la scelta del repertorio tiene conto della reazione positiva del pubblico, ma Lagrene suona talmente bene, in maniera così personale, e in modo così funambolico ma mai vacuo, che proprio non si può dire che vada “sul facile”. Gli applausi dunque sono ben riposti: ovvero, un gruppo così potrebbe suonare anche un gingle radiofonico di quattro note, che quelle note diventerebbero jazz di eccellente livello.