nusica.org presenta Corde Alterne: due “trame musicali” alla ricerca di un suono affine per una promettente novità

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Corde Alterne: due “trame musicali” alla ricerca di un suono affine per una promettente novità
Corde Alterne è un recente progetto del chitarrista Roberto Gemo e del bassista Alessandro Fedrigo, ora anche titolo dell’omonimo album che esce per nusica.org, sesta produzione liberamente scaricabile dal sito dell’etichetta e su SoundCloud.
Un fortunato impasto, un frullato di idee che riunisce le molteplici ispirazioni di entrambi i musicisti.
Un’opera brillante e audace che sfida tre tipologie di Corde Alterne: gli strumenti acustici ed elettrici; l’uso di effetti, la sperimentazione sui timbri e l’inclinazione all’improvvisazione libera (di matrice inglese); l’alternanza continua e coerente fra scrittura e improvvisazione, di brano in brano, tipica anche di certo prog-noise che ben si può identificare in alcune tracce.
Due trame che si raccontano con strumenti diversi, che modulano per armonizzarsi in modo giocoso e intelligente; due storie musicali differenti che si narrano alla ricerca di un suono affine, che insieme creano una promettente novità.

Intervista a Mariko Hirose. Dalla chitarra alla direzione di big band

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Nel corso di un nostro recente viaggio in Giappone abbiamo colto al balzo l’occasione di andare ad assistere a un concerto al leggendario Pit Inn a Tokyo. Nel ballottaggio tra due possibili eventi, quello di Mariko Hirose & Purple Haze e quello di Vincent Herring abbiamo optato per il primo, spinti dalla curiosità di assistere all’esibizione di una giovane artista alla guida di una big band.

Il concerto, che abbiamo recensito su questo blog nel luglio scorso, ci ha colpiti sotto vari aspetti, tanto da indurci, una volta tornati in Italia, a contattare i responsabili del Pit Inn, che ringraziamo, a cui abbiamo cortesemente chiesto di metterci in contatto con Mariko Hirose. Ne è nata questa intervista in cui abbiamo cercato di fornire un ritratto della personalità e del mondo musicale della giovane artista. 
Mariko Hirose ha 24 anni ed è nata ad Ibaraki nella prefettura di Kanto e sin dalla prima infanzia ha ascoltato jazz, genere amato dai suoi genitori. Dai sette ai quindici anni ha studiato violino e poi chitarra sotto la guida del Toshiki Nunokawa sin dai tempi del liceo. Ha studiato poi composizione e arrangiamento con Yoshihiko Katori. Entrambi i suoi maestri sono jazzisti affermati in Giappone. Prima di avere terminato gli studi la Hirose avuto occasione di esibirsi con Kiyoto Fujiwara, uno dei migliori bassisti del Giappone, all’interno della Jump Monk Bass Band Special. Nel 2012 si è diplomata al Jazz Department del Senzoku Gakuen College of Music. Il progetto di Mariko Hirose and Purple Haze nasce nel 2011, preludio all’album “Differentiation” pubblicato recentemente, nel 2014. In precedenza la giovane musicista si è dedicata all’insegnamento della chitarra e ad apparizioni come musicista nei club giapponesi. 
“Ho studiato chitarra per molti anni” ci dice la Hirose “e ci sono molti chitarristi che amo come Jim Hall, John Scofield, Wolfgang Muthspiel, Oz Noy, Kurt Rosenwinkel e Ryo Kawasaki. Li ritengo dei musicisti unici capaci di creare composizioni interessanti. Apprezzo particolarmente Ryo Kawasaki, che ha suonato con la Gil Evans Orchestra e Oz Noy, membro della band Gil Evans Centennial Celebration. Apprezzo molto questi due musicisti, perché è difficile lasciare il segno quando si è in una band composta da molti elementi, ma loro ci riescono”.

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Concluso il 38° Roma Jazz Festival

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Duecento musicisti, cento ballerini di Lindy Hop, venti concerti con due nuove produzioni e sei in esclusiva, otto recital con posti esauriti. Queste le cifre del 38mo “Roma Jazz Festival”, comunicate nella conferenza stampa finale. In tempo di crisi economica, “Swing e New Deal” è stato il “tema sonoro” declinato tra il Parco della Musica e strutture differenziate e periferiche, con un incontro tra musica ed economia svoltosi all’Università Luiss.

Revival, nuova consapevolezza, atteggiamento consolatorio, ottimismo necessario… tante sono le questioni e le domande che ci si può porre sull’argomento. L’ultima serata del festival (30 novembre, sala Sinopoli) ha dato una sua risposta con l’Orchestra Operaia diretta da Massimo Nunzi ed un nutrito corpo da ballo coreografato e guidato dallo specialista Vincenzo Fesi (coinvolte varie scuole di danza romane). Nunzi ha costruito nel gennaio di quest’anno una nuova big-band riprendendo l’idea dei progetti musicali cooperativi maturati ai tempi della Grande Depressione, ispirandosi a figure come Isham Jones e Glen Grey.

Ha anche radunato e messo all’opera un pool di arrangiatori (ribattezzati The Lone Arrangers): Alberto Buffolano, Damiano la Rocca e Claudio Toldonato che hanno rivelato il loro talento – anche di direttori – nel concerto a tema swing.

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Perigeo: una storia sempre attuale

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Se ci fossero determinate condizioni, il Perigeo potrebbe riunirsi e tornare così a deliziare le platee jazzistiche: lo hanno dichiarato gli stessi membri dello storico quintetto riuniti ieri (mercoledì 10 dicembre) in un albergo della Capitale per presentare il cofanetto loro dedicato dalla Sony.

Per chi, come lo scrivente, ha avuto modo di ascoltare dal vivo il Perigeo, è stata davvero un’emozione forte vedere seduti attorno ad un tavolo, l’uno accanto all’altro, Franco D’Andrea, Bruno Biriaco, Giovanni Tommaso, Tony Sidney e Claudio Fasoli unitamente a Luciano Rebeggiani “Director Classical & Jazz” per la Sony , Luciano Linzi e il nostro collaboratore Marco Giorgi, ambedue, questi ultimi, determinanti per la bella riuscita dell’impresa discografica (sette CD, di cui uno doppio, un DVD e un libretto di 52 pagine). Impresa su cui si è soffermato, per primo Rebeggiani sottolineando come il cofanetto rappresenti la raccolta più completa di tutte le produzioni e rarità del gruppo. Ecco , quindi, “Azimut” il primo album del ’72 che ottenne immediatamente un buon riscontro, seguito da “Abbiamo tutti un blues da piangere” e “Genealogia” che contiene, come bonus track, una versione del brano “Via Beato Angelico”, registrata dal vivo al Teatro Trianon di Roma nella primavera del 1975. A seguire, “La Valle dei Templi” “Non è poi così lontano”, “Live a Montreux” registrato nel ’75 in occasione della nona edizione di quel Festival e il doppio album “Live in Italy 1976” pubblicato su etichetta Contempo. Il DVD contiene contributi totalmente inediti tratti da Umbria Jazz del 10 luglio 1993, Auditorium Parco della Musica del 30 settembre 2008 in occasione di una “reunion” del gruppo e una intervista realizzata alla “Casa del Jazz” sempre del 2008.

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Episodio 21. Intervista con Luigi Viva

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Il nostro podcast supera i 20 episodi, grazie a tutti per l’affetto e la passione con cui ci seguite! Oggi non intervisto un musicista, ma un personaggio ugualmente molto legato alla musica: il giornalista e scrittore Luigi Viva, autore di biografie di personaggi del calibro di Pat Metheny e Fabrizio De André. Volete saperne di più? Buon ascolto!

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Batterika: si entra per curiosità, si esce contaminati

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Roma, 30 novembre 2014, S.G.M.  center

Spazio concerti ore 15:45, Lorenzo Tucci e Luca Mannutza Lunar duo

Dapprima si impianta il groove, stabilendo un contatto reciproco, guardandosi. Poi ci si afferra, si decide il passo da tenere saldamente insieme, lo si consolida per diverse battute, perché l’ improvvisazione libera ha bisogno di una struttura di base  che permetta voli, salti, coreografie aeree di tutti i tipi, anche da cardiopalma. E poi si parte con tutta la musica possibile quando la creatività ha la certezza di esprimersi in maniera totale . Questo è il Jazz vero, tanto serio da poter essere divertente, e questo accade quando Lorenzo Tucci e Luca Mannutza Lunar duo salgono sul palco.
Quaranta minuti di improvvisazione, di vera e propria “composizione estemporanea” in cui i brani, anche se noti come “Tea for two” (in 5/4 ! ) o “Naima” sono il trampolino di lancio per evoluzioni musicali raffinatissime. E così, di volta in volta la batteria di Tucci svela le inesauribili possibilità espressive dei temi melodico – armonici di Mannutza, ridisegnandone continuamente  il timing e rendendoli cangianti . Mannutza traduce in note ed armonie i disegni melodico ritmici (si, avete letto bene, anche melodici) di Tucci,  donando loro la voce, decrittandoli, palesandoli. Il loro viaggio diventa il tuo, che sei lì ad ascoltare. Quando i musicisti sono così, il termine è semplice, bravi, si manifesta chiarissimamente e senza bisogno di lezioni accademiche  che il suono ed il ritmo sono due facce della stessa medaglia, e che sono profondamente, reciprocamente legati e permeati di una vitalità assolutamente biunivoca.

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