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Cari lettori, anche questa settimana torno a consigliare un disco di musica contemporanea.

So molto bene che la musica d'oggi è guardata dai più con una certa diffidenza: è “difficile”, così si dice, e in effetti si tratta spesso di un linguaggio complesso, esoterico e misterioso.

Il problema però è mal posto, non è tanto la difficoltà, vera o presunta, dell'ascolto quanto la nostra disponibilità a fare uno sforzo di “allenamento” dell' orecchio musicale nella certezza che esso verrà ampiamente ripagato.

Mai come oggi la musica che abita le sale da concerto è per gran parte musica del passato, laddove in quasi tutte le epoche è stato l'opposto; tutti i grandi della musica scrivevano musica “nuova” per il loro tempo. Ma oggigiorno prevale una visione che potremmo definire capitalistica: l'arte, parafrasando Edgar Wind, è divenuta uno dei tanti prodotti disponibili sugli scaffali, è il mercato a stabilirne il valore ed ha cessato di essere pericolosa, la si vuole più vendibile.

In tale contesto sembra essere più sicuro per molti operatori culturali non scommettere sul futuro ignorando il presente: tutto questo è molto triste.

Allora, per contrastare questa tendenza conformistica, andiamoci ad ascoltare questo disco, “On a Clear Day” di Matthias Pintscher, recentemente pubblicato da Stradivarius.

Una parola sull'autore: prolifico compositore, egli è anche molto noto e attivo come direttore d'orchestra e riveste la carica di direttore musicale dell'Ensemble Intercontemporain. Le sue opere sono abitualmente eseguite dalle maggiori orchestre del mondo, tra cui i Berliner Philarmoniker. Tra i direttori ed i solisti con i quali ha collaborato possiamo ricordare Claudio Abbado, Pierre Boulez, Julia Fischer, Truls Mork…ma l'elenco potrebbe continuare a lungo.

Questo CD Stradivarius contiene opere per pianoforte solo ed un ciclo per canto e pianoforte, “Lieder und Schneebilder” su testi di E.E. Cummings, scritti tra il 1994 e il 2004

Come rappresentare in brevi parole la musica di Matthias Pintscher? I lavori qui incisi rivelano anzitutto una disposizione reale dell'autore alla musica in senso pittorico come si evince anche dai titoli di molti brani, come ad esempio “Nacht. Mondschein (Szene fur Klavier)” e “Tableau/Miroir”, oltreché dalla composizione che dà titolo al disco, “On a Clear Day”.

Il bellissimo brano pianistico che apre il disco si chiama ”Monumento I” ed è un omaggio ad Arthur Rimbaud.

La melodia, il ritmo, l'armonia in senso tradizionale sono assenti in questa musica che ci cattura fin da subito per la sua capacità di dare forma figurativa al mondo.

Sono immagini, cioè, che misteriosamente si qualificano nella forma visuale/uditiva in modo diretto, senza bisogno di simboli o comparazioni e vanno dritte al cuore e al cervello.

Alla fine non percepiamo più questo materiale come qualcosa di “scritto” ma semplicemente per ciò che è: musica, forma sonora.
Un discorso a parte merita il ciclo tratto da E. E. Cummings: un poeta, come si sa, che si può comprendere totalmente solo sulla pagina scritta per via delle particolari tecniche grafiche, fondamentali nella sua poetica.

Qui Pintscher, affrontando la forma classica del lied, il canto accompagnato, la fa rinascere paradossalmente tramite un gesto di cancellazione.

In questi “songs” non sembra infatti sopravvivere più nulla della componente lirica tipica della tradizione classico-romantica, ma il canto è tuttavia presente in un'ottica anti-narrativa. Del grande poeta statunitense (che parimenti non si sganciò mai del tutto dalla tradizione) la musica coglie e diremmo ‘umanizza' alcuni aspetti importanti, tra cui il versificare febbrile ed in perenne movimento. Ma soprattutto Pintscher ne traduce il senso del presente, della vita, in un intreccio di significati e simboli che si fa pura luce, pulsante come una moltitudine di cuori battenti.

I due interpreti sono perfetti e giungono talvolta a creare l'illusione di uno strumento unico, così come in Cummings parola e senso formano una cosa sola: un “mot noveau”  per dirla con Rimbaud.

La soprano Marisol Montalvo dipana graziosamente sotto i nostri occhi filamenti sonori di una purezza ammirevole ma si rivela interprete ben più che decorativa, sensibile e coinvolgente.

Il pianista Alfonso Alberti contraddice i cliché, ahimè talora veritieri, degli esecutori di musica contemporanea: specialisti infallibili quanto spesso granitici e uniformi. Egli è un pianista-artista analitico ma capace di trasmettere le emozioni: un musicista elegante che ogni compositore vorrebbe come esecutore delle proprie opere.

“Alive
with closed eyes
to dash against darkness
in the sleeping curves of my body…”

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