E' grazie a musicisti francesi contemporanei che l'accordeon ha ritrovato il suo posto nel jazz.

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Luc Galliano

Traduzione di Gerlando Gatto – Nell'inconscio tricolore, l'accordeon è immancabilmente legato al musette e ai balli popolari. Ciononostante, dopo parecchi decenni, alcuni accordeonisti di grande talento hanno voluto far uscire questo strumento da un tale recinto.

Il primo in ordine di tempo, Richard Galliano. Vincitore del premio Django Reinhardt dell'Académie du jazz nel 1992, questo virtuoso ha lavorato così bene con l'élite della canzone francese – Claude Nougaro, Barbara, Juliette Gréco, Charles Aznavour – così come con alcuni grandi jazzmen quali il pianista Martial Solal, e il trombettista Chet Baker, da conferire allo strumento una nuova nobiltà, nel solco tracciato da Marcel Azzola o da Gus Viseur considerato il primo accordeonista di jazz negli anni 1930/40. E come per chiudere il cerchio, Galliano, in duo con il chitarrista Sylvain Luc, ha appena reso un omaggio nel suo ultimo album “La vie en rose” (Mila ), a due mostri sacri : Edith Piaf, della quale si celebrerà quest'anno il 100° anniversario della nascita, e l'accordeonista belga Gus Viseur che accompagnò proprio la cantante negli anni 40. In programma alcuni brani del repertorio della “monella” Piaf che sono divenuti dei veri e propri standard e che hanno costituito per i due musicisti il terreno ideale per magnifiche improvvisazioni, in duo o in solo, magiche, ricche e sottili. Una grande complicità e un desiderio di dialogo attorno ad un patrimonio della canzone francese oramai immortale.

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Vincent Peirani è la stella nascente del jazz francese, europeo e soprattutto dell'accordeon nella sua versione XXI secolo. Insignito del premio “Rivelazione dell'anno” nel 2014 e premiato altresì dall' Académie du jazz (premio Django Reinhardt), questo giovane artista, 34 anni, cresciuto nell'amore del jazz, ma anche del rock, del pop e della musica del mondo, si è rivelato lavorando a fianco di musicisti quali Youn Sun Nah, di cantanti come Sanseverino e Stromae o ancora di multi-strumentisti quali Michel Portal (che suona anche il bandoneon) e Daniel Humair (). Grazie a queste influenze multiple e contemporanee, il leader ha saputo apportare nuovi elementi nella oramai lunga tradizione degli accordeonisti di jazz. E' sufficiente ascoltare “Living Being” (ACT/Harmonia Mundi), la sua ultima registrazione, in compagnia d'uno dei suoi vecchi complici, il sassofonista Emile Parisien, suo alter ego nelle “Victoires du Jazz”, per rendersi conto – attraverso sei composizioni originali e due cover (di cui una del rocker Jeff Buckley) – di quale livello il giovane virtuoso ha saputo raggiungere nella sintesi tra generi e nell'apertura di nuovi orizzonti per il suo strumento.

Astor Piazzolla

Se c'è un accordeonista – ma soprattutto bandoneonista – che oscura e sotto certi aspetti ossessiona tutti coloro che suonano questo strumento, bene questi è Astor Piazzolla (1921 – 1992). E' per questo motivo che Daniel Mille, che ha accompagnato Barbara, Claude Nougaro e l'attore Jean-Louis Trintignant, ha voluto rendere omaggio a questo precursore venuto dall'Argentina e che, come nessun altro ha saputo attraversare la storia del tango, ha saputo valorizzare e rendere universali le lacrime del “piano dei poveri”. “Astor Piazzolla – Ciera tus Ojos…” (Masterworks/Sony Music) è interamente consacrato alle composizioni, spesso impregnate di una grande tristezza e di una profonda nostalgia (ad eccezione forse del celebre “Libertango”) del maestro del bandoneon.

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