La fiabesca e terrestre innovazione di Kimmo Pohjonen e Eric Echampard

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Nella musica, nel Jazz, ci sono due modi di perseguire l’ innovazione. L’ uno è quello di mettersi a tavolino e tirare fuori qualcosa di “nuovo” “mai sentito” “sperimentale”, una sorta di “famolo strano” della musica, se mi si concede la citazione non colta.

Il secondo modo non è scelto a tavolino: l’ innovazione viene dalle idee, dall’ espressività impellente dell’ artista che ha dentro di se qualcosa di nuovo e trova il modo di esprimerlo: il risultato è musica innovativa, ma perché come tale è nata e non ne ha preso la semplice foggia esteriore.

Al Teatro Manzoni di Milano, per la rassegna “Aperitivo in concerto” Kimmo Pohjonen , grande fisarmonicista finlandese, ed Eric Echampard, grande batterista francese, hanno suonato musica suggestiva, trascinante, coinvolgente, liberatoria anche, mostrando un affiatamento incredibile e una creatività a tutto tondo, evidente nella continua ricerca timbrica, dinamica, armonica, melodica e strutturale.

Una ricerca non tanto cerebrale (anche se alla base c’è una solidissima preparazione tecnica di entrambi i musicisti) ma empatica, estemporanea spesso, ma tutt’ altro che casuale. Ovvero, questo duo compie, musicalmente, un percorso del quale il fine è l’ esplorazione di mondi sonori nuovi ma anche la riscoperta di suoni ancestrali, primitivi più che antichi, che al nostro orecchio risultano ancora mai ascoltati. Nessun esploratore andrebbe verso l’ ignoto senza una bussola, e senza un adeguato equipaggiamento che gli permetta di tenere una rotta e anche di poter vedere, guardare, tenere un diario di viaggio per avere polso di tutto ciò che di stupefacente appaia davanti agli occhi.

Buio in sala dunque, e la fisarmonica intona pianissimo un’ unica nota, tenuta a lungo ma mai uguale a se stessa: essa vibra, aumenta e diminuisce di volume, ritorna dritta come un fuso, canta, in una parola. La batteria respira. Si, respira, i mallets percuotono piano le pelli su un disegno ritmico – melodico fisso, fino a quando la fisarmonica intona una melodia struggente. Il charleston si inserisce per primo in un crescendo melodico e agogico, l’ armonia è sospesa nonostante ci sia una tonica ben determinata.

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TRACE ELEMENTS in concerto

Giovedì 19 marzo Teatro Goldoni –  Corinaldo (AN)

Paolo Di Sabatino – piano
Christian Galvez – basso elettrico
Jo Jo Mayer – batteria
TRACE ELEMENTS è il nuovo trio di Paolo Di Sabatino, affermato compositore, arrangiatore e pianista teramano. Paolo, artista a 360°, spazia dalla musica leggera al pop al jazz, vantando collaborazioni con Fresu, Konitz, Rava, Gatto, Mintzer, Cobham, Berlin, Erskine, come anche Fabio Concato, Antonella Ruggero, Mario Biondi e Grazia Di Michele nella recente parentesi sanremese. In questo progetto ha coinvolto due musicisti di primaria grandezza, leader indiscussi della scena pop, jazz e fusion internazionale. Alla batteria Jo Jo Mayer è uno dei batteristi più apprezzati dalla critica internazionale, non solo per il suo livello di abilità, ma anche per la sua ricerca incessante di libertà creativa e di espressione musicale. Artista a tutto tondo che ha suonato una vasta gamma di stili musicali, passando dal jazz alla musica elettronica. Noto come “il Jaco Pastorius cileno”, per la sua grande abilità tecnica e virtuosismo, Christian Galvez, è considerato uno dei bassisti elettrici di maggior spicco soprattutto nel campo della fusion e della musica latinoamericana. Molteplici le collaborazioni con artisti internazionali che lo ha visto spesso al fianco di Billy Cobham o in tour in duo con altri colleghi del calibro di Victor Wooten, Stanley Clarke e Jeff Berlin.

orario inizio: 21.15

Al termine del concerto Jam Session presso La grotta del 500 ove sarà possibile intrattenersi con gli artisti.

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