TRACE ELEMENTS in concerto

Giovedì 19 marzo Teatro Goldoni –  Corinaldo (AN)

Paolo Di Sabatino – piano
Christian Galvez – basso elettrico
Jo Jo Mayer – batteria
TRACE ELEMENTS è il nuovo trio di Paolo Di Sabatino, affermato compositore, arrangiatore e pianista teramano. Paolo, artista a 360°, spazia dalla musica leggera al pop al jazz, vantando collaborazioni con Fresu, Konitz, Rava, Gatto, Mintzer, Cobham, Berlin, Erskine, come anche Fabio Concato, Antonella Ruggero, Mario Biondi e Grazia Di Michele nella recente parentesi sanremese. In questo progetto ha coinvolto due musicisti di primaria grandezza, leader indiscussi della scena pop, jazz e fusion internazionale. Alla batteria Jo Jo Mayer è uno dei batteristi più apprezzati dalla critica internazionale, non solo per il suo livello di abilità, ma anche per la sua ricerca incessante di libertà creativa e di espressione musicale. Artista a tutto tondo che ha suonato una vasta gamma di stili musicali, passando dal jazz alla musica elettronica. Noto come “il Jaco Pastorius cileno”, per la sua grande abilità tecnica e virtuosismo, Christian Galvez, è considerato uno dei bassisti elettrici di maggior spicco soprattutto nel campo della fusion e della musica latinoamericana. Molteplici le collaborazioni con artisti internazionali che lo ha visto spesso al fianco di Billy Cobham o in tour in duo con altri colleghi del calibro di Victor Wooten, Stanley Clarke e Jeff Berlin.

orario inizio: 21.15

Al termine del concerto Jam Session presso La grotta del 500 ove sarà possibile intrattenersi con gli artisti.

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Casa del Jazz: MC3 (Marco Colonna Trio) presenta il CD “Our Ground Live” – 28Records- Ven 27/02

Venerdi 27 Febbraio, alla Casa del Jazz (www.casajazz.it)
Marco Colonna (in trio) presenta il disco MC3 “Our Ground Live” (“28Records”) con un concerto eccezionale che verrà impegnati nella prima parte della serata il trio MC3 e la presentazione cd, mentre nella seconda parte… spazio al nuovo quintetto MC”Unity”

MC3 (Marco Colonna Trio)
Marco Colonna, Clarinetti, Sx t.
Fabio Sartori, hammond
Stefano Cupellini, batteria

MC UNITY
Marco Colonna, Clarinetti, Sx t.
Danielle Di Majo, sax alto
Caludio Martini, fagotto
Fabio Sartori, hammond
Stefano Cupellini, batteria

…”Spazio all’originalità , Non un semplice concerto. Facciamolo diventare un evento. Che permetta a chiunque in questa città di essere più forte della sua originalità, della sua volontà di creare e sperimentare. E che sia credibile e rispettato. Conquistiamoci uno spazio. E questa volta vi invito a farlo sostenendo questo concerto. Sostenendo il progetto culturale del 28Divino Jazz.”… ( Marco Colonna)

Il CD sarà disponibile in loco e se non potete venire ma volete avere il cd potete ordinarlo a 28divino@libero.it
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I nostri libri

I nostri libri

Tullio DE Piscopo – “Tempo! La mia vita” –Hoepli pgg.310 – € 18

Tempo, la mia vitaDevo confessare che leggendo le prime pagine di questo libro mi sono sinceramente commosso: Tullio De Piscopo parla di un grave problema che purtroppo affligge tantissime famiglie e lo fa senza retorica alcuna, con parole semplici, sentite, che vanno dritte al cuore. Ma questa sincerità d’esposizione, questo mettersi quasi a nudo è una caratteristica che si ritrova in molte altre parti del libro: quando parla del fratello Romeo prematuramente e misteriosamente scomparso, quando descrive l’amore per le figlie e la moglie…e ancora quando si sofferma sulla sua malattia. Sono tutte pagine in cui si quasi fa fatica a riconoscere il Tullio simpatico caciarone ma sempre musicista eccellente che abbiamo imparato a conoscere nel corso di tutti questi anni.
Personalmente ricordo un pomeriggio passato a Parigi a ridere e scherzare con grande affabilità e, ovviamente, anche questo aspetto “ludico” lo si ritrova pienamente nella pagine scritte da Tullio che , come lui stesso ha dichiarato ad una diffusa rivista, ha voluto questo libro per riaffermare i suoi tre amori: la musica, Napoli e la vita; non a caso è lo stesso De Piscopo a dichiarare, nel corso della citata intervista, che “tutto è nato dalla voglia di liberare le mie emozioni dopo la dura prova che ho dovuto affrontare: una brutta malattia da cui fortunatamente sono uscito”.
Ma, a parte le malattie, non c’è dubbio che quella di Tullio sia una storia tutta da raccontare, la storia di un ragazzo estremamente talentuoso che nato in una famiglia di musicisti, fra le difficoltà economiche del dopoguerra, si rende contro delle sue possibilità e si impegna al massimo per realizzare il suo sogno.
Così nella pagine del libro scorrono, quasi come in un film, le immagini di un’Italia che non c’è più, un Italia che vedeva, tra l’altro, una prima, concreta affermazione del jazz il cui centro nevralgico era, allora, Milano. Di qui tutta una serie di ricordi del batterista napoletano che cita fatti, episodi, personaggi che ben illustrano la realtà di questi ultimi sessanta anni. E, restando sul piano prettamente musicale, ritroviamo personaggi oggi illustri con cui De Piscopo ha avuto modo di suonare e affinare il proprio stile, da Astor Piazzolla a Chet Baker, da Max Roach a Gerry Mulligan… il tutto senza per altro dimenticare quel mondo del rock e del pop che lo ha accolto a braccia aperte .
Il libro è corredato da una “discografia essenziale” molto utile a chi voglia conoscere meglio questo grande personaggio della musica italiana al di là delle etichette.

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Classica. Grazie, maestro Ciccolini

ciccolini

E’ mancato, pochi giorni fa, Aldo Ciccolini, grande pianista, musicista vero, uomo colto e amabile. Un aneddoto dal retrogusto amaro: quello stesso giorno su un TG nazionale fu data in pompa magna la notizia seguente: un noto cantante sarebbe calato a Sanremo al festival della canzone, per gratificare il pubblico dei propri gorgheggi. Silenzio di piombo naturalmente sulla  scomparsa del maestro.

Inutile lamentarsi per essere precipitati in un baratro culturale in questo Paese; è un fatto inevitabile cui non è possibile porre contrasto, non ci rimane che la strada evangelica: “non possiamo cambiare il mondo ma possiamo cambiare noi stessi”. Oppure aderire al “carpe diem” di Orazio: ritagliamoci quella tranche di realtà nella quale possiamo vivere serenamente, senza pretendere di andare oltre.

Voglio ricordare qui Aldo Ciccolini semplicemente invitando ad ascoltarlo. 

Nato Napoli nel 1925 si è spento nella sua casa a Ansières-sur-Seine il primo febbraio 2015. Allievo, tra gli altri, di Marguerite Long e Alfred Cortot, iniziò giovanissimo una brillante carriera, mai interrotta. 

Nel 1969 abbandonò l’ambiente italiano, con il quale evidentemente non riusciva a stabilire un rapporto di fiducia, decidendo di diventare cittadino francese.

Grazie ad una miracolosa facilità di assimilazione e ad una tecnica raffinata il suo repertorio, diversamente da altri artisti come ad esempio Michelangeli, era molto vasto. Ciò gli ha permesso di svolgere una straordinaria operazione culturale, esplorando sia le zone più nascoste del grande repertorio (Liszt, Debussy) sia gli autori meno conosciuti. Ed è proprio in questi ultimi che si realizzarono forse gli aspetti più interessanti del suo magistero pianistico. 

Egli, potremmo dire, abbracciava la musica in tutta la sua vastissima estensione e sapeva rivelare l’unicità di ogni mondo poetico. Non essendo inoltre affetto dal benché minimo provincialismo, malattia endemica in Italia, suonava spesso musiche di autori italiani come Mario Castelnuovo Tedesco, Riccardo Pick-Mangiagalli, Mario Pilati. E con quale cura! 

Amava anche,  nei suoi recital proporre programmi monografici, i più difficili poiché pongono all’interprete e al pubblico maggiori problemi di varietà e sono, come si suol dire, ‘culturali’: parola sempre assai pericolosa. 

Negli anni ’90, ad esempio, propose in una serie di concerti l’integrale pianistica di Claude Debussy; un autore immenso, come sappiamo, nelle cui intuizioni è presente tutto il Novecento a venire ma, perlomeno alle nostre latitudini, si può dire fosse allora paradossalmente trascurato (penso agli Studi, a molte pagine sparse, a quel capolavoro che sono le neglette Images Oublieés…). 

Ciccolini mise la propria fama al servizio di questo come di altri musicisti ben meno noti, svolgendo un apostolato non dettato da logiche ‘alimentari’ di mercato bensì motivato dall’amore per la verità artistica. Sotto il profilo schiettamente pianistico, poi, la musica sotto le sue dita svelava la propria alchimia senza forzature; non trovavi cedimenti all’effetto, al gesto estetizzante: al massimo, quando necessari, ironia o signorile distacco. 

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Ici France, Ici Paris. Accordéon! Il momento d’oro del piano dei poveri

Luc Galliano

Traduzione di Gerlando Gatto – Nell’inconscio tricolore, l’accordeon è immancabilmente legato al musette e ai balli popolari. Ciononostante, dopo parecchi decenni, alcuni accordeonisti di grande talento hanno voluto far uscire questo strumento da un tale recinto.

Il primo in ordine di tempo, Richard Galliano. Vincitore del premio Django Reinhardt dell’Académie du jazz nel 1992, questo virtuoso ha lavorato così bene con l’élite della canzone francese – Claude Nougaro, Barbara, Juliette Gréco, Charles Aznavour – così come con alcuni grandi jazzmen quali il pianista Martial Solal, e il trombettista Chet Baker, da conferire allo strumento una nuova nobiltà, nel solco tracciato da Marcel Azzola o da Gus Viseur considerato il primo accordeonista di jazz negli anni 1930/40. E come per chiudere il cerchio, Galliano, in duo con il chitarrista Sylvain Luc, ha appena reso un omaggio nel suo ultimo album “La vie en rose” (Mila Music), a due mostri sacri : Edith Piaf, della quale si celebrerà quest’anno il 100° anniversario della nascita, e l’accordeonista belga Gus Viseur che accompagnò proprio la cantante negli anni 40. In programma alcuni brani del repertorio della “monella” Piaf che sono divenuti dei veri e propri standard e che hanno costituito per i due musicisti il terreno ideale per magnifiche improvvisazioni, in duo o in solo, magiche, ricche e sottili. Una grande complicità e un desiderio di dialogo attorno ad un patrimonio della canzone francese oramai immortale.

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Intervista a Pietro Tonolo. Dalla Keptorchestra all’Africa

Pietro Tonolo e Angelica

di Angelica Montagna – L’ultima volta che ho incontrato e sentito suonare Pietro Tonolo è stata a Trieste, come special guest dell’Orchestra Jazz del Veneto di Maurizio Camardi*. In quell’occasione, fu inciso un disco live sfornato giusto qualche giorno fa dal titolo “In Itinere” per l’etichetta Blue Serge. Un saluto e la promessa di una lunga intervista. Ebbene, la promessa è stata mantenuta.

Assieme al mio fotografo mi reco in una paesino di campagna, nella provincia vicentina. Da Venezia, dove abitava prima, a Vicenza il passo è breve ma l’abisso è enorme per chi è abituato a svegliarsi al rumore della sirena del vaporetto. Tuttavia, so bene che per un artista del calibro di Pietro Tonolo non vi è differenza, abituato com’è a sentirsi cittadino del mondo. Ci accoglie in una casa dove anche gli stipiti delle porte sono dipinti di un colore caldo, che emana profumo d’Africa. Dopo una veloce visita alla casa, ci mostra la stanza dei cappelli, originale location che ci racconta molte cose sul conto di Pietro Tonolo e la sua bizzarra abitudine di portare qualcosa in testa, ogni volta in maniera diversa, seppure con innata eleganza. Mi fa accomodare in un divano rosso, all’ultimo piano mansardato. Accanto a noi, tutta una serie di strumenti compreso uno Steinway scintillante. L’intervista ha inizio.

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