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Mozart

Così Fan Tutte K. 588 di Mozart è la terza delle sue opere italiane, dopo Le Nozze di Figaro e Don Giovanni. Frutto della collaborazione con Lorenzo Da Ponte è, delle tre, la più misteriosa e ambigua. Dietro l'apparenza di una farsa incentrata su uno scambio di coppie, questo “Dramma Giocoso” è una crudele riflessione sulla caducità delle cose umane e sulla fedeltà: un'opera “che disseziona il cuore degli amanti”, come osserva Paolo Castaldi a proposito di questo frutto del “Terzo Stile” mozartiano nello stupendo libro “Bach, Debussy, Stravinsky” (Adelphi edizioni).

La trama, in breve.

A Napoli, gli ufficiali militari Guglielmo e Ferrando sono fidanzati con due sorelle ferraresi, Fiordaligi e Dorabella. A seguito di una scommessa con l'amico don Alfonso, essi decidono di mettere alla prova la fedeltà delle compagne.
Dopo aver simulato una partenza improvvisa per il fronte, si travestono da ufficiali albanesi e, sotto tali mentite spoglie, tentano di insidiare la virtù delle due fanciulle con la complicità della cameriera Despina, anch'essa in combutta con don Alfonso.

Facile immaginare come andrà; il tradimento verrà consumato, anche a parti invertite, tuttavia dopo varie vicissitudini le coppie torneranno a ricomporsi.

Ed ecco la morale agrodolce:”Fortunato l'uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa”.

La drammaturgia di quest'opera, che parafrasando Karl Marx può essere letta come la confutazione della possibilità di un'etica, è basata su una costante simmetria giocata su più piani linguistici ed evidenziata, oltre che dalla ripartizione in due atti, dalla doppia coppia di amanti (tripla, se si considerano i due intriganti, Despina e don Alfonso).

Questa specularità si riflette anche a livello vocale (soprano-baritono versus mezzosoprano-tenore) oltre che prettamente musicale mediante l'uso di svariati artifici contrappuntistici; tutto non è altro che un gioco, ma il gioco, come sappiamo, è una cosa serissima: Mozart traspone questa “ronde amoureuse” su un piano metafisico evitando ogni patetismo e creando una musica in tutto analoga al celebre labbro della Gioconda che, grazie allo sfumato del suo sorriso, continuamente muta aspetto secondo l'angolazione da cui viene osservato.

Il principio di lealtà, faccia interna di tali inattaccabili geometrie formali, è sotteso di malinconia. Perché non esiste lealtà e tutto è vento.

Il tema della maschera, caro ad autori come Marivaux, in Mozart/Da Ponte sembra superare, ribaltare persino, il significato che riveste correntemente nelle opere della cosiddetta “comedy of manners”: se in queste ultime infatti mascherarsi è un artificio per riuscire a far prevalere il sentimento sulle grette ragioni sociali legate al censo, qui la maschera adombra proprio l'assenza di quel sentimento, come della fedeltà, e di tutto ciò che è eterno: per sancire (forse) la vittoria della morte nell'attimo in cui si percepisce che la bellezza, l'armonia, non dureranno.

Siffatta condizione spirituale pervade la sublime musica di Mozart che si fissa qui nel principio meccanicistico di una impersonale quanto ineluttabile forza creatrice, immersa nella luce di un celestiale monocolore appena percorso dall'alito di ”quella parvenza d'ingiusto che turba un po', talvolta, il moto dei loro spiriti” così bene descritta da Rilke nella ‘Prima Elegia' Duinese.

Sono tante le belle versioni discografiche di questo capolavoro da quella, classica, di Fritz Busch a quella in anni più recenti di Riccardo Muti, per citarne due soltanto.

Però, per le ragioni che ho, forse malamente, tentato di spiegare più sopra, quest'opera è difficile, molto difficile da interpretare data la sua sfuggente natura simbolica. Ed è stata spesso fraintesa, specie quando pesanti incrostazioni di stampo tardo-romantico ne hanno offuscato la fragile quanto complessa architettura.

L'edizione che vi consiglio, pubblicata recentemente in 3 CD da Sony, è affidata alle cure di Teodor Currentzis con il suo complesso denominato MusicAeterna, che suona su d'epoca.

Singolare la figura di questo carismatico direttore greco, famoso per pretendere (e come dargli torto?) prove pressoché illimitate dall'Orchestra e dal Coro dell'Opera di Pern, in Siberia, dove è direttore artistico, nonché per la visione interpretativa tesa a rigenerare la forza primigenia delle opere proposte in una sorta di “comunione” con l'ascoltatore.

Devo dire che l'incisione qui presentata è assai riuscita: il colore indefinibile di Mozart è restituito a meraviglia, tutto è chiaro ma anche vivo, appassionato, non soltanto esibito.

La compagnia di canto (Simone Kermes, Malena Ernman, Christopher Maltman, Kenneth Tarver, Anna Kaysan, Konstantin Wolff) è eccellente nella sua globalità, senza prevaricazioni di alcuno e funzionale allo spirito “liturgico” dell'esecuzione che quindi risulta molto equilibrata. Fatto molto, molto apprezzabile.

Felice, per mio conto, anche la scelta di affidare l'accompagnamento dei recitativi al fortepiano e non al cembalo e un plauso va anche al continuista Maxim Emelyanychev: davvero bravissimo. Un'edizione rimarchevole, ben registrata, che sono certo riascolterete spesso con grande piacere.

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