Agricantus acustico affascina ed entusiasma

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Ogni tanto anche il vostro cronista ha ragione: qualche giorno fa vi avevamo invitati ad ascoltare il concerto di Agricantus ed è stato davvero un bel sentire.

La performance ha avuto luogo venerdì 13 marzo presso il Centro Culturale Baobab di Roma nell’ambito del “Festival Popolare Italiano – Canti e corde, mantici e ottoni” organizzato con passione e competenza da Stefano Saletti, che si concluderà il 24 aprile.

Ma torniamo al 13 marzo; sala piena e applausi convinti appena il gruppo sale sul palco con Federica Zammarchi (voce e pianoforte), Mario Crispi (strumenti a fiato etnici e arcaici, voce), Mario Rivera (basso acustico, voce), Giovanni Lo Cascio (percussioni etniche e drum set) e Giuseppe Grassi (mandola e mandoloncello).

Dello “storico” gruppo siculo nato a Palermo verso la fine degli anni ’70 sono rimasti solo Mario Crispi vera anima della formazione non a caso autore di quasi tutti i testi dei brani presentati, e Mario Rivera; Giovanni Lo Cascio collabora con Crispi da una decina d’anni per cui gli innesti veramente nuovi sono quelli di Federica Zammarchi e Giuseppe Grassi, innesti che si sono rivelati più che positivi. Federica proviene da esperienze molto diverse, più vicine al rock e al jazz, ma l’aver inciso due album per la stessa etichetta del gruppo – la Compagnia Nuove Indie – ha favorito un incontro che sta dando frutti succosi,
In effetti sia ascoltando il loro nuovo album “Turnari” (CNI 27910) sia dopo il concerto di venerdì si ha la netta sensazione di aver ammirato un gruppo coeso, affiatato, che porta avanti una linea ben precisa, declinata attraverso una ricetta forse non nuova ma sempre affascinante: la commistione di stili musicali (dal folk, alla world music…al jazz), lingue e dialetti, sonorità moderne e strumenti musicali arcaici.

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