Classica. Alvin Curran: ecstatic love calls

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Non so se siete come me appassionati di cinema. Spero di si, perché la settima arte è, insieme alla musica se non di più, la nostra grande consolazione.

Se mi chiedessero di descrivere il mio ideale di cinema, piuttosto che pensare a un autore specifico o a un film, cosa per me  troppo difficile – me ne verrebbero in mente  almeno venticinque tutti insieme – ricorrerei alla seguente immagine.

Riuscite a figurarvi la fine del mondo? Che sembri tratta da un racconto di Philip K. Dick: deserto, improvvisamente sono tutti scomparsi. Immaginiamo di trovarci in una grande città, come all’inizio di “Abre los ojos” di Alejandro Amenábar…

Forte vento ovunque e non un uomo in giro… soltanto animali a scorrazzare, liberi, per strade fantasma. Una vetrina di schermi televisivi però continua, finché resterà energia sufficiente, a trasmettere un film. Alcuni di essi (daini, cervi, fate voi) si fermano incantati di fronte a quelle immagini che continuano a scorrere, incuranti del disastro avvenuto nel mondo reale: come calamitati, lì rimangono, incapaci di proseguire.

Questo il mio ideale di cinema: immagini tanto forti da poter vivere a prescindere dal corredo della prosa, capaci di suscitare emozioni da cui persino gli animali non possano distogliere lo sguardo.

Questa premessa per spiegare l’impressione che suscita in me la musica di Alvin Curran e la sua poetica. Esse vanno in questa direzione.

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Agricantus acustico affascina ed entusiasma

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Ogni tanto anche il vostro cronista ha ragione: qualche giorno fa vi avevamo invitati ad ascoltare il concerto di Agricantus ed è stato davvero un bel sentire.

La performance ha avuto luogo venerdì 13 marzo presso il Centro Culturale Baobab di Roma nell’ambito del “Festival Popolare Italiano – Canti e corde, mantici e ottoni” organizzato con passione e competenza da Stefano Saletti, che si concluderà il 24 aprile.

Ma torniamo al 13 marzo; sala piena e applausi convinti appena il gruppo sale sul palco con Federica Zammarchi (voce e pianoforte), Mario Crispi (strumenti a fiato etnici e arcaici, voce), Mario Rivera (basso acustico, voce), Giovanni Lo Cascio (percussioni etniche e drum set) e Giuseppe Grassi (mandola e mandoloncello).

Dello “storico” gruppo siculo nato a Palermo verso la fine degli anni ’70 sono rimasti solo Mario Crispi vera anima della formazione non a caso autore di quasi tutti i testi dei brani presentati, e Mario Rivera; Giovanni Lo Cascio collabora con Crispi da una decina d’anni per cui gli innesti veramente nuovi sono quelli di Federica Zammarchi e Giuseppe Grassi, innesti che si sono rivelati più che positivi. Federica proviene da esperienze molto diverse, più vicine al rock e al jazz, ma l’aver inciso due album per la stessa etichetta del gruppo – la Compagnia Nuove Indie – ha favorito un incontro che sta dando frutti succosi,
In effetti sia ascoltando il loro nuovo album “Turnari” (CNI 27910) sia dopo il concerto di venerdì si ha la netta sensazione di aver ammirato un gruppo coeso, affiatato, che porta avanti una linea ben precisa, declinata attraverso una ricetta forse non nuova ma sempre affascinante: la commistione di stili musicali (dal folk, alla world music…al jazz), lingue e dialetti, sonorità moderne e strumenti musicali arcaici.

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I nostri CD. In giro per l’Italia a caccia di novità

I NOSTRI CD

Dario “Rainote” Chiazzolino – “Paint your life” – TU KOOLJ
paint“Credo di essere stato da sempre mosso dalla melodia e da tutte le sue forme e combinazioni con il ritmo e l’armonia. Quando scrivo cerco di metterci il cuore. Ho sempre creduto che la musica più che stupire debba emozionare” . Sono parole pronunciate dallo stesso chitarrista torinese nel corso di una recente intervista e fotografano al meglio il contenuto dell’album. Otto brani di cui sette originali da lui scritti cui si affianca lo standard “There is no greater love” di Isham Jones in cui Chiazzolino evidenzia tutto il suo amore per le belle linee melodiche e tutta la sensibilità di un artista che vive la musica a tutto tondo, come un aspetto della vita di tutti i giorni. Ad esempio la title-track per chitarra solo è nata da un’evenienza dolorosa, la morte del padre durante la masterizzazione del disco: Dario ne ha scritto di getto le note dedicandole per l’appunto al padre. Ma è tutto l’album a risultare ben costruito anche perché il gruppo è di assoluto rilievo, costituito com’è dal pianista Taylor Eigsti , dal grandioso batterista Willie Jones e dal contrabbassista, oramai stabilmente a New York, Marco Panascia determinante – come afferma ancora Chiazzolino – nella realizzazione del progetto. E così ognuno ha la possibilità di mettersi in evidenza (si ascolti, ad esempio Eigsti nel brano d’apertura “Precious things”) con interventi sempre congrui rispetto ad un contesto che presenta un’indubbia omogeneità. Ad assicurare questa unitarietà è soprattutto il fraseggio del chitarrista, preciso, misurato, espressivo con un tocco sempre ben definito e declinato attraverso una profonda conoscenza della musica tout-court. Da musicista giovane Dario ha infatti introitato le varie influenze derivanti dai diversi generi musicali che sicuramente avrà ascoltato, dal jazz, al rock, dal pop alla world music…Insomma un album ben riuscito che non a caso è entrato nella sezione Best Release su Itunes.

Luca Ciarla Quartet – “Violinair” – violipiano records
violinairViolino e fisarmonica: due strumenti solitamente collegati al folk ma che, in questo caso, con l’ausilio di batteria e contrabbasso escono dal su citato recinto per avventurarsi su territori molto più ampi e difficilmente etichettabili. Luca Ciarla è il violinista, Vince Abbracciante il fisarmonicista, Nicola Di Camillo il contrabbassista e Francesco Savoretti il batterista…ma in realtà tutti suonano diversi strumenti nell’ambito di una visione musicale di largo respiro. Registrato nel 2012 in gran parte in Thailandia durante l’ultimo tour del Quartetto, l’album alterna brani originali , dovuti soprattutto alla penna del leader, con rivisitazioni di classici quali “Caravan”, “A Night in Tunisia”, “Round Midnight”. Ascoltare il gruppo nell’interpretazione dei su citati standards è straniante…ma nello stesso tempo rivitalizzante, come se una serie di fuochi si accendesse improvvisamente nell’alveo di una sconcertante omogeneizzazione. Ma c’è di più, ché, pur conservando una sua intima omogeneità,
l’album si caratterizza per repentini cambi d’atmosfera sì da ricordare esperienze ora free, ora folk senza disdegnare, ovviamente, il jazz canonicamente inteso. Insomma quello di andare al di là di certe regole è un obiettivo ben preciso nella testa di Ciarla il quale ricerca con il suo violino un sound affatto particolare: “Ero alla ricerca di un suono diverso. L’utilizzo dell’elettronica, della voce, degli strumenti giocattolo o del violino baritono, a volte anche insieme, mi ha permesso di scoprire combinazioni timbriche inaspettate” ha dichiarato di recente il violinista. E così proprio la ricerca di nuove possibili sonorità dello strumento e quindi un sound del tutto originale può a ben ragione essere considerato una delle caratteristiche peculiari del combo, caratteristica che ben si evince dall’ascolto del disco.

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Cecilia Sanchietti con il fotografo Pino Ninfa per “Circle Time & Life”

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La musica si fonde alle immagini: sabato 14 marzo alle ore 21 al Teatro Il Cantiere di Roma (via Gustavo Modena 92) la batterista e compositrice Cecilia Sanchietti presenta il suo album “Circle Time”, appena uscito con Alfa Music, insieme al fotografo Pino Ninfa, noto per la sua grande attività internazionale sia in ambito musicale (Heineken Jammin Festival, Blue Note, Time in Jazz, Vicenza Jazz Festival, Roccella Jonica, Valtellina Jazz, Prato Jazz Festival, Padova Jazz Festival, Nuoro Jazz) sia nel sociale (Emergency, Amani, CBM Italia e Cesvi).

La loro collaborazione nasce come frutto dell’esperienza parallela di entrambi in ambito interculturale, con viaggi di solidarietà e reportage in progetti di cooperazione. Le foto che Pino Ninfa ha selezionato per questo progetto, dal titolo “Circle Time & Life”, così come i brani del disco parlano di interazione, società, rapporti interpersonali, relazione con il diverso. In “Circle Time” ritroviamo infatti il grande percorso umano e professionale di Cecilia, parallelo a quello musicale: volontaria, educatrice e organizzatrice di eventi a sfondo sociale, Cecilia ha avuto esperienze in Serbia, Bosnia, Kossovo, Senegal, Chiapas, Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e nei Municipi della Capitale raccogliendo esperienze e volti umani che si ritrovano tra i brani e tra le dediche del disco. Un lavoro dalla forte identità mista a volte a richiami etnici.

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Classica. Wolfgang Amadeus Mozart: Così Fan Tutte, ossia la scuola degli amanti

Mozart

Così Fan Tutte K. 588 di Mozart è la terza delle sue opere italiane, dopo Le Nozze di Figaro e Don Giovanni. Frutto della collaborazione con Lorenzo Da Ponte è, delle tre, la più misteriosa e ambigua. Dietro l’apparenza di una farsa incentrata su uno scambio di coppie, questo “Dramma Giocoso” è una crudele riflessione sulla caducità delle cose umane e sulla fedeltà: un’opera “che disseziona il cuore degli amanti”, come osserva Paolo Castaldi a proposito di questo frutto del “Terzo Stile” mozartiano nello stupendo libro “Bach, Debussy, Stravinsky” (Adelphi edizioni).

La trama, in breve.

A Napoli, gli ufficiali militari Guglielmo e Ferrando sono fidanzati con due sorelle ferraresi, Fiordaligi e Dorabella. A seguito di una scommessa con l’amico don Alfonso, essi decidono di mettere alla prova la fedeltà delle compagne.
Dopo aver simulato una partenza improvvisa per il fronte, si travestono da ufficiali albanesi e, sotto tali mentite spoglie, tentano di insidiare la virtù delle due fanciulle con la complicità della cameriera Despina, anch’essa in combutta con don Alfonso.

Facile immaginare come andrà; il tradimento verrà consumato, anche a parti invertite, tuttavia dopo varie vicissitudini le coppie torneranno a ricomporsi.

Ed ecco la morale agrodolce:”Fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa”.

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“Agricantus” acustico a Roma

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Cari amici,
è con vero piacere che vi segnalo questo evento: venerdì 13 marzo 2015, alle ore 21,30 in occasione del “FESTIVAL POPOLARE ITALIANO” presso il Centro Culturale Baobab in Via Cupa, 5 a Roma, si svolgerà un concerto della nuova edizione di “Agricantus”.

Si tratta di un’occasione da non perdere in quanto a mio avviso “Agricantus” ha rappresentato una delle più belle realtà del panorama musicale italiano indipendentemente dai generi e dalle mode. Poi, come spesso accade, il gruppo si è sciolto per motivazioni che è inutile approfondire in questa sede, lasciando un vuoto difficile da colmare. Lo scorso anno, per iniziativa soprattutto di Mario Crispi (di cui abbiamo recensito su questo blog un bellissimo album) il gruppo si è ricostituito incontrando nuovamente e immediatamente i favori del pubblico.

Così il nuovo live show estivo ha percorso il territorio italiano dal debutto di Palermo dello scorso 19 giugno al concerto/evento del Teatro Palladium di Roma di settembre durante l’Ossigeno Festival, passando per il Concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni a Roma.

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