Alla Casa del Jazz parole, parole, parole…

“La memoria non deve essere assolutamente trascurata. Questo (Il complesso della Casa del Jazz n.d.r.) è la visibile manifestazione di quel profitto che ha tolto ai cittadini tante possibilità e che oggi i cittadini riescono a recuperare tramite questa istituzione e tutte le manifestazioni che qui si vengono a realizzare per il futuro della nostra società”. A dieci anni dall’inaugurazione della Casa del Jazz, immobile a suo tempo confiscato a un boss della Banda della Magliana, il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel corso di una cerimonia pubblica svoltasi venerdì mattina (24 aprile) ha sottolineato il valore della “memoria e dell’impegno” contro ogni forma di illegalità. Nel corso della cerimonia è stata scoperta la targa con i nomi delle 868 vittime della criminalità organizzata. Grasso ha ricordato di aver assistito all’inaugurazione della Casa del Jazz come procuratore della Repubblica di Palermo: “Ci tenevo ad esserci; la mia presenza è la testimonianza di un percorso”.

“La memoria – ha sottolineato Grasso rivolgendosi ad una scolaresca presente alla Casa del jazz – non deve essere trascurata e l’impegno serve a dare senso alla propria vita combattendo contro la illegalità e contro chi pensa solo al profitto da raggiungere anche con mezzi criminali”. “Per combattere la mafia e dare un senso di legalità alla propria esistenza non bisogna cedere alla corruzione ma anche ai favoritismi e agli opportunismi”. “Non dovete mai dimenticare – ha concluso Grasso – di combattere contro ogni illegalità perché non c’è illegalità che possa resistere alla forza e alla tenacia soprattutto di voi giovani”.

La cerimonia che si è svolta alla presenza del figlio di La Torre, Franco, festeggiava il sequestro della villa di Nicoletti e la trasformazione in Casa del jazz, edificio che oggi ospita anche l’Associazione Libera che vende i prodotti delle terre confiscate alla mafia.

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STEVE KUHN in TRIO AL TEATRO COMUNALE

Steve Kuhn

Una vera eccellenza della musica d’oggi per il Teatro Comunale di Monfalcone, che si apre alle migliori testimonianze del jazz: così la stagione musicale dell’ERT (Ente Regionale del Friuli Venezia Giulia) approda al Comunale, che da decenni presenta una delle stagioni musicali più blasonate in regione. Mercoledì 29 aprile, alle 20.45, sul palcoscenico della città dei Cantieri sale Steve Kuhn, icona storica del pianoforte jazz mondiale – con il suo trio stellare (Buster Williams al contrabbasso e Billy Drummond alla batteria).

Oltre cinquant’anni di carriera e un tocco straordinariamente lirico e avvolgente, Steve Kuhn è un gigante assoluto nel panorama jazz internazionale di tutti i tempi. Dagli anni Sessanta Kuhn lavora al fianco dei più grandi interpreti della storia, da Art Farmer a Steve Swallow (con i quali collabora per decenni, a periodi alterni, fino alla meravigliosa uscita di “Wisteria” di ECM del 2012). Da sempre Kuhn, come compositore, punta sulla qualità più che sulla quantità e cura all’estremo la profondità e la ricerca del suono in ogni interpretazione.

Classe 1938, figlio di immigrati ungheresi, in America studia ad Harvard e suona giovanissimo con Coleman, Hawkins e Chet Baker per affiancarsi poi a Gunther Schuller, John Lewis e Bill Evans. Nei primi anni Sessanta inizia la collaborazione con l’immortale quartetto di Coltrane, prima di cedere lo sgabello a McCoy Tyner, e successivamente collabora a lungo con Stan Getz.

Pur avendo poche incisioni ed esperienze in piano solo, il suo “Ecstasy” rimane un’opera di valore indiscusso: registrato in tre ore, con la semplicità della sorpresa, il disco è alla stregua dei primi Jarrett, Bley o Corea. A seguire, dagli anni Ottanta, si consolida il trio con Ron Carter e Al Foster (altra compagine storica di “mostri sacri”) e prosegue fino agli anni Duemila affiancandosi a nomi come David Finck, Eddie Gomez e Buster Williams, solo per citarne alcuni. Del 2009 è “Mostly Coltrane”, un omaggio commovente al grande sassofonista: profondo, elegante, rispettoso.

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