Un concerto a sorpresa, e la sorpresa del secondo concerto
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Ore 21:30 Concerto a sorpresa “All Stars”
Il sabato sera siamo al centro del Festival ed il primo concerto è una vera festa . Un “All stars” tutti sul palco, per suonare 5 brani e festeggiare il 20simo anno di musica qui a Laigueglia. L' atmosfera è gioiosa, la piazza pienissima ed ecco arrivare Ellade Bandini, Bebo Ferra, Dado Moroni, Riccardo Fioravanti, Marco Fadda, e naturalmente Rosario Bonaccorso, che intona la “Canzone di Laigueglia”, scritta con Gino Paoli.
Dado Moroni abbraccia il suo pianoforte e inventa migliaia di note, si diverte e diverte, Bebo Ferra alla chitarra stupisce con i suoi soli morbidi e creativi, Bonaccorso accarezza ed abbraccia il suo contrabbasso e canta , canta ancora. Poi è la volta di un brano di Bebo Ferra, “Adele”: batteria e le percussioni si intrecciano e anch' esse cantano: soprattutto quando sale sul palco Gilson Silveira , e si prosegue così per quasi un' ora in cui arrivano anche Giorgio Palombino e Nicola Angelucci. “I wanna tell you I love you” conclude questo spettacolo che contagia la piazza. Swing, melodia, Jazz, batteria, percussioni, momenti energici e momenti di dolcezze sonore: sono concerti che si incontrano qui a Laigueglia, generati dalla voglia di suonare insieme e di festeggiare con tutta la gente possibile, sul palco e fuori del palco.
Ore 22 : Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazziariello incontrano Fabio Concato .
Fabrizio Bosso: tromba
Julian Oliver Mazziariello: pianoforte
Fabio Concato: voce
Il concerto più emozionante.
Sono sempre sincera quando scrivo e dunque dico che sono approdata a questo concerto un po' prevenuta: ho, in modo snobistico, immaginato una musica che non mi avrebbe convinta più di tanto, nonostante il grande valore che da sempre attribuisco a due musicisti come Bosso e Mazzariello e ancora, nonostante abbia sempre cantato le canzoni più note di Concato e anche riconosciuta la sua indubbia musicalità.
E' una sorta di colpevole e vacuo pregiudizio del quale mi accollo tutta la responsabilità, forse dato dal fatto che di “progetti” a cavallo tra il pop ed il Jazz (o tra i cantautori e il jazz, o tra la musica tradizionale ed il Jazz) ne è piena la scena in Italia, e non tutti sono validi. Alcuni fanno si che ognuno dei due generi in scena ne perda irrimediabilmente.
Quando Bosso e Mazzariello introducono il concerto con due brani tratti dal loro cd Tandem, noto quell' affiatamento che questo duo ha avuto sin dai primi concerti insieme. Mazzariello ha il suo tocco così intenso e personale, ci sono i suoi arpeggi che rendono indefinita e suggestiva la base su cui entra la tromba di Bosso, da subito tarata su un timbro morbido e caldo che supporta un' esposizione del tema netta e pulita. Domande e risposte, l' aria carica di suono per quegli accordi al pianoforte di Mazzariello così pieni.
Ed ecco salire sul palco Concato. Intona “Gigi”, e la sua voce è bella. Ha quel timbro inconfondibile, ha una musicalità anche nel sussurare le frasi che è talmente intensa e trasparente che anche quando la voce si smorza ha una forza espressiva tale che emerge potente come quando dispiega la voce. Accenti, sottigliezze, dinamiche, che si intersecano con il pianoforte di Mazzariello, che attende la fine delle frasi per ricamare un dialogo struggente con la voce. Quando è il momento dell' assolo di Bosso, è come se la voce della tromba raccontasse da capo la storia, in un' altra lingua, che si capisce nel suo senso come se fosse cantata a parole.
Mazzariello e Bosso impregnano di Jazz le canzoni di Concato. Lui dona canzoni belle a Mazzariello e Bosso, su cui creare. E' una complementarietà che frutta musica fatta di emozioni, ma non “da poco.” Alle note lunghe della tromba corrispondono piccoli tocchi del pianoforte. Al dispiegarsi della voce di Concato corrispondono accordi e arpeggi che creano uno spessore sonoro intenso ma mai sopra le righe.
Il bello di un concerto come questo è che si ascoltano canzoni ben scritte, ben concepite, e che queste vengono interpretate, passate al vaglio, rilette, da tre musicisti che creano un' atmosfera particolare e che ha bisogno di tutti e tre per ottenere quell' effetto così coinvolgente ed emozionante.
La stessa “Anna Verrà” non è un tributo a Pino Daniele, come i mille che sono stati resi, un po' opportunisticamente, in questi mesi. Anna Verrà è una canzone , toccante di per sé, viene eseguita senza annunci, e Pino Daniele è lì con la sua bella canzone, riletta dal pianoforte delicato ma palpitante di Mazzariello, dalla voce di Concato e dal suo improvviso accendersi e poi sparire, e dalla tromba fremente di note di Bosso.
Poi c'è anche l' ironia e la leggerezza: lo swing di “Mille lire al mese” e il ritmo latin della celebre “Rosalina”, che tutto il pubblico canta insieme a Concato. E poi “Non smetto di aspettarti”, dall' impianto armonico semplice che diventa un ricamo di accordi e frasi per Bosso e Mazzariello, mentre la voce di Concato tiene in punto con un' interpretazione commovente. Anche questo è Jazz, si, lo è. O mettetela come volete, è bello.