Auditorium parco della Musica, sala Teatro studio Borgna, 19 settembre 2015


Tempo di lettura stimato: 2 minuti

©foto di repertorio Daniela Crevena

Raf Ferrari,
Vito Stano, violoncello

Guerino Rondolone, basso e contrabbasso 

Claudio Sbrolli, batteria


Francesco Stella, voce narrante

A leggerne notizia prima di ascoltarlo, questo “Quattro”, progetto del pianista Raf Ferrari, sembra anche troppo articolato. Ci si prepara mentalmente a dover essere concentrati per seguirne la trama, la voce narrante, si ipotizza di dover fare un certo sforzo per arrivare alla fine avendone compreso le sfumature, lo svolgimento, l' intenzione.
E invece all' Auditorium parco della musica, in una sala Teatro Studio Borgna praticamente piena, quando entra il bravo Francesco Stella, scelto come “alter ego” di Raf Ferrari, si capisce subito che questo sarà uno di quei concept avvincenti, in cui la concentrazione sulla musica è istintiva e non certo solo cerebrale.
“Quattro” è concepito in suite, di cui le prime quattro parti sono dedicate ad ognuno dei componenti del quartetto: “U tiemp” al bassista Guerino Rondolone, “ Microictus” al violoncellista Vito Stano, “E' “ allo stesso Raf Ferrari ,e “L' Urlo – la disfatta di Moncalieri” al batterista Claudio Sbrolli .Si parte con “U' tiemp”, e subito si apprezza il giustapporsi di episodi con spessore sonoro pieno, ricco, ritmico, e altri più tranquilli, quasi onirici in cui è il violoncello a cantare , con un andamento ondeggiante, morbido, lirico. La cura compositiva di Ferrari, ma anche la fantasia improvvisativa del quartetto nel suo insieme emergono durante l' intero svolgimento delle suite, che sono molto ben congegnate ma non certo freddamente e strategicamente costruite. Se ne percepiscono lo spessore ed il lavoro a monte, ma al contempo anche l' impeto, la freschezza, e, come valore aggiunto, anche l' emotività positiva del suonare insieme.
Così in “Microictus” c'è un susseguirsi di cambi di tempo anche tra pari e asimmetrici, che si placano quasi all' improvviso con una ninna nanna, dolcemente fluttuante nell' intrecciarsi tra la semplice e suggestiva linea del basso di Guerino Rondolone e le note lunghe e i fraseggi ariosi del violoncello di Vito Stano.
La batteria di Claudio Sbrolli è ricca di dinamiche e sfrutta ogni possibile timbro che possa valorizzare l' atmosfera complessiva dei brani. Il pianoforte di Raf Ferrari non rinuncia a piccoli cammei da cui trapelano reminiscenze classiche che sono quasi delle isole quiete, degli approdi sonori dopo momenti più convulsi. 
Nell' episodio '“L' urlo – La disfatta di Moncalieri” ci sono cambi di tempo, accenti timbrici, episodi che si rincorrono tra loro con nettezza, fino ad arrivare ad un ritmo latin molto pressante. “La disfatta” sembrerebbe simulata efficacemente e ironicamente da un intervallo ineluttabile di sesta discendente, quasi cinematografico. 
Nei momenti in duo è bello il contrasto timbrico: al suono grave ed intenso del contrabbasso di Rondolone, Sbrolli contrappone il tintinnio dei piatti. O ancora, al respiro melodico del violoncello di Stano si contrappongono note ribattute e brevi del contrabbasso. 
Tante, dunque le idee espressive, gli spunti, che rendono il concerto interessante, divertente, tutt' altro che monocorde: e ci sono una buona dose di swing, di , e persino di rock. 
L' acclamato bis è “Hiroshima”, bellissimo brano del precedente cd del Raf Ferrari 4tet, “Venere e Marte”, che è stato veramente un piacere riascoltare dal vivo.

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