Tempo di lettura stimato: 1 minuto

Il momento più suggestivo del concerto d'apertura della rassegna Jazz Da Gustare, il 7 novembre a Castiglione Cosentino) e' stato quello, magari un po' teatrale, della chiusura, quando Fabrizio Bosso, dagli  ultimi posti di uno stracolmo Teatro ” Il Piccolo” ha intonato squilli di tromba unplugged di In A Sentimental Mood prima di scendere le scale in direzione del palco dove il piano di Julian Oliver Mazzariello era pronto a raccogliere quelle linee melodiche con accenni di improvvisazione per i propri ricami ritmico-armonici. Ma in effetti è stato tutto il concerto a suggellare lo stato di forma artistica di Bosso del quale esce in questi giorni il Tandem in coppia con il pianista in questione,  londinese di nascita ma trapiantato in Italia. E che ha appena licenziato Duke, un album monografico sul songbook del Duca. Un repertorio, quest'ultimo, oggetto di vari concerti fra cui quello all'Auditorium Parco della Musica di Roma esattamente due anni fa, in cui il sentimental mood ellingtoniano della sua tromba “parlante” si liberava in pieno grazie anche al supporto del Paolo Silvestri Ensemble e del 4et in cui militava lo stesso Mazzariello.Rispetto al duo con Antonello Salis (si ascolti in proposito il cd Stunt edito da Parco della Musica Records) il “Tandem” con Mazzariello sforna una musica più morbida, anche quando la sua tromba “parlante” accelera vorticosamente il fraseggio costringendo il walking bass e i clusters della tastiera a volute da vertigine. Nelle ballad, Estate di Bruno Martino per esempio, e nei frequenti spazi lasciatigli a disposizione, come nell'iniziale A Foggy Day, il piano abbandona ruoli di accompagnamento per assumere parti da prim'attore e tirar fuori alcune qualità caratteristiche: il classicizzare alcuni temi, un po' alla Nina Simone; il cadenzarne altri con un altalenante andamento latino, gravitante fra tango e beguine; il martellare percussivo di e swing; lo “strascicare” effetti da stride piano. Dal canto suo Bosso si conferma interprete dotato di forti capacità di sintesi stilistica nell'imbracciare lo strumento di Louis Armstrong, Miles Davis, Freddie Hubbard, Chet Baker, Lee Morgan, Arturo Sandoval, Wynton Marsalis.
Nel volume Il giro del jazz in 80 dischi (CJC, open source) chi scrive ha inserito, fra i dischi di inizio millennio da salvare in una ipotetica Arca di Noè jazzistica, You've Changed with Strings, inciso per la Blue Note nel 2007, come esempio di uno smagliante jazz italiano formato export. Questa facies internazionale Bosso la va implementando col passare del tempo. Il concerto di Castiglione ne è stata un'esemplare vetrina ma va detto che la sua discografia ne rappresenta lo specchio fedele. Cosa che non sempre riesce ai musicisti di jazz.
La rassegna diretta da Maria Letizia Mayera' prevede altri appuntamenti: il 21 novembre Danilo Tarso, il 28 cover di Mina in Jazz, il 2 dicembre il duo Bassi/Sanna, il 12 il quintetto Michele Hendricks, il 19 il trio di Larry Franco, il 22 quartetto con il batterista Gege' Munari.
Ingresso – audite, audite! – 10 euro, cena compresa. Come dire, un jazz da gustare, o se si vuole da … masticare!

©foto di Daniela Crevena

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares