Enrico Intra. Quando la musica è vita

Enrico Intra

Enrico Intra (classe 1935) è davvero un personaggio straordinario, uno di quelli di cui si può dire, senza tema di smentite, che ha scritto alcune delle pagine più significative del jazz made in Italy.
Ha svolto la sua attività principalmente a Milano contribuendo, in maniera determinante, allo sviluppo del jazz in questa città e più in generale nell’intera Italia. Tracciare un profilo dell’artista richiederebbe molto più spazio di quello a nostra disposizione in questa sede e forse sarebbe superfluo dal momento che il personaggio è assai ben conosciuto nell’universo musicale, e non solo nazionale. Comunque non possiamo esimerci dall’indicare alcune delle tappe più significative della sua oramai lunghissima carriera: negli anni Sessanta fonda l’Intra’s Derby Club (poi divenuto Derby Club); dal 1987 è impegnato con i Civici Corsi di Jazz collegati all’attività della Civica Jazz band milanese; con Franco Cerri e con Maurizio Franco dirige l’Associazione Culturale Musica Oggi, premiata nel 2003 con l’Ambrogino d’oro, …per non parlare degli innumerevoli concerti che l’hanno visto accanto ai più grossi nomi del jazz internazionale e di una ricca discografia che parte dal 1957 per giungere ai giorni d’oggi. Ma, come leggerete nel corso dell’intervista, Intra nulla ha perso dell’originario entusiasmo.

Parlare di Enrico Intra è come parlare del jazz a Milano, così come una volta parlare di Nunzio Rotondo ed oggi di Enrico Pieranunzi significa parlare del jazz a Roma. Ecco, una volta anche dal punto di vista jazzistico, una forte diatriba divideva queste due città. Credi che questa sorta di rivalità sia finita o che sotto mentite spoglie prosegua ancora adesso?
Non credo sia diverso negli altri Paesi, ma tra Roma e Milano, capitale istituzionale la prima, capitale del fare la seconda, si sono creati campanilismi che arrivano da lontano. In un certo senso è anche comprensibile che sia nato questo dualismo da cui è scaturita una storica ma speciale rivalità.

Comunque è indubbio che a livello di comunicazione non è che ce ne sia tanta. Nel senso che a Roma non si ha l’esatta percezione di quel che accade a Milano, e viceversa…io penso…
Effettivamente questa è la realtà. La comunicazione tra le due citta è inspiegabilmente inesistente e penso anche che i fautori di questa storica situazione siano, per dirla in romanesco, i ” chemmefrega ” e per noi lombardi i ” ghepensimi”. Ma al di là di questa rozza considerazione le due città si amano e si guardano con affetto e stima.

C’è però un dato che accomuna queste due realtà il gran numero di ragazzi che si avvicinano al jazz non tanto come pubblico quanto come potenziali musicisti. Tu che da sempre dedichi molto tempo alla formazione dei giovani, come vedi la situazione odierna? Come sono cambiati i giovani negli ultimi dieci, venti anni e non solo dal punto di vista musicale?
I ragazzi sono cambiati, come è giusto che sia, crescendo con i mutamenti della società. A questo proposito parlo per esperienza personale: subito dopo la fine della seconda guerra mondiale il mio percorso è iniziato nel deserto/musicale ma nonostante ciò, passo dopo passo ,mattone su mattone ho seguito il cammino del progresso e soprattutto ho partecipato alla ricostruzione, non solo fisica ma anche culturale, che ha visto i cittadini milanesi impegnarsi per la ricostruzione di una città ferita da una guerra violenta. Il problema dell’informazione gira attorno a quello che i media ci propinano. Subiamo una eccessiva esaltazione della tecnologia . I ragazzi sono vittime di una scuola traballante . I lettori di una editoria senza anima . La cultura se non è emarginata viene proposta in “pillole”. Figuriamoci la musica jazz. L’informazione , nel bene e nel male, si è allineata abbassando purtroppo il livello di una comunità che ha fretta, troppa fretta e poca voglia di nutrirsi di cultura. Di contro però ed è giusto sottolinearlo, i ragazzi hanno a disposizione mezzi per potersi realizzarsi e con essi potrebbero cambiare la loro comunità per poter esprimere liberamente il proprio pensiero.

In quest’ottica puoi parlarci del tuo lavoro all’interno di quella Associazione culturale Musica Oggi a cui sappiamo ti dedichi con tutto te stesso?
Il mio lavoro all’interno della associazione lo svolgo con Maurizio Franco ed è rivolto soprattutto a iniziative che valorizzano i musicisti italiani. La fondazione della associazione culturale “Musica Oggi” è stata voluta da un gruppo di persone coraggiose, appassionate di buona volontà che ha dato senso al lavoro di tutti noi. Mi fa’ piacere ricordare una delle tante iniziative , la scuola di jazz ( i civici corsi di jazz ) una scuola che ha preso vita grazie anche al Comune di Milano. La nostra associazione è dal 2005 parte integrante della fondazione scuole civiche Claudio Abbado. Una scuola di jazz, impensabile nel passato, che dopo anni di lavoro appassionato da parte anche di tutti i docenti che hanno percorso con noi questo cammino ( precisamente mezzo secolo ) ha avuto dal ministero competente un riconoscimento istituzionale parificando i nostri corsi a quelli dei conservatori che , come si sa , sino a pochi anni fa’ osteggiavano la nostra musica jazz. Ora cavalcata assieme a saltimbanchi della “musica industriale”. La canzone. Chiaramente non ho nessun pregiudizio verso la canzone . Anzi. Nel passato mi ha dato anche qualche soddisfazione sia come compositore che come arrangiatore. Il resto, per una informazione più attenta lo rimanderei ad Internet (altro…)