Il sassofonista torinese presenta il suo cd “Clear Days, Windy nights”

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Roma, 18 dicembre, Tevere Art Gallery (TAG)

Emanuele Cisi, Sax tenore
Andrea Rea, pianoforte
Vincenzo Florio, contrabbasso
Adam Pache, batteria

La foto che ritrae Emanuele Cisi è di Daniela Crevena

Emanuele Cisi presenta a Roma il suo nuovo cd “Clear Days, Windy Nights”, edito da Record, e registrato quasi al volo a Milano dopo un magico incontro con il pianista statunitense Eric Reed: un jazz senza mezzi termini, ma anche uno stile molto personale che e' proprio di questo sassofonista tra i nostri piu' apprezzati all' estero: uno dei pochi ad esportare la propria musica oltreoceano con indiscusso successo.
Il concerto si e' svolto al TAG di Roma, nell' ambito della bella rassegna “Turbìne Musicali”,  e ha visto accanto a Cisi Andrea Rea al pianoforte, Vincenzo Florio al contrabbassso e Adam Pache alla batteria. Contemporaneamente alla performance musicale si poteva seguire su schermo luminoso quella artistica del fumettista e disegnatore Lucio Villani, giovane di talento che ha realizzato in diretta alcune delle sue illustrazioni più suggestive.

Il quartetto di Emanuele Cisi ha mostrato fin da subito un affiatamento notevole, tenendo oltretutto conto che Andrea Rea si trovava a sostituire Eric Reed. Ma il Jazz è Jazz e se i musicisti sanno il fatto loro, gli incontri subitanei non sono che una fonte di ulteriore ispirazione estemporanea. E durante tutto il concerto infatti la musica è stata densa di spunti reciprocamente fecondi, in un infittirsi di dinamiche variegate, di contrasti efficaci tra volumi giustapposti, di groove indiscusso complessivo (complice la batteria esplosiva ma sempre elegante di Pache) ed individuale.  I brani in scaletta, quasi tutti tratti dal nuovo cd (edito da Abeatrecords), sia originali di Emanuele Cisi che provenienti dalla grande tradizione jazzistica, sono improntati su una bella varietà di atmosfera, che è un ottimo “trampolino” per definire la versatilità di questi musicisti sia dal punto di vista del quartetto in sé che da quello individuale.
E così se il brano che apre il primo set, Juta's walk, è swing allo stato puro, altalenante tra tempi ternari e quaternari, “The Silver House” invece fluttua su una sonorità orientaleggiante, in cui il sax di Cisi indugia su seconde aumentate e note lunghe, mentre la batteria di Pache disegna un crescendo continuo molto “afro”. Andrea Rea mostra un tocco deciso e una propensione all' improvvisazione ricca di idee e spunti che confluiscono, sempre e comunque, nella scelta del gruppo del produrre un suono armonico e “unico”, in cui prevalga il singolo solo al momento degli assoli. Il contrabbasso in questo senso sa essere generosamente dedito ad ostinati “bordone” che reggano la struttura improvvisativa o le parti squisitamente “scritte” ma anche proficuamente intento a disegnare linee melodico ritmiche fondamentali allo svolgersi irresistibilmente dinamico dei brani.
Nelle ballad ( “Song for Iolanda”, ad esempio) si ascoltano giri armonici attraenti perché intellegibili e godibili: eppure il loro ascendere e discendere non è affatto scontato, ed è funzionale al sottolineare melodie morbide.
Non mancano episodi “latin” (bellissima la resa di “On a clear day), in cui la tecnica e l' energia del sax di Cisi escono ancora di più allo scoperto, e in cui si apprezza la grande sintonia tra sassofono e batteria, ma è bello anche ascoltare “My foolish heart”, affrescata in maniera suggestiva dagli arpeggi colmi di tenera tensione del pianoforte di Rea, e chiusa dal sax solo. E se parliamo di standard, “The end of a love affair” sposta di nuovo il termometro sull' adrenalina pura di un' esecuzione vigorosa e vitale.
Insomma, Emanuele Cisi ancora una volta non smentisce la sua fama di Jazzista in continuo fermento creativo.

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