Omaggio del sestetto di Roberto Gatto a Nino Manfredi

 

Roberto Gatto, batteria
Silvia Manco, pianoforte e voce
Luciano Biondini, fisarmonica
Francesco Lento, tromba e flicorno
Luca Velotti, sassofoni e clarinetto
Luca Bulgarelli, contrabbasso

 

E’ davvero difficile non fare centro quando un progetto è basato su musiche da film di maestri quali Fiorenzo Carpi, o Armando Trovaioli, tanto per citarne due. Se poi la performance è rivisitare i brani in chiave jazzistica ma ferma restando una  affettuosa, rispettosa e palpitante fedeltà, il risultato è di sicuro effetto. Se infine i musicisti sono musicisti come Roberto Gatto (batteria, ideatore del progetto dedicato all’ indimenticabile Nino Manfredi e fraterno amico della moglie Erminia), Silvia Manco (pianoforte e voce), Francesco Lento (tromba),  Luciano Biondini (fisarmonica) Luca Velotti (sassofoni e clarinetto) e Luca Bulgarelli (contrabbasso) allora potete stare sicuri che il concerto che ne scaturisce sarà allegro, commovente, divertente, trascinante.

Questo è accaduto alla Casa del Jazz, alla presenza di Erminia Manfredi,  per un piccolo ma intenso live ad inviti che seguiva un Live Recording destinato alla prossima pubblicazione di un cd e (si spera) ad una serie di concerti. Concerti che avranno il merito di “rimettere in circolo” musiche bellissime con tutta l’ energia del “qui e ora” che il buon Jazz sa imprimere per la sua stessa natura.
Non serve essere rivoluzionari per produrre buona musica: in questo caso serve, come accennavo, una (oramai si può dire) tradizione musicale che è un vero proprio fiore all’ occhiello per l’ Italia, passione, bravura e voglia di divertirsi.
E così questo sestetto comincia da “E nasce all’ improvviso una canzone”, cantata da Silvia Manco con una voce potente, espressiva e perfettamente in linea con l’ atmosfera del brano che riporta alla mente quel Manfredi un po’ scanzonato, un po’ spensierato, un po’ sornione che tutti ricordiamo. Il Jazz emerge elegante negli assoli di Lento, sempre più bravo, negli accordi congrui, equilibrati tra rivisitazione e attenzione al clima originale di Silvia Manco,  nel fondamentale apporto timbrico dei sassofoni e del clarinetto di Velotti, nel contrabbasso swingante di Bulgarelli e naturalmente nella esplosiva ma raffinata e giocosa batteria di Gatto. E Biondini è jazz si, ma anche melodia pura,  ritmo, lirismi a volte quasi dolenti.
Dunque con queste solide premesse si dipana poi uno spettacolo (si,  perché stiamo parlando di musica-spettacolo) convincente,  attraverso brani quali il tema principale del film “C’eravamo tanto amati” , incentrato sul contrasto tra unisono secco di fisarmonica e pianoforte nel presentare il tema, e la pienezza del suono del sestetto con la stessa fisarmonica che affresca quasi un intenso tango.  E se in Angola Adeus, di Trovajoli, dal bellissimo film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il loro amico misteriosamente scomparso in Africa” tutto il sestetto dà prova tangibile di coesione e di quanto il ritmo possa essere fortemente legato ad un tema melodico geniale, con la medley del film Pinocchio, la fisarmonica e la tromba emozionano riproponendo i temi melodici di Fiorenzo Carpi, oramai nell’immaginario collettivo indissolubilmente legati alla fiaba di Collodi, e ridisegnati  dalla batteria di Gatto, così efficace nel ricostruire le atmosfere ad un tempo giocose e malinconiche di un film indimenticabile della nostra televisione.  Quanto sarebbe stato bello vedere in contemporanea le immagini dei film su uno schermo, come accaduto in precedenza all’ Auditorium della Conciliazione a Roma (vedi foto galleria), data la forte valenza evocativa di questa musica.   Ma probabilmente questo accadrà nei concerti futuri che andranno in scena in versione “integrale”.