Classica. Beethoven e l’armonia del contrasto

Dego Leonardi

Dopo alcuni tentativi più antichi, che oggi assumono prevalentemente valore storico, si plasma con Wolfgang Amadeus Mozart la Sonata per violino e pianoforte; ma sarà soltanto con le dieci Sonate di Ludwig van Beethoven che il genere potrà mettere radici nel terreno della modernità, e questo per almeno due ragioni di fondo.

La prima, va da sè, è l’ alta qualità della musica, così come la varietà individuale delle singole sonate, capolavori scaturiti dall’alto magistero del (forse) più grande compositore di tutti i tempi.

Poi c’è un ulteriore merito: quello di aver plausibilizzato la fusione di due voci fondamentalmente diverse, per non dire contrastanti. Poiché, se ostili non sono, i due strumenti, facilmente potrebbero diventarlo se sottoposti agli esiti di una scrittura imperfetta. Il pianoforte, da un lato, strumento di corde percosse, che del “legato” può creare soltanto l’illusione: e all’epoca, aggiungiamo, meno incline alla cantabilità di oggi per specifici limiti tecnici. Dall’altro il violino il più retorico e vocale tra gli strumenti.

Sul terreno d’incontro e di scontro tra questi deuteragonisti si gioca non solo la sfida di queste Sonate ma una parte importante del Romanticismo musicale, che proprio da Beethoven prese le mosse.

Il CD che oggi si presenta, pubblicato da Deutsche Grammophon, include tre capolavori: le Sonate op 30 nn. 1 e 2 e l’ultima, la metafisica op 96. (altro…)