Federico Mondelci e Gianni Iorio. Quando la musica si fa poesia

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Una lettura della musica per tòpoi, che ha saputo elicitare un profondo coinvolgimento emotivo, ha contraddistinto la splendido recital del sassofonista Federico Mondelci e del pianista Gianni Iorio, esibitisi al Teatro Comunale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, l’8 febbraio 2016. Il concerto rientrava nel cartellone di ‘900&oltre’, la rassegna dedicata alla musica contemporanea e al Novecento storico. Federico Mondelci, che il pubblico di Monfalcone ricorda per un’applauditissima performance nel 2011 con l’Ensemble Italiano di Sassofoni – del quale è il fondatore – è tra i grandi maestri della moderna scuola italiana del sassofono classico ed oltre ad essere un concertista affermato in tutto il mondo, il maestro Mondelci dirige orchestre e solisti di fama internazionale. Eccezionale cultore ed interprete della musica contemporanea del Novecento, Mondelci ha un repertorio vastissimo, in cui trovano posto grandi autori, che spesso hanno composto espressamente per lui, come Nono, Kancheli, Glass, Donatoni, Sciarrino, Gentilucci, Graham Fitkin, Nicola Piovano, ma anche composizioni di musicisti giovani e meno noti. La sua esecuzione solistica di “Kya” di Giacinto Scelsi, contenuta nel cd monografico a lui dedicato e pubblicato dall’INA (Institut National de l’Audiovisuel di Parigi), ha ottenuto l’importante riconoscimento “Diapason d’or”. Gianni Iorio, pianista e compositore, vanta una brillante carriera come concertistica, esibendosi nei più prestigiosi jazz club e teatri Europei. Da sottolineare le sue importanti collaborazioni, con Horacio Ferrer, il poeta e drammaturgo uruguaiano scomparso nel 2014, una leggenda del tango e paroliere di Astor Piazzolla, e con il Premio Oscar Luis Bacalov. Il concerto monfalconese si apre con una della pagine più eseguite del compositore francese Darius Milhaud: “Scaramuouche”. Scritta originariamente nel 1937 per due pianoforti (op. 165b) e qualche anno più tardi per sassofono e orchestra (op. 165c – anche per clarinetto, suonata per la prima volta in questa versione nel 1941 da Benny Goodman), Scaramouche è una suite in tre movimenti – vivo, moderato e brazileira (in tempo di samba)- che fa parte delle musiche di scena di una piéce teatrale del drammaturgo Charles Vildrac, messa in scena a Parigi al Theatre Scaramouche negli Champs-Elysées. Un’opera dall’impatto melodico seducente e dal ritmo trascinante, in cui i due esecutori si muovono con grande scioltezza di lettura, rigore tecnico e perfezione formale, sic et simpliciter. Nell’ultimo dei tre movimenti Milhaud attinge a piene mani dalla musica sudamericana, e proprio in Brasile egli soggiornò come segretario del poeta Paul Claudel, Ambasciatore di Francia in quel Paese. Mondelci stesso evidenzia il filo logico che unisce questo brano iniziale a quello che concluderà la performance, con l’esecuzione di una suite di Iorio, in prima assoluta, dedicata al tango. È del fondatore del “Groupe des Trois”, Henri Sauguet, amico di Milhaud e allievo di Satie, la “Sonatine Bucolique”. Il maestro Mondelci ricorda di aver studiato la composizione da studente del Conservatorio (è, infatti, un must nella didattica del sassofono, per il perfezionamento della tecnica strumentale) e di non averla mai eseguita in pubblico. Un’altra chicca riservata all’attenta platea monfalconese. (altro…)