Gato Barbieri. L’artista dal suono struggente

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Il tempo passa velocemente, troppo velocemente, eppure ce ne rendiamo conto soprattutto quando riflettiamo su noi stessi. Viceversa, se riserviamo la nostra attenzione al di fuori di noi, a persone che stimiamo e amiamo, stentiamo a realizzare che il tempo passa per tutti con la stessa identica velocità. Così quando apprendo dalla televisione che anche Gato Barbieri se n’è andato, stento a credere che avesse già superato gli ottanta. Ma com’è possibile? Sembra ieri che l’ho sentito al Music Inn di Roma; sembra ieri che me l’hanno presentato dopo la fine di un applauditissimo concerto; sembra ieri che ho ascoltato per la prima volta i suoi magnifici capolavori,” The third world” registrato a New York nel novembre del ’69, la serie dedicata all’America Latina,” Chapter one: Latin America”, “Chapter Two: Hasta Siempre”, “Chapter Three: Viva Emiliano Zapata”, “Chapter four: alive in New York”, “Bolivia” registrato dal vivo a new York, “El Pampero” dal vivo al festival di Montreux e poi, ovviamente, la colonna sonora di “Ultimo Tango a Parigi” che gli valse un Grammy e di cui tante volte mi aveva parlato il caro amico Mandrake partecipe di quell’incisione effettuata nel novembre del ’72 a Roma, con un organico di straordinari musicisti tra cui Franco D’Andrea e un’orchestra diretta da Oliver Nelson.
E invece tutto ciò non accadeva ieri ma alcuni decenni fa, tanto che Barbieri al momento in cui è stato sopraffatto da una polmonite in un ospedale di New York aveva ottantatre anni, ma era stato attivo fino a pochi mesi prima. In particolare nel novembre scorso aveva vinto un Latin Grammy per l’eccellenza musicale a coronamento di una carriera straordinaria impreziosita da una quarantina di album noti e ascoltati in tutto il mondo. (altro…)