Presentato il nuovo progetto del pianista meranese

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Ad onta dei suoi 75 anni, Franco D'Andrea è artista in costante evoluzione che mai si accontenta dei risultati raggiunti puntando sempre verso diversi traguardi. La riprova viene da un nuovo progetto discografico targato ancora una volta “Parco della Musica Records” e presentato di recente alla stampa specializzata in una delle sale dell'Auditorium romano.
Dopo “Monk & The Time Machine” del Franco D'Andrea Sextet e il cofanetto triplo “Three Concerts” con le registrazioni live di tre concerti tenuti nel 2014 in occasione della Carta Bianca all'Auditorium Parco della Musica, questa nuova realizzazione, significativamente intitolata “Franco D'Andrea Trio Music” , prodotta in collaborazione con LBL , si articola in tre dischi che vedono il pianista meranese impegnato in altrettanti trii molto diversi tra loro: “” con dj Rocca & Andrea Ayassot, “Piano Trio” con Aldo Mella & Zeno De Rossi e “Traditions Today” con Mauro Ottolini & Daniele D'Agaro.


Il significato dell'operazione consiste – afferma lo stesso D'Andrea – nell'esplorare e quindi nell'esplicare tutte le potenzialità insite in un trio il cui organico può ovviamente cambiare , e di molto. Nel corso della su cennata conferenza stampa, è stato distribuito il primo doppio CD, quello realizzato con dj Rocca e il sassofonista Andrea Ayassot, . La genesi del progetto è illustrata dal pianista: “Dj Rocca – racconta D'Andrea – ha partecipato a un contest indetto dalla trasmissione radiofonica Musical Box di Radio2 in ci si chiedeva di remixare un mio pezzo di solo pianoforte. Lui ha proposto un mix molto particolare, molto musicale, lavorando sul concetto di continuità con la mia musica. Lo considero un musicista: un musicista è anche chi fa rumori, o chi suona l'ocarina, dipende dalla forma che dai alla musica, che espressione gli dai. Mi ha colpito la tavolozza di colori molto speciale, mi ricordava vagamente Gil Evans, e poi la sua capacità ritmica ha qualcosa fuori dal comune. Il più delle volte i dj fanno cose abbastanza scontate. Invece ritmicamente lui se la cava molto bene. A quel punto lì mi sono chiesto cosa avessi potuto fare con lui, allora ho pensato che lui ha questa ricchezza, ho così immaginato una situazione minima, a tre elementi, dove ha lo spazio per fare tutto ciò. Ho avuto sempre l'idea che in gruppo piccolo ci volesse uno almeno ricco timbricamente per avere le armoniche di tanti strumenti raccolti in una sola figura. E lui dà dei colori importanti”.

Ed in effetti così è stato: l' ascolto di “Electric Tree” è appagante, con un Franco D'Andrea assolutamente inedito, alle prese con una visione nuova della musica che viene assimilata senza alcuno sforzo apparente. Il senso della novità è dato dall'apporto di Dj Rocca che utilizza al meglio gli strumenti a sua disposizione vale a dire quella tavolozza timbrica, quel senso ritmico cui accenna D'Andrea. Ma, a nostro avviso, il connubio D'Andrea-Dj sarebbe rimasto monco se il pianista non avesse chiamato accanto a sé un suo oramai storico collaboratore e cioè Andrea Ayassot. Il contributo del sassofonista risulta essenziale data la sua perfetta conoscenza, (cementata da una collaborazione che dura da sedici anni) di quelle che D'Andrea chiama “strutture minime”, ovvero una “sorta di griglia conosciuta e consolidata tra i membri del gruppo dalla quale partire per esplorare ambiti e situazioni sconosciute e ogni volta nuove”. Ayassot quindi funge da collante nei momenti in cui potrebbe esserci il pericolo di perdere il filo del discorso, ma non solo: il sassofonista introduce elementi che in qualche modo riportano il discorso entro i confini del jazz seppure inteso in senso molto, molto ampio. Si ascolti al riguardo il brano che chiude il CD 2, vale a dire “Naima” di John Coltrane riproposta in una versione tanto originale quanto suggestiva.

Franco D'Andrea Trio
Durante la presentazione del “Franco D'Andrea Trio Music”, che esce in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, è stata consegnata all'artista una targa quale riconoscimento alla carriera per il suo straordinario percorso artistico e il profondo legame umano e professionale che lo unisce alla Fondazione Musica per Roma. A consegnare la targa è stato il nuovo amministratore delegato della Fondazione, lo spagnolo Josè Ramon Dosal Noriega. E a quest'ultimo proposito permetteteci un'ultima amara considerazione: ma l'Italia è davvero ridotta così male da dover ricorrere all'estero per trovare una personalità degna di ricoprire il ruolo di ad in una importante fondazione? Certo, siamo in Europa, i concorsi sono a carattere internazionale…– ce ne rendiamo perfettamente conto – eppure questo è argomento che meriterebbe ben altro spazio e attenzione.

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