Nicola Mingo a Roma all’Alexanderplatz il 27 aprile

Nicola Mingo 6

 

Nicola Mingo SWINGING Quartet il 27 aprile prossimo sarà all’Alexanderplatz Jazz Club di Roma.

Il progetto Swinging rievoca un modo di fare jazz che si usava negli anni Cinquanta e Sessanta ed in particolare rappresenta un omaggio allo swing di quel periodo storico e, più nello specifico, un tributo al big sound dei grandi chitarristi dell’epoca come Wes Montgomery, il tutto filtrato alla luce della contemporaneità, con riferimenti al sound di chitarristi come George  Benson.

La scaletta prevede l’esecuzione integrale del suddetto CD: 10 composizioni originali del chitarrista in chiaro stile modern mainstream e alcuni celeberrimi standard quali SO WHAT, MOODY’S MOOD FOR LOVE, BAYOU e ROAD SONG.

Il chitarrista, compositore ed arrangiatore napoletano, si avvale di uno straordinario trio  del Jazz Italiano ed internazionale formato da Giorgio Rosciglione al Contrabbasso Gege’ Munari alla Batteria e Andrea Rea al pianoforte

Chitarrista, compositore e arrangiatore nato a Napoli nel 1963, Nicola Mingo è uno dei maggiori esponenti europei della chitarra modern mainstream jazz. Diplomato al Conservatorio S. Pietro a Maiella nel 1985, si perfeziona attraverso stage e seminari con i più importanti esponenti della chitarra jazz (Joe Pass, Jim Hall, Joe Diorio), suonando anche con Bill Pierce, Terence Blanchard, Cedar Walton, Billy Higgins e Paul Jeffrey. Inizia la sua attività discografica in qualità di leader e produce nel 1994 “Walking” (Pentaflowers), con Flavio Boltro, Dario Deidda, Amedeo Ariano, Valerio Silvestro, presentandolo all’Umbria Jazz Festival ’94. Nel 1996 produce il suo secondo album da solista: “Modern age” (Pentaflowers), inciso con il Nicola Mingo Quartet, presentandolo al Festival Jazz di Iseo. L’anno successivo è inserito nell’album “Blues for Bud” (CDpM Lion), che raccoglie il meglio del panorama jazz italiano.

Nel 2001 per la Red Records pubblica “Talkin’ jazz”, un omaggio ai musicisti che hanno reso grande la storia del jazz, ponendo l’accento sul lavoro dei chitarristi. Nel 2004 esce il suo quarto lavoro “Guitar Power” edito da (Philology), tributo a Wes Montgomery. Nel giugno 2007 pubblica “Parker’s Dream” (Rai Trade). Nello stesso anno Mingo collabora ad un progetto didattico, il dvd “Suonare nello stile di Wes Montgomery”. Nel 2009 il suo brano “Blues for Grant Green” è inserito nella compilation “Guitares Jazz”, edita dalla casa discografica francese Wagram Music. Con “We remember Clifford” (2011) giunge alla sua sesta esperienza discografica in qualità di leader, la prima su etichetta EmArcy, la stessa su cui Clifford Brown ha inciso più di mezzo secolo fa una storica serie di capolavori. Il 13 maggio 2014 esce “Swinging” , presente su Spotify e sulle maggiori piattaforme streaming.

La buona musica che viene dalla Puglia

I NOSTRI CD

Puglia Jazz Factory – “African Way” Parco della Musica Records

African Way “African Way”, il titolo non inganni, non è un disco etnico. E’ che è ispirato dal tour effettuato dal gruppo in quel continente. Musicalmente parlando, l’album che Puglia Jazz Factory licenzia per Parco della Musica Records potrebbe anche esser definito Afroamerican Way perché trattasi di jazz, piacevolmente mainstream, comunque musica neroamericana che con l’Africa ha un’ascendenza, certamente, anzitutto storica. E storico/geografica se pensiamo che i fenici dalle coste della Siria si insediarono in Apulia ben prima dei Greci. Regione che, nell’immaginario odierno, viene vista talora a estive tinte afro/mediterranee: “è una terra / d’incroci dritti / come lame arroventate/ da un sole / che le dona / una speciale luce” (Silvana Palazzo, Poesie di un’estate, Manni). Ma, al di là delle associazioni di idee e rinvio a retaggi, veniamo al cd dei jazzisti “featuring” del collettivo PJF. Una selecao levantina di eccellenti solisti gemellati in quella FabbricaDiMusica/OfficinaDiSuoni che e’ la Factory. La formazione è invitante: una line up con due sassofonisti, Raffaele Casarano e Gaetano Partipilo – esiste tutta una letteratura di jazz duets for two saxophones – che insieme rafforzano certe caratteristiche di nitidezza “nordica” del proprio strumento; ancora Mirko Signorile, a piano e tastiere, destro nei dosaggi, nei saliscendi armonici, e nell’amalgama col resto della sezione ritmica che vede Marco Bardoscia a basso e contrabbasso e Fabio Accardi alla batteria, forse le componenti più “nere” della formazione per forza e precisione percussiva. Del 5et si era apprezzato il precedente album “From The Heel”, del 2012, registrato per la stessa label capitolina; del resto Puglia Jazz Factory era nata l’anno prima come produzione del Roma Jazz Festival promosso dalla Fondazione Musica Per Roma. Una “missione” all’Auditorium Parco della Musica che si era rivelata beneaugurale anche a livello di apprezzamento generalizzato del relativo disco. In questo caso va all’occhio anzi all’orecchio il come la successione degli otto brani paia seguire un’alternanza forte/piano nel senso che sono sistemati in modo da metterne in evidenza la varietà e variabilità. Ed ancora qui piace pensare alla diversità interna della Puglia, alle chiese di Nardò e al mare di Vieste, a Gravina sotterranea ed a Bari vecchia, alla cattedrale di Trani e a quella di Ruvo, al Gargano e al Salento, alle Murge e al Tavoliere. In fondo il sentire un disco è fatto pure di visioni che afferiscono al personale vissuto di ognuno. E questo album si presta a stimolarle. Il jazz lavora sull’inconscio. Socraticamente maieutico, può condurre l’ascoltatore verso la riconoscibilità di sé stesso. (altro…)

Fabio Zeppetella Quartet dal vivo all’Elegance Cafè

L’originalità del suono che sprigiona dalle dita di Fabio Zeppetella nel suo ultimo progetto discografico sembra creato dall’artista e cesellato a sua immagine. Dotato di una tecnica ineccepibile e di grande sensibilità musicale, si avvale di un linguaggio unico e personale, frutto di uno studio sempre votato alla ricerca di uno stile che negli anni ha reso proprio. È arrivato all’elaborazione di un suono del tutto originale passando dalla tradizione e dalla musica di maestri come Charlie Cristian e Wes Montgomery all’evocazione del be-bop e dell’hard-bop degli anni sessanta. Nel suo fraseggio si scoprono gli aspetti dominanti di un linguaggio mai scontato, a volte virtuoso a volte dolce ma sempre essenziale. Le sue caratteristiche dominanti sono costituite dalla dolcezza e dalla forza insite nel modo originale di interpretare la musica, nel quale appare evidente la volontà di ricercare un legame virtuale con la poesia.
Sul palco Fabio Zeppetella (chitarra), Roberto Tarenzi (piano), Francesco Puglisi (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria). (altro…)

Carlos Kleiber su Deutsche Grammophon

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Chi si avventura nel mondo della musica classica capisce ben presto che l’oggetto della propria passione è diviso.
Senza scomodare Kant e le differenze tra l’oggetto in sé (fenomeno) e l’oggetto percepito (noùmeno) non vi è dubbio che si possano amare contemporaneamente, e stereoscopicamente, sia la musica che l’interpretazione. Le quali cose se risultano perfettamente separabili e delineate nel nostro cervello, lo sono assai meno al nostro orecchio, incapace di scindere le note dalle scelte. Amiamo di più Rubinstein, il pianismo cavalleresco di Rubinstein, o l’immagine della Polacca op. 53 di Chopin evocata dalle sue dita? Quando ci trastulliamo, assorti in magici pensieri, all’ascolto dello “Schiaccianoci” di Ciakovsky, è il suono dei Berliner Philarmoniker che in primis ci seduce, o la musica lussureggiante del compositore russo?
Il cervello non avrebbe esitazioni, direbbe la musica. Il cuore, forse, esiterebbe.
Quando dirige Kleiber ci conquista, anzitutto, Kleiber stesso: il suo fuoco, la perfezione…soltanto quando gli occhi si siano abituati alla luce di questo sole abbagliante, si rivela alla mente la musica.
In questo cofanetto troviamo tutte le registrazioni effettuate per la sua etichetta, la Deutsche Grammophon, celebre marchio che egli contribuì non poco a fare grande.Nelle sue esecuzioni non trova spazio l’oscuro, l’indistinto: tutto prende forma in piena chiarezza e nulla è meno che perfetto. Ogni interpretazione è l’illusione di un tempio greco che riemerge dal passato non solo incarnando il messaggio dell’autore ma traducendone la forza nel presente.
Si ascolti l’inizio della Traviata, un portento di modernità timbrica; come Kleiber riesca a rigenerare tutta la sua misteriosa, minacciosa ‘allure’, ripulendolo dai cascami sentimentali(sti) per restituirlo allo spleen originario. O la poesia romantica del canto finale del Freischütz, con il suo carattere così distinto, definibile.
Nelle interpretazioni di questo sommo direttore la perfezione non è, come spesso accade, qualcosa di algido, vampirizzato, ma consiste in un paesaggio che circonfonde e circoscrive la musica conferendole passione.
Schivo, amante del vivere nascosto, convinto di essere la reincarnazione del cane di Emily Dickinson, egli fu aporìa vivente: riuscì nell’intento (unico) di farci amare, parimenti, le opere che dirigeva e quelle che non avrebbe mai diretto, facendocele, queste ultime, immaginare e rimpiangere.
Fu votato, in un sondaggio, quale direttore più amato dal pubblico, sopravanzando persino Herbert von Karajan, colui cioè che lo star-system lo aveva praticamente inventato; eppure Carlos Kleiber non fu mai ‘star’, anche se – persino più di Karajan – diede vita a una nuova religione estetica. Casomai un’anti-star, fieramente quanto inconsapevolmente anticonformista.

Nella strana epoca che viviamo, misera e opulenta, dove il denaro detta legge e la musica è divenuta competizione, l’irriducibile serenità del suo messaggio ancora sconvolge. Svjatoslav Richter lo definì una volta “Titano insicuro” poiché, come tutti i veri artisti, perennemente insoddisfatto di sé, ma in queste registrazioni di insicurezza non vi è traccia; si apprezza al contrario su quale piano elevatissimo egli abbia saputo proiettare la propria visione.
In questo stupendo cofanetto si possono riascoltare alcune Sinfonie di Schubert e di Beethoven, una mitica “Quarta” di Brahms, la “Traviata” di Verdi (con la meravigliosa Ileana Cotrubas e Domingo) il “Freischütz” di Carl Maria von Weber, il “Tristano e Isotta” di Wagner e il “Fledermaus” di Strauss.

Se non li conoscete, questi dischi diventeranno i vostri più fedeli compagni, ciascuno di essi una finestra per far entrare nelle nostre case la luce di un grande scandagliatore di abissi sonori, sempre, per quanto umanamente possibile, all’altezza dei testi che interpretava.

All’ Auditorium Parco della Musica il GIOCAJAZZ!

Massimo Nunzi

Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio Borgna alle 11 della mattina

Massimo Nunzi narrazione testi e tromba
Marta Colombo voce
Carlo Conti sassofono soprano e tenore
Silvia Manco pianoforte
Riccardo Gola contrabbasso
Pierpaolo Ferroni batteria

Massimo Nunzi, compositore e musicologo, è ben consapevole del fatto che sia necessario creare nuovi linguaggi di divulgazione per i nuovi pubblici di domani e che questo percorso vada iniziato sin da piccoli. Il jazz, la classica, la musica contemporanea, rischiano di scomparire se non si trova il modo di creare una nuova generazione di fruitori in grado di apprezzarne la meravigliosa complessità. Nunzi ha sempre lavorato nella direzione di una divulgazione popolare ed accessibile anche a chi non sa nulla di musica e lo dimostra il successo di “Jazz! Istruzioni per l’uso”, format di successo creato per il Teatro Sistina, da cui è nato un manuale per Laterza e, successivamente una serie televisiva per l’Espresso e Repubblica e poi per Rai5. Giocajazz nasce per creare interesse ed ispirare le nuove generazioni verso la tutta la musica e le sue forme, usando il jazz; infatti questa musica fortemente legata all’improvvisazione e all’interazione, dove tutti sono protagonisti e nello stesso tempo gregari, è perfetta perché rende attiva la partecipazione dei ragazzi. Giocajazz vuole incrementare l’interesse dei più piccoli verso la musica in senso più generale utilizzando il Jazz, con la sua naturale propensione alla libertà e al gioco come mezzo sonoro ed ingrediente vincente del progetto. Sono più di 60 i bambini che hanno iniziato a suonare uno strumento musicale e si sono addirittura in molti casi, iscritti al conservatorio. Nunzi ha voluto portare avanti il percorso dividendo le “lezioni incontro” in strutture di narrazione legate ai moduli fondanti della musica: ritmo, melodia, armonia, forma. Con l’ausilio di un’orchestra di altissimo livello, formata da alcuni dei migliori musicisti della scena nazionale, offrirà un giocoso e fruttuoso incontro con la musica, portando i bambini immediatamente ad interagire con la band, e rendendoli anche protagonisti. Solo così, utilizzando un linguaggio fresco, veloce, privo di paludamenti teorici, si può ottenere il risultato di incuriosire, avvicinare, e far innamorare della musica le nuove generazioni. D’altra parte, le musiche colte fra virgolette, non hanno più accesso nelle grandi stazioni radiofoniche e televisive e quindi i bambini, attraverso questo lavoro divertente e in sintonia con il loro linguaggio, possono avere quella necessaria ispirazione a scoprire e conoscere in profondità la musica e poi, più avanti eventualmente a suonarla.

Biglietti:

Posto unico 10.00€

Spettacolo per famiglie con bambini dai 4 anni

Biglietteria 892.101 (Clicca e visualizza i costi del servizio)

Franco D’Andrea alla scoperta di nuovi orizzonti

Ad onta dei suoi 75 anni, Franco D’Andrea è artista in costante evoluzione che mai si accontenta dei risultati raggiunti puntando sempre verso diversi traguardi. La riprova viene da un nuovo progetto discografico targato ancora una volta “Parco della Musica Records” e presentato di recente alla stampa specializzata in una delle sale dell’Auditorium romano.
Dopo “Monk & The Time Machine” del Franco D’Andrea Sextet e il cofanetto triplo “Three Concerts” con le registrazioni live di tre concerti tenuti nel 2014 in occasione della Carta Bianca all’Auditorium Parco della Musica, questa nuova realizzazione, significativamente intitolata “Franco D’Andrea Trio Music” , prodotta in collaborazione con LBL , si articola in tre dischi che vedono il pianista meranese impegnato in altrettanti trii molto diversi tra loro: “Electric Tree” con dj Rocca & Andrea Ayassot, “Piano Trio” con Aldo Mella & Zeno De Rossi e “Traditions Today” con Mauro Ottolini & Daniele D’Agaro.

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