Presentato a Roma il nuovo album di Mafalda Minnozzi e Paul Ricci

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Paul Ricci e Mafalda Minnozzi

Nella mia oramai lunga carriera di cronista musicale pochissime volte mi è capitato di ascoltare un artista veramente cosmopolita, che cioè sapesse cantare in diverse lingue con piena padronanza delle stesse. Al momento l'unico nome che mi viene in mente è quello di Caterina Valente della quale, probabilmente, alcuni giovani lettori nulla sanno.
E' quindi con grande piacere che ho ascoltato di recente una cantante che veramente sa esprimersi in diverse lingue con estrema disinvoltura: dal francese di “Hymne à l'amour” al brasiliano di “A felicidade”, dall'inglese di “Every Time We Say Goodbye” all'italiano di “Città vuota”.
Stiamo parlando della vocalist Mafalda Minnozzi che assieme al chitarrista Paul Ricci costituisce il guppo “eMPathia”; i due hanno presentato al Cotton Club di Roma il nuovo album “Inside” prodotto da Jeff Jones. Ci eravamo già occupati di questo in occasione del concerto alla Casa del Jazz del 23 aprile 2015 e ne eravamo rimasti favorevolmente impressionati. Sensazione che è stata confermata dal concerto al Cotton Club: i due costituiscono un'entità musicale straordinaria cui si adatta perfettamente il nome “eMPathia”. Perfetta l'intesa per cui i due riescono a produrre una musica che va ben al di là del ristrettissimo organico: spesso se si ascolta i loro brani ad occhi chiusi si ha quasi l'impressione che ad eseguirla sia un gruppo più numeroso. Merito della grande intensità e delle capacità interpretative della vocalist, ma anche del sapiente lavoro di rifinitura, di cesellatura oseremmo dire, nonché di vera e propria costruzione di un raffinato tappeto armonico-ritmico operata da Paul Ricci, artista sicuramente sottovalutato, dotato di sensibilità, di capacità arrangiatrice e di tecnica non comuni (lo si ascolti ad esempio, in “A Felicidade” di Antonio Carlos Jobim e Vinicius de Moraes). Ricci usa diversi tipi di chitarra da cui trae colori e sfumature timbriche diverse: la chitarra jazz, la chitarra baritono, la chitarra a risuonatore in legno che dà un colore unico all´adattamento blues acustico di “Hymne a L´Amour”.
inside

Dal canto suo Mafalda Minnozzi è superlativa non solo per quella straordinaria capacità di esprimersi compiutamente in lingue diverse cui si accennava, ma per la facilità con cui riesce a far suo ogni brano che presenta. Questo nuovo album contiene tutti pezzi già ben noti: oltre a quelli citati, “Chega de Saudade”, “Sacumdì Sacumdà”, “Metti una sera a cena”, “My Funny Valentine”, “So Tinha De Ser Com Você”, “There's A Small Hotel” e “Guarde Nos Olhos” cui si sono aggiunti, in occasione del concerto romano, “Nessuno”, “Come prima”, “Estate”, “Ho capito che ti amo”, “Azzurro”… insomma tutti motivi più che noti, che fanno oramai parte dell'immaginario collettivo del pubblico italiano. Il confronto con artisti del calibro di Mina, Bruno Martino, Adriano Celentano è inevitabile e Mafalda affronta la sfida con piglio sicuro e scegliendo una strada pericolosa quanto avventurosa: ripresentare i brani in una veste nuova anche a costo di procurare qualche straniamento in chi ascolta. E la sfida è vinta alla grande ché la vocalist – vera e propria stella di prima grandezza in Brasile – dimostra cosa voglia dire saper interpretare, saper dare una propria originale lettura a quel che si esegue indipendentemente dai modelli originari. Si ascolti al riguardo (e qui torniamo ovviamente ai contenuti dell'album) con quanta delicatezza propone “Città Vuota” riletta in chiave di bossa nova o con quanta facilità raggiunge le note alte in “Sacumdi, Sacumda”, anche se a nostro avviso i brani più riusciti, più toccanti sono “Metti una sera a cena” e quello che chiude l'album, “Guarde Nos Olhos” di Ivan Lins e Martins.

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