Presentata a Roma la sua nuova produzione discografica

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Passo dopo passo Filippo Cosentino sta conquistando un suo preciso spazio nel pur variegato panorama dei chitarristi jazz italiani. Merito di un indubbio talento ma anche di studi approfonditi, di grande tenacia e della voglia di sperimentare sempre nuove strade.
E’ in tale contesto che si inquadra la sua ultima produzione discografica, “Tre”, presentata di recente al Teatro Arciliuto di Roma. L’album presenta una sua particolarità: Cosentino suona, in splendida solitudine, la chitarra baritono, affrontando quindi una sfida non proprio facilissima.
La chitarra baritono è, infatti, strumento dalla splendida sonorità, caratterizzata da un timbro più basso, ma non facile da gestire anche perché come strumento ha solo due ottave; ha un corpo più largo rispetto alle chitarre standard, specialmente in caso di strumenti acustici, e ha una scala più lunga che permette alle corde di essere accordate più basse pur rimanendo a una tensione circa pari a quella delle altre chitarre. Non è quindi un caso se nel mondo del jazz solo pochi si sono cimentati con questo strumento; tra questi pochi da ricordare Pat Metheny nel suo album solista del 2003 “One Quiet Night”.Ciò detto va aggiunto che Cosentino, oltre ad una sfida prettamente strumentale, si mette a nudo anche come compositore firmando tutte e otto le tracce dell’album. Album che presenta molte luci data la maestria strumentale dell’artista e la piacevolezza dei temi proposti. Tra questi ce ne sono due che si stagliano nettamente sugli altri e per la bellezza della linea melodica e per lo svolgimento tematico esauriente, elemento, questo, che non sempre si riscontra negli altri brani, probabilmente proprio per le difficoltà tecniche legate allo strumento: “Quiet song” una dolce ninna nanna per cullare la figlia e accompagnarla verso bei sogni e “Blues for P” brano divertente e gioioso composto – dice lo stesso chitarrista – pensando ai primi giochi della figlia, come a dire che Cosentino è riuscito perfettamente ad esprimere con la musica tutto il suo amore per la piccola Prisca alla quale, per altro, aveva dedicato il precedente album “L’Astronauta”.


Per quanto concerne il resto del programma, con “Migranti” l’artista affronta un tema di drammatica attualità ben reso da una musica cupa e dall’andamento incalzante mentre “East Of The Stars” è il brano più variegato dell’intero album con il succedersi di varie atmosfere che – spiega Cosentino – sono ispirate al romanzo Palomar di Italo Calvino e rappresentano “i vari paesaggi che si incontrano”. L’album si chiude con “Impro # 1” brano registrato prima delle take del disco.
“Tre” sarà presentato anche ad agosto, all’International Guitar Workshop 2016, importante evento chitarristico con grandi musicisti come Woody Mann e Davide Mastrangelo.

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