L’affascinante universo sonoro di Martin Tingvall

Martin1_by Jenny Kornmacher - small

Sono al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma per ascoltare il concerto in piano solo di Martin Tingvall
Quando appare sul palco Martin suscita immediatamente simpatia; il suo essere svedese è chiaramente evidenziato dalla statura e dal colore dei capelli; si muove con un certo imbarazzo che scompare del tutto quando comincia a suonare.
E a questo punto mi sorge spontaneo un raffronto con il disco di Cecil Taylor che ascoltavo in macchina recandomi all’Auditorium: certo, non si tratta di considerazioni originalissime, ma ancora una volta sono rimasto stupito da quanta differente musica si possa trarre da un medesimo strumento, il pianoforte. Così nei brani di Taylor possiamo ritrovare una smisurata energia e intricati poliritmi che in qualche misura richiamano l’Africa mentre l’arte di Tingvall è profondamente radicata nella cultura europea e in modo specifico nella grande musica del Nord Europa caratterizzata da grandi aperture, profondi silenzi e dolce malinconia. Una musica difficilmente etichettabile che ha indotto qualche critico ad affermare, non senza ragione, che si tratta di una forma di musica che non conosce classificazione di genere collocandosi vicino sia a Edvard Grieg sia al Chick Corea delle ‟Children‘s Songs”.
Nel concerto romano Martin ha presentato brani provenienti dai suoi ultimi due album per solo piano, ‟En ny dag”, del 2012 e “Distance” uscito di recente. (altro…)