Cassius Clay. Il pugile che danza

La morte di Cassius Clay – o se preferite Muhammad Alì – mi ha colto di sorpresa e sconvolto dal più profondo dell’animo. E a questo punto molti di voi si chiederanno: ma che c’entra un pugile, per quanto grande, grandissimo, con la musica?
Forse niente… o forse no: bisogna intendersi sul concetto che ognuno di noi ha di musica, sul significato profondo di questa parola e soprattutto sul dove ritrovarla al di fuori delle sedi deputate.
Cassius Clay è sempre stato uno dei miei atleti preferiti e senza alcun dubbio il pugile che da sempre considero il più grande, il MIGLIORE. Ricordo quando vinse il titolo alle Olimpiadi di Roma nel 1960, ricordo tutti i suoi incontri trasmessi dalla televisione allora in bianco e nero, ricordo perfettamente quando si rifiutò di andare a combattere in Vietnam con la frase divenuta poi simbolica: “Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro”; ricordo la sua scelta di abbracciare l’Islam e di cambiare il suo nome in Muhammad Alì; ricordo il sempre maggiore coinvolgimento nel sociale e ricordo benissimo tutte le polemiche che fecero seguito a questa scelta del campione e la discriminazione cui fu oggetto da parte probabilmente anche di chi oggi piange la sua scomparsa. E ricordo bene le prime apparizioni pubbliche in cui l’inesorabilità del male che l’aveva assalito si appalesava in tutto la sua drammaticità. Insomma ricordo bene le tappe della vita di questo personaggio che mi ha sempre affascinato e in cui ho sempre visto uno stretto collegamento con la musica, con il jazz. (altro…)