PercFest di Laigueglia: la seconda serata di grande Jazz

Le raffiche di vento che imperversavano ieri sera su Laigueglia non hanno fatto che diffondere ancora meglio la musica che Rosario Bonaccorso ha scelto per la sua seconda serata di questo PercFest arrivato al suo ventennale. E il pubblico non si è fatto per nulla intimidire: tanta gente, vestita “a cipolla” (raccogliendo il suggerimento lanciato sui social dello stesso direttore artistico), piazza gremita, poco più in là delle 21:30 il Jazz ha preso il via con un trio eccezionale: lo Sparkle Trio del batterista Lorenzo Tucci

Sparkle Trio

Lorenzo Tucci: batteria
Luca Mannutza: pianoforte
Matteo Bortone: contrabbasso

Sparkle significa “scintillante”, e sinceramente non troverei un aggettivo migliore per definire la performance di Lorenzo Tucci che in Trio con i suoi due eccellenti musicisti ha presentato il suo nuovo disco, Sparkle , appunto, edito da Jando Music – Via Veneto Jazz.

Un’ora  (il tempo è tiranno, dice lo stesso Tucci mentre annuncia l’ultimo pezzo autodichiarandolo “bis”) di un Jazz entusiasmante, carico di energia, di momenti esaltanti, o poetici, o divertenti: ad un concerto così non si può che emozionarsi e divertirsi.
Ci sono artisti che hanno una particolare capacità di tenere il palco e di catturare l’attenzione del pubblico. E non lo fanno gigioneggiando, ammiccando, semplificando, scendendo a compromessi: riescono a farlo con la loro ferrea preparazione che permette loro  di dedicarsi alla musica comunicando con il pubblico “stando senza pensieri”. La tecnica li assiste, e possono esprimere tutto quello che vogliono.
Comunicano senza perdere nemmeno un millimetro, un grammo, in qualità.
Tucci con il suo Trio è uno di quegli artisti: dunque se avrete l’occasione di ascoltare Sparkle dal vivo assisterete ad un Jazz spettacolare e travolgente.
Si comincia con un brano melodico (tutti i brani sono stati composti dallo stesso Tucci) , “Past”, che passa da una dolcezza iniziale, ad una bella atmosfera “latin”, per poi gradualmente arrivare ad uno swing elegante e allo stesso tempo intenso, ritornando infine all’atmosfera iniziale: questo gusto raffinato di costruire la musica secondo un percorso dinamico ricco di sorprese ha caratterizzato tutti e cinque i pezzi in scaletta (brani rigorosamente originali dello stesso Tucci) di un concerto che non esagero a definire memorabile. Ho come testimone tutto il pubblico in piazza.
Hope (con il suo tema dolce reso in modo impeccabile dal contrabbasso di Bortone), So one (con il suo riff di pianoforte irresistibile che Mannutza cura e sviluppa con un’energia contagiosa) Keep Calm (che ti viene da cantare insieme ai musicisti, mentre guardi ed ascolti a bocca aperta i prodigi ritmico-melodici della batteria), sono tutti pezzi che hanno la vitalità di crescendo dinamici, cambi di ruolo, sonorità che si assottigliano e si rimpolpano di continuo: Tucci passa dai mallets alle spazzole alle bacchette mantenendo sempre una raffinatezza espressiva, anche nei momenti più energici, anche durante gli assoli più incredibilmente complessi.
Le continue, improvvise svolte verso vibrazioni inaspettate, i cambi di registro (che prevedono anche momenti di virtuosismo, certo, ma mai vetrificati in un narcisismo autoreferenziale, o nell’esibizione smaccata) sono sempre finalizzati alla musica.
Si ascolta autentico Jazz, ci si diverte senza che mai il livello si abbassi. Per ottenere questo bisogna essere musicisti bravissimi e preparatissimi: il risultato è a dir poco elettrizzante.
Tucci si conferma batterista fenomenale. E con lui Luca Mannutza si ribadisce pianista pieno di grinta, idee, e dalla versatilità non comune, e Matteo Bortone contrabbassista capace sia di cantare temi con un suono rotondo e pieno, sia  di reggere con creatività i momenti ritmici più adrenalinici.
Quando i tre artisti hanno lasciato il palco, il pubblico era pronto ad almeno altri tre bis! Il Jazz, quando è fatto a regola d’arte, è più vivo che mai. W il Jazz

Ore 22:30
Norma Winstone Trio

Norma Winstone, voce
Glauco Venier, pianoforte
Klaus Gesing, sax soprano e clarinetto basso


Ho sempre pensato che “sperimentare” sia fondamentale così come è fondamentale che la sperimentazione abbia un suo fine, una sua efficacia per “progredire”, in qualsiasi campo essa avvenga: artistico o scientifico che sia.
Ci sono artisti come Norma Winstone che sperimentano tutta la vita perché trovano di volta in volta soluzioni espressive e stilistiche e, fatto lo scatto in avanti, hanno bisogno di esplorare ancora altre vie, ricominciando un cammino nuovo ricco di ciò che hanno alle spalle , per andare alla ricerca ancora di qualcosa d’altro.
Tutt’altra cosa dai musicisti che confondono il mezzo con il fine, e che sperimentano tutta la vita senza trovare mai una “soluzione”. La sperimentazione diventa il traguardo in se stessa, formando una specie di spirale che non finisce mai, e che non porta alcuna novità: solo ostica noia.
Norma Winstone appartiene dicevo alla prima categoria. Da sempre trascina via lo stilema usuale della “cantante di Jazz” facendo fare passi (in avanti) da gigante alla categoria delle vocalist .
Ne ha data ennesima prova durante il secondo concerto in programma di questa splendida serata di musica, insieme a Glauco Venier al pianoforte e Klaus Gesing al sax soprano e clarinetto basso.
Una voce dal timbro cristallino, pieno di sfumature, potente e gentile, che Norma Winstone espande, minimizza, e soprattutto tende a fondere, il termine esatto è fondere, con gli strumenti a sua disposizione in questa compagine che già di per sé è originale. Gli strumenti a fiato sono voci l’una l’opposto dell’altra (soprano e basso) e la voce di Norma si inserisce e si intreccia alle evoluzioni di Klaus Gesing percorrendo questo ampio arco di suoni da un registro all’ altro con una malleabilità che lascia stupiti. L’apporto fondamentale e suggestivo del pianoforte di Glauco Venier costruisce soluzioni armoniche e atmosfere veramente originali.
Se tenete conto che per un concerto di questa raffinatezza, connotato da momenti quasi cameristici (compresi gli scambi in duo tra pianoforte e sax e clarinetto) un’intera piazza è ammutolita per una sorta di incantesimo musicale, potete intuire che carisma e che polso abbia avuto questa interprete, nonostante la sua estrema delicatezza.
Il repertorio ha spaziato molto, perché ogni brano per Norma Winstone e per i suoi musicisti è materia prima plasmabile e passibile di metamorfosi, sia che esso sia pop come “Live to tell” di Madonna, sia che esso sia uno standard tra il più amati come “Every time we say goodbye”, bis caldamente acclamato dal pubblico .

Il fenomenale Rosario Bonaccorso ha fatto centro ancora una volta, portando sul palco due concerti veramente strepitosi, e di classe.

Stasera altra musica, domani un altro report per voi!