Nicola Mingo in quartetto sabato 2 luglio all’Alexanderplatz

Nicola Mingo con Rosciglione

Sabato 2 luglio si chiude la stagione 2015-2016 dell’Alexanderplatz, il celebre e storico locale di Roma. Sul palco il quartetto del chitarrista Nicola Mingo che presenterà un repertorio tutto incentrato sull’album “SWINGING”. Accanto a lui un tris di straordinari musicisti italiani quali Ettore Carucci  al piano, Giorgio Rosciglione  al contrabbasso e Gegè Munari  alla batteria.

Bene ha fatto l’Alexanderplatz a voler chiudere l’anno con questa che, almeno per un certo tipo di jazz, al momento non ha eguali nel nostro Paese. Mingo si è oramai affermato come uno dei  migliori chitarristi bop del Vecchio Continente e questo album, “SWINGING” ne è la migliore conferma.

La formazione con cui il chitarrista napoletano si ripresenta al suo pubblico questa volta è leggermente diversa in quanto al pianoforte siede Ettore Carucci, eclettico pianista che grazie alle sue doti ha collaborato con molti musicisti di fama internazionali quali Bob Mintzer, Erick Marienthal, Sonny Fortune, Michael Rosen, Sarah Jane Morris, Philip Catherine, Gerry Bergonzi.

Giorgio Rosciglione e Gegè Munari sono due vere e proprie glorie del jazz nazionale sui quali non c’è bisogno di spendere ulteriori parole dato che tutti gli appassionati li conoscono molto bene.

Strauss e Zemlinsky: poesia in divenire

Se si dovesse evocare, per il ventesimo Secolo, un nome soltanto a testimonio di quella succursale della modernità che prende il nome di avanguardia, nessuno penserebbe a Richard Strauss.
Forse erroneamente.

Nato nel 1864 e scomparso nel 1949, è il più importante e noto compositore del periodo cosiddetto tardoromantico. Che significa? In parole (troppo) semplici, che egli continuò ad adottare il sistema tonale anche dopo la rivoluzione di Schönberg, la dodecafonia, approntata quando era molto giovane e che mai lo interessò se non marginalmente per soluzioni particolari (penso ad alcuni luoghi del melodramma “Elektra”).

Se però, come dicevamo, il sistema accordale è, di principio, quello tradizionale inaugurato dal Rameau, per nulla tradizionale – per contro – è in Strauss la maniera di declinare questo linguaggio: l’imprevedibilità delle concatenazioni tonali, la gravida ricchezza delle melodie, spesso soggette a complicate permutazioni, il caleidoscopio strumentale e soprattutto la stratificazione dell’armonia fanno del suo stile un modello di eleganza.
Molto condivisibile appare la tesi di Quirino Principe che, nel suo bel saggio-biografia sul compositore monacense, tende a collocarlo nel novero di chi guarda al futuro, pur restando ancorato a un passato vagheggiato come irraggiungibile.
Benché Strauss risentisse di indubbie influenze wagneriane, il poema sinfonico “Till Eulenspiegels lustige Streiche” op.28, composto tra il 1894 e il 1895, non è opera d’epigono.
Vuol raccontare gli scherzi e le avventure di quel personaggio di fantasia molto popolare in Germania. I due temi che rappresentano Till sono presentati, rispettivamente, dal corno e dal clarinetto: il tema del corno descrive l’esteriorità del carattere, lo spirito giocoso; quello affidato al clarinetto è più elaborato, quasi a simboleggiarne l’ingegnosità. Il discorso è ricco di sorprese, pur tuttavia molto saldo nelle sue parti costituenti. Lunghe inquadrature di suggestivi paesaggi, confessioni intime, sorprese: tutto si tiene in un memorabile capolavoro che ha anche la caratteristica di spingere taluni strumenti (come ad esempio il succitato corno) a virtuosità inaudite nell’ambito della scrittura orchestrale. (altro…)