Una fotocronaca con gli scatti di Carlo Mogavero e (poche) parole

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Sono stati tre giorni intensi quelli a Cumiana, che per un weekend ricco di musica ed incontri è diventata una piccola capitale non solo di Jazz. Il JazzitFest non è un festival di Jazz, ma un’opportunità reciproca offerta, nella totale libertà dai finanziamenti pubblici, tra musicisti, operatori del settore, e una città, che si anima con una unica filosofia: condividere cultura, per libera scelta e con apertura mentale verso l’altro.
Ciò che anche in questa quarta edizione ha caratterizzato il JazzitFest è stato il fervore delle idee, la volontà dell’incontro, la nascita spontanea di collaborazioni nuove, il lavorare anche duramente (tantissimi i volontari coinvolti in questo ambizioso progetto del patron Luciano Vanni) e la gioia della condivisione. I partecipanti al festival, con le loro “Residenze Creative” (ovvero la propria professionalità messa a disposizione di tutti per tre giorni, in un arricchimento reciproco continuato) sono stati ospitati dai cittadini di Cumiana, che sono stati premurosi e felici di incontrare i “forestieri”, accolti come se fossero gente di famiglia: io per prima nella bellissima casa di Piercarla Vai e Guido Polliotto, diventati miei nuovi amici.
La mia residenza creativa era nel bellissimo Bed & Breakfast Villa Palmitia: ho intervistato tanti musicisti e non solo musicisti, e con me a fotografarli c’è stato anche Carlo Mogavero. Carlo (come me del resto) è stato in giro anche per la città a fotografare l’ atmosfera di tre giorni irripetibili, che abbiamo deciso di documentare per voi con molte foto e le mie poche parole.

Il viaggio comincia dandovi un’idea di come una città si trasforma con il lavoro di tutti i suoi abitanti per accogliere un evento così importante: un filo rosso simboleggia la comunità unita e ne unisce infatti tutti gli edirfici del centro storico, con il lavoro allegro e instancabile  dei volontari. [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]

Ogni edificio diventa base per incontri, lavoro, musica. Le case e gli edifici pubblici si aprono agli ospiti. [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]

 

 


La città scopre… la città, si appropria dei propri spazi in una chiave diversa, scopre la vitalità della condivisione [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]

Nelle residenze creative si lavora. Questa è la mia, nella bellissima Villa Palmitia, un Bed&Breakfast che ospita ma che si apre come spazio (freschissimo e suggestivo) per le mie interviste e per le foto di Carlo Mogavero [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]

Ed ecco il Jazz! E non solo Jazz.  Nei quattro palchi disseminati per Cumiana si avvicendano gruppi, musicisti, poeti, che si mescolano, anche. I giovani fanno conoscere la loro musica davanti a tanta, tantissima gente, fatta di cittadini ma anche di esperti, operatori del settore, discografici: un’opportunità irripetibile. C’è la fantastica Big Band della Elon University. E ci sono anche Jazzisti di fama internazionale, confluiti qui al JazzitFest e che trascinano il pubblico con performance entusiasmanti. Ma mettono anche a disposizione la loro professionalità con i loro workshop [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]


E poi ci sono i momenti di relax, in cui si gode la città. [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]


Strumenti musicali [CLICCATE SU OGNI FOTO PER INGRANDIRLA]


L’anno prossimo JazzitFest sarà a Feltre: il passaggio di consegne è già avvenuto a Cumiana, con tanto di sbandieratori. Un’altra città che attraverso il Jazz, la musica, gli incontri si riscoprirà vitale, solidale, culturalmente florida di iniziative. La musica qui a Cumiana, è stata tanta, la gente ancora di più. Al termine del Festival e ad oggi le pagine fb dedicate si sono animate di filmati, foto, ringraziamenti, contatti, scambi che ancora continuano. Essendoci stati in prima persona, possiamo dire che “l’esperimento” (le virgolette sono perché oramai JazzitFest comincia ad essere una realtà, un modo, un sistema alternativo di fare cultura piuttosto consolidato) sia riuscito e soprattutto sia promettente. Esortiamo chiunque abbia  la curiosità di capire dove sia la novità di questo modo di esportare cultura ad immergersi almeno una volta in questa esperienza: unico modo per farsi davvero un’idea. Il JazzitFest non è un festival del Jazz: è un progetto strutturato, ad ampio raggio, che parte dal Jazz ma che va oltre. E’ un progetto culturale, con il quale si può anche non concordare ma per giudicare il quale occorre liberarsi dai triti parametri che, specialmente nei social, vengono a volte sbandierati con colpevole superficialità. Prima si devono cambiare occhiali e poi si può farsi un parere, anche contrastante, ma strutturato sulla realtà e non su icone stantie.

Daniela Floris e Carlo Mogavero

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares