Gli “Scanzonati” Mirabassi, Balducci, Modugno e Riondino nel “Giardino Ritrovato”

Scanzonati

Ci sono alcune serate, come quella che si è svolta nel meraviglioso giardino di Palazzo Venezia a Roma,  che ti mostrano un mondo che ti eri dimenticato. Che ti fanno ricordare che esistono la bellezza, la profondità, ma anche la leggerezza, l’ironia. E che ti svelano  anche quanto bella possa essere la musica, quando è suonata con la grazia e la perfezione di Gabriele Mirabassi, Pierluigi Balducci, Nando Di Modugno.  Con loro, David Riondino, che ha deliziato il giardino con letture poetiche e ironiche anch’esse aggraziate, sottili, ilari, tenere.
Un po’ difficile rendere a parole l’incanto, la piccola oasi di bellezza che questi quattro artisti sono riusciti a creare con suoni e parole nell’ambito della rassegna “ Il giardino ritrovato”, quello appunto, meraviglioso, di Palazzo Venezia.
Giardino ritrovato e “Amori sospesi”, così si chiama il Trio. E “Scanzonati” è lo spettacolo (anzi il “Concerto per trio e voce disturbante) che comincia con la voce di Riondino che, fuori campo, legge  Uma Palavra di Chico Buarque, l’ omaggio alla parola di un grande poeta – musicista.
Subito dopo, comincia la musica.  Che è un viaggio in Brasile, ma anche nei Girasoli di Henry Mancini, nelle composizioni originali di Gabriele Mirabassi, di Modugno e di Balducci, e che è tutta una suggestione di meraviglie sonore.  Un po’ perché clarinetto, chitarra e basso acustico insieme hanno un suono intenso e allo stesso morbido: sono poesia essi stessi. E un po’ perché la cura, la amorevole cura con cui ogni singola nota viene emessa da ogni singolo strumento è emozionante, percettibile in ogni vibrazione di corda e ad ogni vibrare di ancia: e questo significa dinamiche incredibilmente raffinate , “pianissimo” dal soffio a “forte” intensi e sempre, sempre bilanciati in un ascolto reciproco continuo. La poesia della musica che incontra la poesia della parola: quando David Riondino legge le deliziose poesie del poeta umoristico Ernesto Ragazzoni, il clarinetto segue docile la metrica del ritornello, appoggiando, sottolineando, dolcemente esaltando il significato di quelle parole così surreali ed eteree e ironiche:

Elegia del verme solitario

Solo è Allah nel Paradiso
del Profeta Makometto
solo è il naso in mezzo al viso
solo è il celibe nel letto,
ma nessun, da Polo a Polo,
come me sul globo è solo,
né mai fu, per quanto germe
ebbe lune del lunario,
perch’io solo sono il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario

.



E quando, come dicevo, si arriva ai Girasoli di Henry Mancini, la chitarra di Nando Di Modugno canta il tema, insieme a quella meraviglia di basso acustico dal timbro così pieno e, un po’, per noi inusuale, e l’aria diventa struggente, nostalgica, quasi dolente. Quando entra il clarinetto di Gabriele Mirabassi quasi ci si commuove, ascoltando in quel giardino isolato dal chiasso di Roma che pare impossibile essere stato in mano ad un dittatore che di certo nulla avrebbe colto di questa musica e di queste parole.
E poi c’è Fryderyk,  l’omaggio a Chopin scritto da Pierluigi Balducci, e Amori sospesi , di Nando Di Modugno, e Choro Dançado di Maria Schneider, e Frevo di Egberto Gismonti: tutti brani pieni di pathos, di equilibrio, di bellezza, e suonati con maestria. Quella maestria che quando la incontri ti ricordi cosa è che ti ha fatto innamorare della musica. Ti ricordi perché amavi così tanto la chitarra: perché la si può suonare come la suona Nando Di Modugno, con quella chiarezza espressiva che ti disvela tutte le voci, tutte le armonie, tutti i colori possibili. Ti ricordi perché amavi tanto il clarinetto: perché lo si può suonare come lo suona Gabriele Mirabassi, che lo tramuta in una voce, che parla e canta, senza parole.
Ti stupisci davanti a quel basso che prima di allora sapevi solo che esistesse ma non avevi mai sentito suonare, e che Pierluigi Balducci ti svela in tutta la sua gentile possenza di strumento  dagli armonici affascinanti.
In più ridi, perché ascolti le composizioni di “Joao Meschinho”. Alias David Riondino, che canzona un po’ l’amore infinito di Mirabassi per il Brasile: e ti ricordi cosa vuol dire ridere  con l’ironia sottile e non  artifizi pecorecci degli show televisivi. E conosci un poeta, Ragazzoni,  che non conoscevi se non perché qualcuno un giorno lo aveva, ti sembra, nominato.
Al termine di questo spettacolo, in un posto bellissimo, esci arricchito. Sapendo che c’è un altro livello di percezione della vita, possibile, che ti eri quasi dimenticato, in questo momento storico. Che non c’è solo bruttura, e annaspare, e dolore e dispiacere: ma che se si perseguisse la bellezza, la gentilezza, la cura, l’ironia, il mondo sarebbe migliore, e basterebbe poco. Se tutti fossimo più seriamente… scanzonati.