La settima edizione del Festival guidato con mano sicura da Marcello Rosa

Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Max lazzarin

Grazie alla sapiente regia di Marcello Rosa, direttore artistico nonché anima e motore della manifestazione, il Tolfa Jazz, svoltosi dal 22 al 24 luglio scorsi, ha oramai raggiunto una sua precisa fisionomia che si sostanzia nell'essere l'unico festival del jazz italiano dedicato, in qualche modo, alla città di New Orleans. Ma attenzione: l'omaggio non si declina attraverso la riproposizione di vecchi temi nello stile della Città del Delta quanto nel ricreare un certo clima e soprattutto nel proporre una serie di gruppi che in qualche modo riescano a far rivivere tutte le molteplici istanze che oggi animano la scena di New Orleans.
Ecco quindi le Street Parade a colorare le vie di Tolfa, ecco sabato 23 luglio la splendida Street Parade con Pink Puffers Brass Band e il Centro Artistico di Balletto di Tolfa: è stato davvero emozionante vedere tante bambine divertirsi e danzare nell'interpretazione della fiaba “La principessa e il ranocchio”.
Sotto il profilo strettamente musicale, questa settima edizione del Festival ci ha proposto tanta musica, tutta di qualità, spesso trascinante.
Ad aprire il Festival, nella splendida cornice dell'anfiteatro all'interno della villa comunale, il gruppo del sassofonista Simone Alessandrini con il progetto “Storytellers”: Antonello Sorrentino tromba, Riccardo Gola basso ed effetti, Riccardo Gambatesa batteria cui si è aggiunto quale special guest il grande sassofonista . Il quintetto ha proposto un jazz fresco, attuale che però non disdegna la tradizione: sono bastati pochi passaggi, un sound particolare per evidenziare come Alessandrini conosca assai bene la storia del jazz. La front-line si misura con composizioni originali evidenziando un'intesa perfetta ed una grande capacità espressiva: pur non potendo contare su uno strumento armonico, le linee dei fiati si incontrano, si intersecano ad elaborare melodie ora minimali ora più complesse in cui l'equilibrio fra pagina scritta e improvvisazione si mantiene su livelli di assoluta eccellenza. Il tutto sorretto da una ritmica puntuale e propulsiva. Il progetto prende le mosse dalla decisione del sassofonista romano di raccontare in musica alcuni aneddoti accaduti durante la seconda guerra mondiale, appresi dal nonno.

marcello_rosa_

A seguire una band che vi avevamo presentato poco tempo fa: la New Talents Jazz Orchestra diretta con piglio e sicurezza da Mario Corvini, che ha rivolto un omaggio a Marcello Rosa eseguendo esclusivamente sue composizioni. E che la musica di Rosa sia ben strutturata, ben scritta e ben ancorata alla tradizione senza per questo trascurare stilemi più moderni non è certo una novità. Di qui oltre un'ora di jazz godibile, con arrangiamenti ben delineati, con spazi solistici e pieni orchestrali che hanno richiamato alla mente il periodo d'oro delle big band. Così abbiamo ascoltato in rapida successione ”Walking Down Tolfa Sreeet”, che è anche la sigla dell'intera manifestazione, “Bopo”, dalle iniziali di Boltro e Ponissi con cui Rosa aveva registrato questo brano, ”Blue Camel”, “Celia's Strut”, “Bud Swingman” dedicato a Bud Freeman e magistralmente interpretato da Francesco Bearzatti ospite d'onore dell'orchestra per questo brano, “Fan Funk”, con 8 tromboni (tra i quali Marcello Rosa), due tuba più sezione ritmica, “We Shall Over Come”, unico brano non di Rosa e a chiudere “Number One” con un pregevole assolo di Mario Corvini. Tutti questi brani, con gli stessi arrangiamenti che abbiamo sentito a Tolfa, sono contenuti nell'ultima produzione discografica di Rosa, “Number One”. E sempre di Marcello Rosa era il brano “Un Blues” che sabato 23 luglio ha fatto da colonna sonora, con tre tromboni sovraincisi, al concerto per tre ballerine e trombone con le coreografie di Marilena Ravaioli.
E veniamo, quindi, alla serata di sabato. In apertura il cornettista Gianluca Galvani, con il suo ensemble, ad interpretare composizioni di alcuni grandi del jazz degli anni '20 e '30 quali Louis Armstrong, Eddie Condon, Fats Waller… Il gruppo presenta, tra gli altri, Sebastiano Forti – sax soprano e tenore, clarinetto, voce – ; figlio di Francesco Forti, grande interprete dello stile New Orleans, anche Sebastiano evidenzia tutto il suo amore per la musica afroamericana e quella creola e la sua straordinaria capacità di interpretarle con trasporto, pertinenza e indubbia classe.
A seguire altro set assai interessante: protagonisti Max Lazzarini e The Lazy Pirates con la vocalist Stephanie Ghizzoni in veste di special guest. Sulla scena oramai da tanti anni, Max “Alligator” Lazzarini si è imposto alla generale attenzione grazie al suo stile che coniuga i vari aspetti della musica di New Orleans oggi, da quella afroamericana al funky, dal blues al gospel.
Trascinante come suo solito la Ghizzoni che ha contribuito non poco alla bella riuscita del concerto.
A chiudere la lunga, forse troppo lunga, serata la blueswoman Francesca De Fazi. Interprete, autrice e chitarrista di fama internazionale, Francesca De Fazi, cresciuta musicalmente negli Usa, vanta collaborazioni con grandi del jazz e del blues. Ancora una volta il suo set è stato letteralmente trascinante con molti spettatori a ballare davanti al palco sulle note della sua chitarra e della sua voce.
Tutto bene, quindi? Sotto il profilo artistico e musicale assolutamente sì anche se a nostro avviso, sarebbe stato meglio spalmare i su tre serate anziché due.
Invece la macchina organizzativa abbisogna di un qualche aggiustamento, magari per rendere più agevole il lavoro di chi viene a seguire il festival per motivi professionali ed indurlo quindi a venire anche l'anno dopo, ad onta degli ultimi ventuno chilometri che portano a Tolfa e che qualcuno, con grande, ma grande coraggio, definisce “panoramici”.

Articoli scelti per te:

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

Commenti

commenti

Shares