“Luys i Luso” di Tigran Hamasyan. Poesia da un mondo lontano
“Classica” o “concertistica” sarebbe la musica intesa come Pensiero, cristallizzato in quel sudario che prende il nome di Spartito, il quale rimane lettera morta finché un esecutore non decida di infondergli nuova vita. Il ‘nomos’ scritto viene abitualmente considerato superiore per via di un pregiudizio contratto nella notte dei tempi, sul quale non ci dilungheremo. Ma la stessa musica concertistica, nella propria storia, ha notoriamente e non di rado annesso a sé anche l’elemento improvvisativo, la creazione estemporanea, affidandola agli esecutori in una sorta di corpo mistico.
Questa coesistenza di forme alternative del racconto musicale fa tornare alla mente certe luminose parole di Italo Calvino a proposito dell’unione amorosa di Lettore e Lettrice uniti nello stesso letto : ”…reduci da universi separati, vi ritroverete fugacemente nel buio dove tutte le lontananze si cancellano, prima che sogni divergenti vi trascinino ancora tu da una parte e tu dall’altra…”
Il disco che propongo al vostro ascolto (ricordo che questa non è rubrica di recensioni, non sono critico musicale, ma di semplici consigli discografici), “Luys y Luso” ( significa “luce dalla luce”) di Tigran Hamasyan è un’esplorazione della musica sacra armena. Patrimonio di straordinaria bellezza qui riproposto per coro e pianoforte. Diverse orbite s’intersecano: il canto popolare, la scrittura, l’improvvisazione… Diremmo anche: la preghiera. (altro…)