“A proposito di jazz” cambia pelle

Cari amici,

anche il 2016 sta per andare in archivio e quindi ci sembra giusto tracciare, insieme a voi, un bilancio della nostra attività. Consentitemi, quindi, di iniziare queste poche righe con un sentito ringraziamento ai nostri lettori che ci seguono con affetto non risparmiando elogi.. ma anche critiche il più delle volte ben motivate. Il numero di chi ci legge è in costante crescita tanto che chiuderemo l’anno con un incremento del 20% nelle visite e oltre il 100% in più di pagine viste. Anche la frequenza di rimbalzo è scesa quasi a niente (15%). Ovviamente il buon successo dipende, sarebbe sciocco nasconderlo, anche dalla  buona qualità del servizio offerto e al riguardo è doveroso un ringraziamento ai miei più stretti collaboratori, Simone Minzi, che sin dall’inizio ha fornito quel supporto tecnico senza cui “A proposito di jazz” mai sarebbe esistito, e Daniela Floris che, venuta subito dopo a barca avviata, è stata  fondamentale per far lievitare il tasso qualitativo del sito, dato che a mio avviso (e non solo a mio avviso) è uno dei pochissimi personaggi che quando scrive di musica sa cosa dice avendone studiato i più intimi meccanismi ed essendo perciò in grado di capire esattamente cosa i musicisti stanno facendo.

Nell’intento di allargare i nostro orizzonti abbiamo acquisito altri collaboratori che condividono con noi la passione per questa musica dato che, come dirò più avanti, quel che ci spinge non sono certo i soldi. Avete avuto, quindi, l’occasione di leggere contributi provenienti da Parigi con Didier Pennequin (uno dei critici più stimati della scena pubblicistica francese), dalla Lapponia svedese con Luigi Bozzolan eccellente pianista e didatta; per restare entro i confini nazionali ecco Luigi Onori e Marco Giorgi due critici che non hanno certo bisogno di ulteriori presentazioni cui si sono aggiunti dal nord-est del nostro Paese Marina Tuni e Angelica Montagna, e Amedeo Furfaro dalla Calabria; ultimo, ma non certo in ordine di importanza, il maestro Massimo Giuseppe Bianchi che ha aperto uno spazio dedicato alla musica classica, anche contemporanea, che ha avuto uno straordinario successo.

Come accennato, tutto questo si muove sulla base di una parolina che oggi non è così facile trovare: passione. In effetti da quando è nato “A proposito di jazz” il sottoscritto non ha visto un solo euro. Mi si potrebbe chiedere: allora perché lo fai? La risposta è molto semplice: avendo dedicato tutta la mia vita al giornalismo (economico e musicale) una volta andato in pensione non mi andava di appendere la penna al chiodo. Né mi andava di lavorare ancora “sotto padrone” vista la situazione allucinante in cui versa oggi il mondo dell’informazione nel nostro Paese. Di qui la decisione di creare qualcosa di personale che mi consentisse da un canto di proseguire nella mia professione dall’altro di dedicarmi a ciò che in questa fase della mia vita mi interessa maggiormente, il jazz (moglie e figlio esclusi naturalmente, scusate la precisazione ma ne va della mia sopravvivenza).

Sono stato fortunato nel trovare quei collaboratori che ho ringraziato e abbiamo intrapreso una navigazione che sta proseguendo felicemente. Al riguardo devo riprendere un discorso spinoso che Daniela Floris ha già affrontato su Facebook. Uno dei compiti più delicati per un sito come il nostro è quello delle recensioni discografiche; l’ho detto molte volte ma forse è il caso di ripeterlo: il fatto che noi riceviamo gli album (dato anche il numero degli stessi) non ci obbliga in alcun modo a recensirli, chi dovesse pensare che l’invio di un CD implica automaticamente la sua recensione o anche semplicemente una segnalazione, si sbaglia e farebbe bene a non inviarci alcunché. L’unica cosa che posso affermare è che ogni album verrà da me personalmente ascoltato con attenzione e vi assicuro che non è un impegno da poco. L’equivoco che bisognerebbe sciogliere una volta per tutte è che noi non siamo promoter, quello è un altro lavoro, che potremmo anche svolgere singolarmente ma che, in quanto lavoro, implica una prestazione ed una controprestazione… in parole povere è un lavoro che va retribuito. La recensione, la presentazione, la segnalazione su “A proposito di jazz” è qualcos’altro, è un’attività di servizio che svolgiamo gratuitamente a vantaggio dei lettori e dei musicisti, anche in quei casi in cui i nostri giudizi non sono positivi in quanto cerchiamo di avanzare delle critiche che in qualche modo siano costruttive. Purtroppo non sempre le cose vanno in questo modo. I musicisti (non gli artisti) spesso sono ipersensibili per cui finché scrivi bene nulla quaestio ma se poco poco ti azzardi ad avanzare qualche dubbio allora nel migliore dei casi non capisci alcunché, nel peggiore sei un venduto alla casa discografica concorrente. C’è stato un musicista che è arrivato a minacciarmi “sei finito” senza però specificare a che sorta di fine si riferisse… e via di questo passo.

Comunque, come potete constatare, sono ancora qui. E vorrei chiudere con una precisazione: per motivi strettamente organizzativi, dal prossimo anno “A proposito di Jazz” si trasferisce su altro dominio e quindi probabilmente cambia nome. Ovviamente sarete informati attraverso la newsletter e attraverso avvisi che pubblicheremo su questo stesso spazio.

Nella certezza che continuerete a seguirci con l’attenzione di sempre, vi auguro un BUON NATALE per chi ci crede e un FELICE ANNO NUOVO a tutti.

Federico Bonifazi trio ft Babacar Sall 16 dicembre ore 21.30 Torino Jazz Club

Venerdì 16 dicembre 2016 alle ore 21.30 in occasione della prima edizione dell’Afro Jazz Festival di Torino, il pianista e compositore jazz Federico Bonifazi si esibirà in trio presso il Torino Jazz Club (Piazzale Valdo Fusi, 1) accompagnato da Alessandro Minetto (batteria) e Stefano Risso (cb) affiancando uno dei maggiori interpreti della musica africana, la star internazionale Babacar Sall. Il concerto che sarà anche l’occasione per presentare l’ultimo lavoro discografico di Federico Bonifazi “You’ll See” registrato a New York con Eric Alexander (St), John Webber (b), Jimmy Cobb (d) e prodotto dalla Steeplechase Production, offre al pubblico un continuo dialogo dei musicisti sia nell’esposizione dei temi originali che nei momenti improvvisativi, dando vita ad una musica profonda che intreccia i ritmi serrati di Babacar Sall con le melodie e le armonie del trio di Bonifazi. L’Afro Jazz Festival, dedicato alle sonorità africane” che, dopo essere stata elemento fondante del Jazz , re-incontra il jazz sul terreno delle origini, dei ritmi, della danza, nasce dalla “grande curiosità reciproca ed una speciale sensibilità verso le musiche di tradizioni lontane” ed è organizzato dal Consorzio Piemonte Jazz, in collaborazione con Ancos – Confartigianato, G.A.C.S e con il patrocinio della Regione Piemonte. Babacar Sall, che è anche danzatore e coreografo e proviene da una famiglia di grande tradizione di suonatori di Sabar (lo stretto e lungo tamburo solista che si suona con un bastoncino di salice o ciliegio), si è esibito in grandi festival internazionali

Federico Bonifazi, considerato uno dei nuovi talenti della scena musicale italiana degli ultimi anni, ha all’attivo diverse esperienze e tour che lo hanno portato a suonare in Europa e negli Stati Uniti con grandi nomi del panorama jazz nazionale ed internazionale tra cui Philip Harper, John Webber, Jimmy Cobb, Billy Kaye, Joel Frahm, Eric Alexander, Peter Giron, Paul Jeffrey, Antoine Banville, Emanuele Cisi, Aldo Zunino, Furio di Castri e molti altri ancora. Il suo ultimo CD “You’ll see” – registrato a New York con Eric Alexander al sax tenore, tra i più importanti solisti dell’ultimo decennio; e due mostri sacri del top jazz di tutti i tempi John Webber al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria, musicisti con un’enorme sensibilità, esperienza e di fama mondiale – testimonia come la musica di Bonifazi racchiuda in sé il giusto mix tra tradizione jazzistica internazionale e una creatività armonica di stampo moderno. Otto tracce frutto dell’estro compositivo del pianista umbro, per la maggior parte composizioni inedite scritte da Bonifazi per questo cd oltre ad un arrangiamento di un noto brano di Luigi Tenco, Vedrai Vedrai, totalmente ri-arrangiato e divenuto la “Title track” dell’album. Molti i richiami alla tradizione jazzistica internazionale da Coltrane a Bill Evans, ma anche alla musica colta con Chopin e Ravel. Bonifazi ha una facilità compositiva che gli permette il giusto equilibrio tra melodie cantabili e una fervida creatività armonica di stile moderno, a volte anche complessa. “You’ll see” concepito e realizzato con forte personalità artistica e con un’enorme generosità comunicativa, nel quale Bonifazi regge bene il confronto con i suoi compagni di viaggio che lo assecondano, lo seguono senza mai sovrapporsi, con l’umiltà e la discrezione che solo i grandi artisti posseggono e che rendono questo cd una vera e propria perla nella sua produzione musicale. Il CD “You’ll See” prodotto dall’etichetta “SteepleChase Production” è disponibile su tutte le piattaforme digitali (Itunes, Amazon, ecc.) e nel classico formato fisico.