IL VENTO DA EST PIEGA L’ERBA DELLA CONSUETUDINE

Nello stupendo romanzo di Julian Barnes “Il senso di una fine” si pronuncia, a un certo punto, la seguente affermazione: “ La nostra vita non è la nostra vita, ma la storia che ne abbiamo raccontato”. Si potrebbe dire altrettanto della storia della musica europea? Ben assestata e avviata sulle solide ‘coulisse’ di stili e autori celebrati, essa presenta, come tutte le invenzioni ‘a posteriori’, delle zone d’ombra. Non si dice alcunché di nuovo affermando che, della musica di alcuni stati, ben poco si conosce, un bel nulla si esegue. Prendiamo a esempio la Bulgaria: a parte la famosa ed eccellente compagine corale “Le Mystère des Voix Bulgares”, nota nello stivale perlopiù per il “Pippero”, nient’altro ci sovviene; e lo stesso si potrebbe dire degli altri molteplici aspetti, tutti molto ricchi, della cultura di un popolo la cui tradizione affonda le radici in terra greca, altra landa musicalmente misconosciuta. È quindi con curiosità che ho iniziato ad ascoltare “Wind from the East” (Geganew), il CD che la pianista italo-bulgara Victoria Terekiev ha dedicato a tre compositori della terra dei suoi avi. Tale curiosità poteva restare semplicemente sentimento in sé conchiuso destinato ad essere archiviato all’ascolto, invece man mano si è trasformata in piacere, infine in gioia. Cosa accomuna le opere che Victoria ha scelto per il suo disco? Sono pezzi brevi articolati in raccolte, “suites” di danze o studi melodici, come avviene spesso con la musica dei paesi dell’est dove mai si dimentica il legame con il folklore tradizionale e l’ispirazione si adatta particolarmente alle piccole forme. (altro…)