Antonella Vitale e Andrea Beneventano martedì a Officine San Giovanni

 

La vocalist Antonella Vitale e il pianista Andrea Beneventano, eccellenze del jazz italiano, martedì 21 febbraio, saranno gli ospiti della seconda serata ad “Officine San Giovanni” in Largo Brindisi, per le guide all’ascolto coordinate e condotte dal sottoscritto.
I due si muovono all’interno di un percorso dove le note predominanti del jazz tradizionale e quelle di estrazione più moderna si incontrano e si armonizzano , lasciando ampio spazio all’improvvisazione tra swing e ballades.
I due artisti interpretano con grande interplay frutto di un lungo e consolidato connubio artistico che li ha visti esibirsi sia sul palco sia in sala di registrazione.
Così non è un caso che il pianista figuri in alcuni degli album incisi dalla Vitale come solista, vale a dire “The look of love “ del 2003, “Raindrops” del 2007, “Songs in my heart” del 2013.
Alle Officine San Giovanni i due presenteranno un programma tutto basato sugli standards tra cui “For Heaven’s Sake di Meyer-Bretton-Edwards, “What Is Thing Called Love” di Cole Porter, “Yardbird Suite” di Charlie Parker, “With A Song In My Heart” di Richard Rodgers, “My Foolish Heart” di  Washington /Young.

Enrico Merlin, Valerio Scrignoli: Maledetti in concerto venerdì 17 febbraio

Venerdì 17 febbraio 2017
ore 21.00
Piccolo Teatro Radio
Vicolo Comunale
Meda (MI)

MALEDETTI
La Musica Galattica degli Area

Enrico Merlin | Electric guitar, banjo
Valerio Scrignoli | Electric guitar

ingresso a offerta libera;
offerta minima consigliata 5 euro

“Un disco dedicato alla musica degli Area, probabilmente il gruppo più rivoluzionario e innovativo della storia della musica italiana, è divenuto l’occasione per noi di rapportarci a quelle sonorità con un approccio personale e dissacrante. La musica che ne nasce non è ripetizione pedissequa, ma tensione verso la contemporaneità e frutto di una visione alternativa”. E’ una dichiarazione programmatica, quella di Enrico Merlin e Valerio Scrignoli: i due chitarristi elettrici – diversi per estrazione e orizzonti ma accomunati dalla libertà creativa e dalla voglia di esplorare ai confini tra i generi musicali – sono pronti ad uno dei lavori più ambiziosi delle rispettive carriere: Maledetti (Area Music), una rivisitazione – anzi una “reinvenzione” – originale, dissacrante, iconoclasta, di otto classici degli Area. Venerdì 17 febbraio 2017, al Piccolo Teatro Radio di Meda (MI), il duo presenta dal vivo il nuovo disco Maledetti, che uscirà proprio quel giorno.

Evaporazione, La Mela di Odessa, Cometa Rossa, Hommage à Violette Nozières, L’Elefante Bianco, Luglio, agosto, settembre (nero), Vodka Cola e Il Bandito del deserto: questi i pezzi degli Area che i chitarristi hanno scelto di interpretare, ovviamente alla luce della propria personalità e assecondando le scintille nate all’impronta in sala di registrazione. Non un disco di tributo, men che meno una sequenza di cover, ma uno spunto, uno stimolo, un trampolino di lancio per avventurarsi tra le possibilità improvvisative ed espressive offerte dalla musica degli Area. Non è un caso che le due chitarre si addentrino in brani così caratterizzati dalla voce di Demetrio Stratos oppure in pezzi del 1978, nei quali la riconoscibilissima chitarra di Paolo Tofani era assente; inoltre Merlin e Scrignoli lavorano anche su connessioni e soluzioni sorprendenti, tirando fuori citazioni che vanno dal tema di James Bond a Joe Zawinul, passando per Miles Davis e King Crimson.

Dichiara Enrico Merlin: “Quando ci è stato proposto di affrontare il repertorio degli Area, ho pensato che fosse una follia. Musica in cui gli elementi improvvisativi erano generati o strettamente collegati a composizioni molto strutturate, complesse, ricchi di polimetrie e multiritmie. Ci abbiamo lavorato un po’ su, e come per gli altri repertori “sacri” siamo riusciti (credo) a trovare una via alternativa all’interpretazione dei materiali, sui vari parametri musicali”. Rilancia Valerio Scrignoli: “Noi Maledetti abbiamo preso dei frammenti tematici della musica degli Area e lì dentro ci siamo buttati. Lasciandoci andare a quello che ci passava per la testa; molto è improvvisazione e anche il disco è un “live in studio” registrato in sei ore, quasi tutto d’un fiato”.

Enrico Merlin (1964) è una delle figure più poliedriche del panorama chitarristico internazionale. Strumentista, scrittore, divulgatore, docente e direttore artistico, è noto per lo spirito non convenzionale dei suoi progetti (dalle sue produzioni soliste a lavori come Molester sMiles e Frank Sinapsi), dei suoi saggi (in particolare Miles Davis), dei suoi lavori per il teatro. Valerio Scrignoli (1960) è attivo dagli anni ’80: chitarrista di estrazione jazz ma partecipe e appassionato in progetti “di confine”, dagli anni ’90 è una personalità presente nei principali festival jazz italiani ed europei. Tra le sue collaborazioni, spiccano quelle con Giulio Martino, Carlo Nicita e soprattutto Giovanni Falzone, con il quale ha lavorato in Around Jimi, Led Zeppelin Suite, Requiem Around Requiem e Rossini Barbiere.

Maledetti è prodotto da Musicamorfosi, l’attivissima associazione musicale del milanese diretta da Saul Beretta che da quasi venti anni organizza festival, produce musica e dischi senza confini fra i generi, puntando sempre verso progetti innovativi e di grande qualità culturale. Merlin e Scrignoli presenteranno nuovamente Maledetti giovedì 2 marzo 2017 alle ore 18 in Fondazione Mudima: uno degli spazi culturali milanesi che fu più legato alla figura di Gianni Sassi, fondatore della Cramps che pubblicò tutta la musica degli Area. Sarà un incontro/conferenza, con la partecipazione di Saul Beretta e Donato Zoppo.
Info:

Musicamorfosi:
http://www.musicamorfosi.it

Heptachord dal vivo a Castelbuono (PA)

Presentazione del disco Heptachord
ingresso libero

Sabato 18 febbraio 2017
ore 18.30
Putia Sicilian Creativity
Cortile Poggio san Pietro 3 bis
Castelbuono (PA)

Nicola MOGAVERO, sax soprano
Alessandro BLANCO, chitarra classica
[Melo Mafali & Dimitri Nicolau music]

Sabato 18 febbraio a Castelbuono (PA), finalmente dal vivo Alessandro Blanco e Nicola Mogavero con il nuovo disco Heptachord, che dà anche il nome a questo nuovo ed entusiasmante progetto artistico per chitarra classica e sax soprano. Il nuovo album della palermitana Almendra Music ribadisce il sostegno ad artisti che esplorano percorsi inconsueti, ritenuti difficilmente praticabili, come la composizione per chitarra e sax.

Heptachord nasce nel 2009 per volontà dei due solisti siciliani (messinese Blanco, palermitano Mogavero), desiderosi di condividere un nuovo repertorio per due strumenti poco o quasi mai ascoltati insieme, immaginando un progetto aperto anche sperimentazioni di tipo elettronico e strumenti amplificati. Tale singolarità ha fatto scaturire velocemente un ampio corpus di riscritture e “traduzioni” (dalle Six Melodies di John Cage all’area iberica e latino-americana con Assad, Gismonti, Bellinati, Piazzolla) ma soprattutto ha stimolato la curiosità di compositori che hanno deciso di comporre pagine originali per Heptachord, come Carlo Francesco Defranceschi, Victor Kioulaphides, Alessio Fabra, Dimitri Nicolau e Melo Mafali. Sono proprio questi ultimi due gli autori protagonisti del debutto del progetto Heptachord.

Alessandro Blanco ricorda: “Heptachord nasce da un’estrema sintonia umana tra noi due e da un’innata curiosità e ricerca del ‘nuovo’, a maggior ragione per la pressoché totale assenza di musica originale per questo insolito duo. L’oggettiva difficoltà di accostare una chitarra non amplificata al sax soprano, così presente dal punto di vista della pressione sonora, ha scoraggiato i compositori, ma come spesso è accaduto nella storia della musica, l’interprete può essere punto di partenza per nuove strade prima impraticabili. Iniziammo a testare trascrizioni varie, scoprendo che l’equilibrio era in realtà possibile: il chitarrista doveva avere un buon “forte”, il sassofonista un buon “piano”, oltre ai normali parametri utili a qualsiasi insieme da camera. Non ci volle molto per capire che Heptachord poteva partire”. Nicola Mogavero: “Gli equilibri su cui si regge Heptachord, in modo del tutto istintivo, non sono mai stati un problema su cui soffermarci. Ci siamo infatti incontrati e scelti proprio perché c’era un’affinità in tutti gli ambiti, primo tra tutti quello della performance: Alessandro è un chitarrista con una presenza sonora pari a pochi altri, io col sax provo semplicemente a non dargli troppo fastidio”.

Heptachord contiene Grottapinta, Op. 200 di Dimitri Nicolau (1946-2008) e Trittico di Vulcano di Melo Mafali (1958), composizioni che racchiudono temi, direzioni, geografie locali e immaginarie care a Blanco e Mogavero. Dichiara il sassofonista: “Le scelte di repertorio sono legate alla nostra naturale radice mediterranea. Dimitri Nicolau, gigante della musica greca tra XX e XXI secolo, è stato in grado di dipingere atmosfere e affetti talmente connotati, a livello melodico, ritmico, armonico e timbrico, da tirarci dentro ad un vortice di “mediterraneità” nuova e antica, oltre le mode, che il Trittico di Melo Mafali ha quindi potuto rilanciare. La matrice comune è immaginifica e descrittiva, a tratti cinematica, e di certo è quanto di più vicino a due personalità come la mia e quella di Alessandro: due figli di città di mare – Palermo e Messina – che spesso scappano a studiare in posti isolati, tra alberi e montagne”. Aggiunge il chitarrista: “Una volta testato il seme di Heptachord con le nostre riletture e trascrizioni, ci imbattemmo in un brano originale per chitarra e sax soprano, grazie alla conoscenza diretta degli amici di Almendra. Si trattava di Grottapinta di Dimitri Nicolau, grande compositore greco molto vicino ad uno dei membri della factory palermitana. Fantastico! Il brano era scritto benissimo e gli equilibri funzionavano senza sforzi. Il sapore e gli affetti mediterranei della composizione di Nicolau ci fecero venire in mente che si poteva pensare a un progetto organico con anche musica nuova dalla nostra Sicilia. Fu così che coinvolgemmo Melo Mafali – compositore colto e “musicista totale” vicino anche a esperienze progressive rock – il quale, entusiasta, si mise al lavoro su Trittico di Vulcano, tre quadri sonori dall’arcipelago delle Eolie, che rispondevano agli affetti musicali di Dimitri con visioni e “sapori” mediterranei tanto cari anche a Nicola e me”.
Info:

Almendra Music:
www.almendramusic.com

Heptachord dal vivo a Messina

Presentazione del disco Heptachord
ingresso libero

Domenica 19 febbraio 2017
ore 18.30
ARB Service
via Romagnosi 18
Messina

Nicola MOGAVERO, sax soprano
Alessandro BLANCO, chitarra classica
[Melo Mafali & Dimitri Nicolau music]

Domenica 19 febbraio a Messina, finalmente dal vivo Alessandro Blanco e Nicola Mogavero con il nuovo disco Heptachord, che dà anche il nome a questo nuovo ed entusiasmante progetto artistico per chitarra classica e sax soprano. Il nuovo album della palermitana Almendra Music ribadisce il sostegno ad artisti che esplorano percorsi inconsueti, ritenuti difficilmente praticabili, come la composizione per chitarra e sax.

Heptachord nasce nel 2009 per volontà dei due solisti siciliani (messinese Blanco, palermitano Mogavero), desiderosi di condividere un nuovo repertorio per due strumenti poco o quasi mai ascoltati insieme, immaginando un progetto aperto anche sperimentazioni di tipo elettronico e strumenti amplificati. Tale singolarità ha fatto scaturire velocemente un ampio corpus di riscritture e “traduzioni” (dalle Six Melodies di John Cage all’area iberica e latino-americana con Assad, Gismonti, Bellinati, Piazzolla) ma soprattutto ha stimolato la curiosità di compositori che hanno deciso di comporre pagine originali per Heptachord, come Carlo Francesco Defranceschi, Victor Kioulaphides, Alessio Fabra, Dimitri Nicolau e Melo Mafali. Sono proprio questi ultimi due gli autori protagonisti del debutto del progetto Heptachord.

Alessandro Blanco ricorda: “Heptachord nasce da un’estrema sintonia umana tra noi due e da un’innata curiosità e ricerca del ‘nuovo’, a maggior ragione per la pressoché totale assenza di musica originale per questo insolito duo. L’oggettiva difficoltà di accostare una chitarra non amplificata al sax soprano, così presente dal punto di vista della pressione sonora, ha scoraggiato i compositori, ma come spesso è accaduto nella storia della musica, l’interprete può essere punto di partenza per nuove strade prima impraticabili. Iniziammo a testare trascrizioni varie, scoprendo che l’equilibrio era in realtà possibile: il chitarrista doveva avere un buon “forte”, il sassofonista un buon “piano”, oltre ai normali parametri utili a qualsiasi insieme da camera. Non ci volle molto per capire che Heptachord poteva partire”. Nicola Mogavero: “Gli equilibri su cui si regge Heptachord, in modo del tutto istintivo, non sono mai stati un problema su cui soffermarci. Ci siamo infatti incontrati e scelti proprio perché c’era un’affinità in tutti gli ambiti, primo tra tutti quello della performance: Alessandro è un chitarrista con una presenza sonora pari a pochi altri, io col sax provo semplicemente a non dargli troppo fastidio”.

Heptachord contiene Grottapinta, Op. 200 di Dimitri Nicolau (1946-2008) e Trittico di Vulcano di Melo Mafali (1958), composizioni che racchiudono temi, direzioni, geografie locali e immaginarie care a Blanco e Mogavero. Dichiara il sassofonista: “Le scelte di repertorio sono legate alla nostra naturale radice mediterranea. Dimitri Nicolau, gigante della musica greca tra XX e XXI secolo, è stato in grado di dipingere atmosfere e affetti talmente connotati, a livello melodico, ritmico, armonico e timbrico, da tirarci dentro ad un vortice di “mediterraneità” nuova e antica, oltre le mode, che il Trittico di Melo Mafali ha quindi potuto rilanciare. La matrice comune è immaginifica e descrittiva, a tratti cinematica, e di certo è quanto di più vicino a due personalità come la mia e quella di Alessandro: due figli di città di mare – Palermo e Messina – che spesso scappano a studiare in posti isolati, tra alberi e montagne”. Aggiunge il chitarrista: “Una volta testato il seme di Heptachord con le nostre riletture e trascrizioni, ci imbattemmo in un brano originale per chitarra e sax soprano, grazie alla conoscenza diretta degli amici di Almendra. Si trattava di Grottapinta di Dimitri Nicolau, grande compositore greco molto vicino ad uno dei membri della factory palermitana. Fantastico! Il brano era scritto benissimo e gli equilibri funzionavano senza sforzi. Il sapore e gli affetti mediterranei della composizione di Nicolau ci fecero venire in mente che si poteva pensare a un progetto organico con anche musica nuova dalla nostra Sicilia. Fu così che coinvolgemmo Melo Mafali – compositore colto e “musicista totale” vicino anche a esperienze progressive rock – il quale, entusiasta, si mise al lavoro su Trittico di Vulcano, tre quadri sonori dall’arcipelago delle Eolie, che rispondevano agli affetti musicali di Dimitri con visioni e “sapori” mediterranei tanto cari anche a Nicola e me”.

Info:

Almendra Music:
www.almendramusic.com

Jasna Velicovic presenta un workshop per Live Arts Cultures

L’associazione Live Arts Cultures e la netlabel electronicgirls
presentano, all’interno della stagione 2017

5, 6, 7 MAGGIO 2017
THE MAGNETIC ATTRACTION OF MUSIC
WORKSHOP ON CREATIVE SOUND TECHNOLOGY
Condotto da Jasna Veličković
a c32performingartworkspace, Mestre-Forte Marghera (VE)
http://liveartscultures.weebly.com/workshops2017.html

Compositrice, musicista e inventrice, Jasna Veličković si interessa dal 2008 ai vari livelli d’interferenza tra campi magnetici e musica, esplorando la tecnologia e la sua influenza nel mondo dell’arte. Durante la realizzazione della serie Shadow Studies inizia a utilizzare coils e campi magnetici, giungendo all’invenzione di un nuovo strumento musicale: il Velicon.

Il workshop è finalizzato alla costruzione e alla pratica di questo particolare strumento musicale. I partecipanti impareranno a usare i magneti come induttori e fonti sonore, facendo esperienza della natura mutevole e volatile dei suoni magnetici. Saranno esplorate tecniche utili a comprendere il comportamento dei magneti e dei loro suoni.
Il Velicon è un sistema adatto alle performance live e all’improvvisazione; dotato di un suono innovativo, puro e trasparente, la sua pratica coinvolge da vicino le relazioni suono-movimento. Nella sua forma attuale, lo strumento è stato sviluppato grazie al contributo di ingegneri come Kostantin Leonenko e Clare Gallagher all’interno di istituzioni come lo Studio for Electro-Instrumental Music di Amsterdam, la Gaudeamus Music Week di Utrecht, il Center for Interdisciplinary Research in Music Media and Technology di Montreal e il Centro de Cultura Digital di Mexico City.
I partecipanti impareranno a elaborare e impiegare lo strumento e potranno portare con loro quanto costruito durante il workshop per procedere con la pratica musicale a laboratorio concluso.

Trattandosi di uno strumento nuovo, per frequentare il laboratorio non sono richieste specifiche conoscenze: il workshop si rivolge a musicisti esperti desiderosi di ampliare i loro mezzi di espressione ma anche a curiosi, sperimentatori e performer volonterosi di esplorare le possibili relazioni tra suono, movimento e tecnologia.

Il workshop terminerà con una restituzione aperta al pubblico la sera del 7 maggio.

Jasna Veličković
Compie il suo ingresso nel mondo della musica come pianista e compositrice classica. Dopo aver completato i suoi studi a Belgrado, si trasferisce in Olanda dove prosegue la sua educazione. Durante la sua carriera ventennale sviluppa numerose composizioni eseguite in festival come l’ISCM World Music Days, il New York MATA Festival, la Biennale di Zagabria, il Gaudeamus Music Festival. Nel 2007 è insignita del 28° Irino Prize di Tokyo cha va ad affiancare lo Slavenski Award (1998) e i Mokranjac Awards (2001, 2006). Nel 2011 riceve una menzione d’onore dall’UNESCO Rostrum of Composers.

CHIUSURA ISCRIZIONI
24 Aprile 2017

SESSIONI DI LAVORO
Dal 5 al 7 maggio, dalle 10:30 alle 17:30 (con pausa pranzo)

COSTO
Sconto STUDENTI e per le iscrizioni ricevute entro l’8 marzo:
€ 150 + tessera annuale Live Arts Cultures 2017 (10 euro)
Altrimenti:
180 € + tessera annuale Live Arts Cultures 2017 (10 euro)
Il costo include 18 ore di pratica e apprendimento, materiale per la costruzione del proprio Velicon, pasti.

COME ISCRIVERSI
Inviare una mail recando nell’oggetto “Magnetic Music” a:
electronicgirls.fest@gmail.com
Vi chiediamo di allegare un breve CV per meglio comprendere la composizione del gruppo di lavoro.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/143796146134806/

Salis e Marchitelli ipnotizzano il pubblico

Da ventinove anni si svolge la rassegna “Musica & Musica” presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Con la direzione artistica di Paolo Cintio e Vincenzo Russo, la manifestazione si propone di offrire musicisti ed incontri tra artisti al di fuori della “routine” concertistica, contribuendo così ad alimentare la stagione dei recital capitolini (non troppo florida) in orario pomeridiano (dalle 18) ed in uno spazio “recuperato” (la Sala Concerti SPMT, all’interno del vecchio Mattatoio) che – per quanto suggestivo esempio di recupero “industriale” – comincia ad essere insufficiente per il pubblico.

Siamo ormai giunti al quarto appuntamento, quello di domenica scorsa (12 febbraio: Yellow Squeeds con Francesco Diodati, Enrico Zanisi, Glauco Benedetti, Enrico Morello e Francesco Lento) dopo il Generation Quartet (5 febbraio) che univa due sassofonisti fuori dal comune come Eugenio Colombo e Sandro Satta (forse il vero ed originale erede di Massimo Urbani per l’unione felice ed inquieta tra urgenza espressiva e tecnica) e l’inedito duo tra Antonello Salis e Egidio Marchitelli (29 gennaio scorso).

Celebrato nel nome di Frank Zappa e Jimi Hendrix, l’incontro tra i due artisti non si è in realtà basato sulla rivisitazione del repertorio dei due grandi chitarristi-compositori, anche se non sono mancata gustose ed irriverenti “cover”. Quello che ha ipnotizzato gli spettatori per circa due ore è stato l’incontro/scontro tra due poetiche e due filosofie del suono diverse ma aperte nella ricerca di terreni comuni, attente a riprendere e rilanciare  suggerimenti melodici, ritmici, armonici, timbrici che provenivano – a volte come sussurri, altre come venti impetuosi – ora dal piano/tastiera/fisarmonica di Antonello Salis ed altre dalle chitarre elettriche (con “batteria” di effetti) di Egidio Marchitelli. Semplificando si può parlare di incontro tra rock e jazz improvvisato (informale), tra elettrico ed acustico; in realtà i termini dello scambio e dell’invenzione sono stati più ricchi e sfumati, più contraddittori ed ambigui, senza tralasciare i terreni della musica popolare e della canzone brasiliana (Hermeto Pascoal). Tanto per cominciare si è frantumata e frammentata l’idea di “brano” cui sono state sostituite lunghe sequenze spesso confluenti l’una nell’altra (chi scrive ne ha contate orientativamente otto). In esse variava la presenza delle componenti, con una naturale tendenza in Salis  per quella ritmica e melodica (a volta doppiando gli strumenti con il fischio). Marchitelli ha saputo con intelligenza e sensibilità scandagliare la gamma amplissima dello strumento, facendosi ora accompagnatore ora solista ora un mix tra i due ruoli. Qua  là temi hendrixiani ed armonie zappiane, evocazioni non paralizzanti che sono a volte sfociate in fasi di intensa manipolazione sonora (come nella musica contemporanea ma con uno slancio ritmico tutto jazz-rock).

Chi si aspettava “standard” rock (o jazz) è rimasto deluso, perché la musica del duo è opera aperta o – per meglio dire – “action painting”: come i quadri di Jackson Pollock in cui il colore veniva colato, sparso e reso segno davanti agli spettatori, in una “diretta artistica” rischiosa e sfidante; così Antonello Salis ed Egidio Marchitelli hanno portato avanti la loro performance, aggiungendovi una dimensione ed un sapere di street-art, di graffito che può far pensare a Basquiat. Il segreto per apprezzarli è di rimuovere aspettative e canoni critici e lasciarsi andare al flusso della musica che – pur con gli inevitabili “scarti” – conserva una sostanziale potenza espressiva e tenuta, evidente anche nello sforzo fisio-psichico dei due artisti. Musica di performance, impensabile se non nella dimensione del concerto dove tutti si è parte di un rito di creativa liberazione.

Luigi Onori