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Altre volte mi è capitato di illustrare i motivi che, una decina d'anni fa, mi hanno spinto ad aprire questo sito: la volontà di tenere allenata la mente, la necessità di avere qualcosa da fare e, dopo quindici anni di giornalismo economico, il piacere di dedicarsi interamente alla musica e in particolare al .

Ciò perché seguo questa musica da sempre e quindi ho ritenuto importante esclusivamente per me – intendiamoci – la possibilità di poter esprimere il mio parere senza condizionamento alcuno. Così quando ho dato vita a “A proposito di  jazz” non mi ha sfiorato neppure lontanamente il pensiero di poterci guadagnare qualcosa…e bene ho fatto perché in dieci anni di attività non ne ho ricavato un solo euro.

In compenso non sono mancate le polemiche, alle volte anche molto aspre e immotivate… così come, per fortuna, non sono mancate le soddisfazioni, in special modo quelle legate alla segnalazione di jazzisti o alle prime armi o che godevano di poca considerazione.

In effetti mi è sempre piaciuto assumermi dei rischi in tale direzione: ricordo a me stesso, con immutato piacere, di essere stato il primo giornalista italiano a dedicare un articolo, quando ancora nessuno lo conosceva, a Fabrizio Sferra che successivamente sarebbe divenuto uno dei più grandi batteristi italiani; mi è andata egualmente bene quando ho segnalato alla generale attenzione due artisti come il pianista-organista Pippo Guarnera e Roberto Spadoni di cui di recente abbiamo apprezzato l'ultimo album “Travel Music”.

Qualcosa di simile è avvenuto proprio in queste ultime settimane con due artiste che mi stanno particolarmente a cuore e le cui vicende illustrerò in ordine alfabetico per non far torto ad alcuna: Cettina Donato e Sonia Spinello.

Cettina Donato è una bravissima pianista ma soprattutto compositrice messinese che, proprio in questi giorni, sta presentando la sua ultima fatica discografica, “Persistency – The New York Project” realizzata con il grande batterista Eliot Zigmund,  il sassofonista Matt Garrison e il contrabbassista Curtis Ostle. In repertorio, oltre ad un brano di Carla Bley “Lawns”,  sette composizioni di Cettina concepite come omaggi agli artisti più amati dall'artista siciliana: George Gershwin, Thelonious Monk e Herbie Hancock, che ha avuto un ruolo importante nella crescita della Donato avendola  più volte incoraggiata a sviluppare le sue capacità compositive. E questo album rappresenta, per l'appunto, il raggiungimento di una piena maturità che qualifica l'artista siciliana come una delle migliori rappresentanti del jazz made in Italy soprattutto – è importante ripeterlo – dal punto di vista compositivo. L'album sta, in effetti, raccogliendo entusiastici consensi, tutti più che meritati, in quanto le composizioni sono ben scritte, equilibrate, caratterizzate da uno squisito senso melodico non disgiunto da una certa raffinatezza armonica. E non è certo un caso che artisti come Garrison, Ostle e Zigmund si siano prestati con entusiasmo ad incidere l'album in oggetto.

Ebbene su Cettina ho scommesso sin dall'inizio, sin da quando è apparso sul mercato nel 2008 il suo primo album, “Pristine”; in quella occasione rimasi talmente ben impressionato da scrivere un articolo e intervistare Cettina per un programma televisivo che allora conducevo.

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Leggermente diverso il discorso per quanto concerne Sonia Spinello. Di recente ho ascoltato un suo album, “WONDERland”, che mi è particolarmente piaciuto sia per le possibilità vocali della cantante, sia per la sincerità e l'amore verso le composizioni di uno dei più grandi artisti della scena pop mondiale che più ha influenzato la musica contemporanea a 360 gradi, sia per il modo assai originale di interpretare tali brani conosciuti in tutto il mondo. Accanto alle composizioni di Stevie Wonder, il progetto propone anche composizioni inedite ispirate alla sua poetica. Ultima, ma non meno importante considerazione: l'album risulta di spessore anche perché la Spinello è accompagnata da un ottimo gruppo costituito da al piano, Yuri Goloubev al basso, Mauro Beggio alla batteria, Fabio Buonarota al flicorno, Bebo Ferra alla chitarra.  Spinto da tali considerazioni ho votato la Spinello come miglior talento all'annuale “Top Jazz”, ovviamente senza esito alcuno. Di qui qualche dubbio: che mi fossi sbagliato? Che mi fossi lasciato trascinare dalla mia ammirazione per Stevie Wonder? Fortunatamente dall'estremo Oriente sono arrivate notizie confortanti che mi inducono a restare ancora lontano dalle filiali Maico: in Giappone “WONDERland”  è appena stato selezionato, fra moltissime produzioni provenienti da tutto il mondo, per il primo posto della classifica audiofila riservata alle voci internazionali del Jazz stilata da una delle riviste giapponesi di critica Jazz più autorevoli (HIHYO – Jazz Critique Magazine).

E molto successo il disco sta ottenendo anche negli USA sia tra il pubblico degli acquirenti sia tra gli addetti ai lavori.

La stessa cosa accadrà in Italia? Consentitemi di nutrire qualche ragionevole dubbio!

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