Fasano Jazz 2017: venti anni di grande musica!

Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura, Connie Valentini, Lingomania, Savoldelli, Brunod, Li Calzi & Petrella: la ventesima edizione della popolare rassegna pugliese, come sempre dedicata al meglio del jazz italiano e straniero
Il Comune di Fasano (BR) – Assessorato alla Cultura
con la collaborazione dell’Associazione Culturale Le Nove Muse
è orgoglioso di presentare:
FASANO JAZZ 2017
XX EDIZIONE
Fasano (BR)
26 maggio – 8 giugno – 10 giugno 2017
Venti edizioni di Fasano Jazz. Dal battesimo della rassegna pugliese, avvenuto nel luglio del 1998 con Franco Cerri, Nicola Arigliano e Vincenzo Deluci, alla ventesima edizione con un palmares straordinario. Al Fasano Jazz hanno partecipato in vent’anni i più grandi del jazz italiano e internazionale, con uno sguardo costante alle novità, al dialogo con il rock e il progressive, all’attenzione verso le nuove leve del territorio e altrove. Pensiamo a giganti che non ci sono più come Daevid Allen, Allan Holdsworth, Pip Pyle e Hugh Hopper, a figure capitali come Miroslav Vitous, Bill Bruford, Brian Auger e Chad Wackerman, a un “divo” come Stefano Bollani, a giovani talenti del jazz nostrano poi divenuti autentiche stelle, come Fabrizio Bosso, Bebo Ferra e Giovanni Guidi. Per l’edizione n. 20 il Fasano Jazz propone un cartellone omogeneo e unitario, incentrato sul jazz italiano – come sempre quello dal respiro maggiormente internazionale e dalle connessioni più interessanti – in modo tale da chiudere un cerchio e ipotizzare nuovi, stimolanti risvolti. Come afferma l’Assessore alla Cultura Annarita Angelini, il Fasano Jazz 2017 presenta «un cartellone jazzistico puro per onorare i 20 anni di vita del festival condotto sul filo artistico dei grandi jazzisti italiani, alcuni conosciuti ed apprezzati anche all’estero, messo a punto grazie al nostro storico direttore artistico Domenico De Mola».
I tre appuntamenti in programma rappresentano in pieno le diverse direzioni intraprese nel corso del ventennio dal Fasano Jazz. Pensiamo ad esempio alla serata di apertura, con due set diversi ma complementari per il percorso di ricerca tra jazz, rock ed elettronica tanto caro ai frequentatori del Fasano Jazz. Venerdì 26 maggio  il doppio concerto con Gianluca Petrella, trombone ed elettronica in preziosa e visionaria solitudine, poi Boris Savoldelli, Maurizio Brunod e Giorgio Li Calzi, alle prese con alcuni memorabili classici jazz-prog. Gianluca Petrella è uno dei protagonisti del jazz internazionale contemporaneo: il suo trombone è stato presente in numerosissimi dischi e concerti italiani ed esteri (Enrico Rava, Steve Swallow, Pat Metheny, Carla Bley etc.), in costante equilibrio tra generi e correnti. Petrella prese parte all’Edizione 2012 del festival con Giovanni Guidi e Boris Savoldelli: quest’ultimo torna a Fasano con un trio ribattezzato ‘Nostalgia Progressiva’. Lo spericolato vocalist lombardo, sempre in prima fila con progetti borderline tra funk, jazz, rock e sperimentazione, guiderà una rivisitazione di classici di King Crimson, Nucleus, Soft Machine, Robert Wyatt e molti altri. Insieme a lui Maurizio Brunod, chitarrista “trasversale” tra i più apprezzati per estro e curiosità, e Giorgio Li Calzi, trombettista e produttore di stanza a Torino ma aperto al mondo, protagonista di avventurose contaminazioni tra jazz ed elettronica.
L’idea di intrecciare esperienze diverse e di favorire la nascita di un laboratorio sonoro sul palco è la chiave di volta anche della seconda serata, con una delle personalità più note, autorevoli e amate del jazz internazionale: Paolo Fresu. Il trombettista sardo aveva già partecipato nel 2013 con il Devil Quartet, ma per il 2017 porta a Fasano un’idea di raccoglimento, intimismo e autentica magia: quella del duo con Daniele Di Bonaventura. Viene da Fermo, Di Bonaventura, da quelle Marche così decisive per l’evoluzione della fisarmonica: formazione classica, temperamento favorevole all’improvvisazione jazz, Di Bonaventura ha sviluppato una notevole attività internazionale che lo ha condotto alla collaborazione con Fresu e la sua Tŭk Music. Quello del duo è un dialogo tra tromba e bandoneon, tra linguaggi, evocazioni e colori diversi, dal Sudamerica al Mediterraneo, celebrato e ammirato nei dischi con ECM Mistico Mediterraneo (2011) e In Maggiore (2015). In apertura Di Bonaventura sarà con Connie Valentini, il duo Dos Voces, innamorato delle musiche centro e sudamericane, da Cuba al Brasile, dal Cile all’Argentina. Il loro lavoro Obsesiòn è un punto centrale per la vocalist pugliese, personalità affascinante che ha collaborato con grandi del jazz come Tony Scott e Tiziana Ghiglioni.
Ultimo appuntamento sabato 10 giugno, con un tuffo nella storia della fusion: Lingomania! Maurizio Giammarco, Furio Di Castri, Roberto Gatto, Umberto Fiorentino e Giovanni Falzone sono senza dubbio uno spaccato importante di storia del jazz italiano ed europeo, passato e presente. I Lingomania debuttarono nel 1986 con lo splendido album Riverberi, che ebbe la forza di traghettare la grande eredità jazz-rock di Perigeo, Area e Napoli Centrale nel panorama dominante all’epoca, quello della fusion di Yellowjackets, la Elektric Band di Chick Corea, Spyro Gyra e Steps Ahead. Apprezzatissimi e osannati negli anni ’80, competitivi con i colossi internazionali del genere come lo furono i loro predecessori anni ‘70, i Lingomania hanno avuto tra le loro fila grandi del nostro jazz, pensiamo a Roberto Gatto che colleziona la sua ottava apparizione al Fasano Jazz. La reunion del 2016, che ha celebrato il trentennale di Riverberi, prosegue con la formazione originale quasi al completo, con la presenza dell’ottimo Falzone in sostituzione di Flavio Boltro.
Un cartellone di lusso per il ventennale, con l’augurio di altri vent’anni (e anche di più…) di Fasano Jazz.

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Lucrezio De Seta Trio all’ Alexanderplatz

Foto Elvira Piazza

Alexanderplatz Jazz club, 20 aprile, ore 22

Lucrezio De Seta Trio

Lucrezio De Seta: batteria
Ettore Carucci: pianoforte
Luca Pirozzi: basso

(cliccare sulle foto per espanderle)

 

Spesso mi capita di ascoltare cd, e magari, posto che li trovi interessanti, belli, che mi piacciano, insomma, mi capita anche di scriverne le liner notes, come è accaduto nel caso di questo Brubeck was right di Lucrezio De Seta.
Solitamente poi vado ogni volta che posso ad ascoltare questi progetti dal vivo, perché amo vederne la resa, l’energia del nascere estemporaneo della musica senza mediazioni, che è ciò che del Jazz amo di più.

Così sono andata all’ Alexanderplatz ad assistere alla presentazione del disco in questione, che è dedicato a Dave Brubeck, ed in particolare alla sua precipua caratteristica, quella dell’aver introdotto in maniera definitiva nel Jazz i tempi “dispari”, che come sappiamo, ai batteristi piacciono particolarmente: a dire il vero non solo a loro, e ad essere sinceri, anche a me, moltissimo.
Ma in questo progetto così connotato, la particolarità è certamente che una volta dichiaratone l’intento, la targa, la musica che si ascolta è ben poco prevedibile: a cominciare da una benefica alternanza tra musica originale, a firma Ettore Carucci, e standard anche molto noti (come Caravan, o Lonnie’s Lament, o Green Dolphin Street per citarne tre). Perché benefica? Perché i brani di Carucci sono piuttosto belli, hanno un notevole respiro melodico, un voicing interessante, e gli standard a loro volta vengono stravolti prima di tutto nel ri – arrangiamento ritmico, dunque sono tutto fuorché scontati.
Questa alternanza, piacevole, accattivante, presente nel disco, si è mantenuta intatta in una serata di musica all’insegna dell’energia, dei contrasti tra incipit anche sussurrati e andamento irresistibilmente crescente, sempre, persino nelle ballad: i tre musicisti sul palco emergono individualmente nelle parti introduttive e nelle chiusure, preferendo intrecciarsi in maniera apparentemente indissolubile durante lo sviluppo del tema, dando vita a spessori armonici e ritmici notevoli ed ad un’ intensità a volte anche impetuosa, ma mai estrema, sempre equilibrata. La ricchezza esecutiva è considerevole: De Seta imprime il groove giusto e pone in gioco una tale varietà di soluzioni ritmiche e timbriche, sempre nette (un esempio per tutti in quell’oscillare tra tempi pari e dispari della sua particolare Green Dolphin Street) che è un piacere distinguere il passaggio delle bacchette da un elemento del suo strumento all’altro, in una progressione che si scopre anche melodica. Luca Pirozzi, con il suo basso, sa essere jazzistico così come un pizzico rockettaro, quando occorre, o appassionato nell’ esporre temi melodici importanti, e ha un ruolo fondante per l’equilibrio sonoro complessivo del trio.
Carucci è un pianista completo, nonché compositore molto convincente. Ha una capacità improvvisativa notevole, sa essere lirico ma anche assertivo e quando serve “muscolare”: ad esempio se l’intento è quello di “doppiare” la batteria creando (come si diceva) uno spessore sonoro molto rilevante.
Brubeck was right supera la prova live in maniera convincente. Per fortuna c’è il Jazz a portare freschezza nella musica: non sempre ma, in casi come il Lucrezio De Seta Trio, posso certamente dire di sì.

Napoli Jazz Fest: la terza edizione in partenza il 4 maggio nel cuore del Centro Storico

di Marina Tuni

Mi è capitato recentemente di leggere in un articolo che Napoli sta volando e ritornando ad essere capitale. Me ne sono accorta anch’io, avendo avuto l’occasione di visitarla poco tempo fa.

Il cambiamento è profondo, balza immediatamente agli occhi; e non si tratta soltanto di una mera questione di pulizia o di sicurezza (che pur sono innegabili), il rinascimento partenopeo è un processo che avviene preminentemente attraverso le arti, la musica, la letteratura, il teatro, il cinema… oltre, questo è ovvio, alle sempre più evidenti cure e alla valorizzazione dell’immenso patrimonio archeologico, artistico e monumentale.

Post fata resurgam. Napoli rinasce, dunque, da un lungo periodo di decadenza e rialza la testa, come la Fenice, per assurgere nuovamente al ruolo di capitale del turismo mondiale, sebbene molti dei problemi di fondo, specie quelli legati al degrado delle periferie della città, rimangano tuttora insoluti.

Napoli è musica e la musica è Napoli. Parto da questo assioma per presentare la terza edizione del Napoli Jazz Fest, la rassegna musicale ideata e diretta dal direttore artistico Michele Solipano ed organizzata dell’Associazione Culturale Napoli Jazz Club, in programma dal 4 al 7 maggio, al quale parteciperò come inviata della nostra testata e che vedrà esibirsi, tra gli altri, Chiara Civello, Elisabetta Serio e Javier Girotto.

E il Napoli Jazz Fest riparte da dove aveva lasciato, dal Centro Storico, con i suoi meravigliosi monumenti e gli edifici di grande pregio architettonico, spesso poco conosciuti, riparte dalla collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, dal Maggio dei Monumenti, quest’anno dedicato al Principe Antonio de Curtis, meglio conosciuto come Totò, vessillo del patrimonio culturale immateriale della città e, soprattutto, riparte con la musica di qualità, in declinazione al femminile.

Il cambiamento riguarda anche il periodo, che da settembre viene anticipato a maggio. Questo, nelle intenzioni degli organizzatori, permetterà di unire l’offerta di musica di qualità, lontana dai soliti circuiti mediatici, alla fruizione di luoghi di particolare pregio architettonico e culturale, quali possono essere la Basilica di S. Giovanni Maggiore, scrigno di un prezioso patrimonio artistico (purtroppo in parte depredato dai numerosi furti subiti durante i secoli) e il Centro Culturale Domus Ars, struttura di riferimento della scena musicale e culturale partenopea, situata nella bella Chiesa di San Francesco delle Monache (quale chiesa napoletana non lo è?).

Il jazz è bellezza senza tempo, esattamente come la città che lo ospita e questo binomio non mancherà di attirare flussi turistici ma anche di stimolare la curiosità dei cittadini napoletani, che nei prossimi mesi invaderanno le strade e le piazze del centro storico di Napoli.

La rassegna ha anche un risvolto benefico: con questa iniziativa, l’Associazione New Around Midnight contribuisce al Restauro dell’Organo Giovanni Galasso del 1890, che si trova all’interno della Basilica San Giovanni Maggiore.

Ecco il calendario completo degli eventi:

Giovedì 4 Maggio ore 21.00 – Basilica San Giovanni Maggiore | Elisabetta Serio 4et feat Javier Girotto

Venerdì 5 Maggio ore 21.00 – Basilica San Giovanni Maggiore | Chiara Civello –  Eclipse Tour 2017

Sabato 6 Maggio ore 21.00 –  Basilica San Giovanni Maggiore | MdS BigBand – Studenti Liceo Margherita di Savoia, special guest: Giulio Martino & Lorenzo Federici

Domenica 7 Maggio ore 21.00 – DOMUS ARS Centro Cultura, Carlo Lomanto & Emilia Zamuner  “a cappella project“ info & prenotazioni 081.3425603

info e prevendite per i concerti alla Basilica San Giovanni Maggiore ;
081.7611221 – 081.5568054 – 081.5564726 – 081.5519188
www.go2.itwww.promosnapoli.itwww.concerteria.it

Concerto jazz Paolo Botti “SOLO” | 30 aprile 2017

PAOLO BOTTI “Solo”

Concerto musica jazz

Paolo Botti / viola, dobro, banjo tenore, banjo 5 corde, violino di Stroh

Domenica 30 aprile 2017 ore 18,30

 

Concerto jazz Milano Paolo Botti

Torna l’ultimo appuntamento con IntimArte – rassegna di musiche trasversali, domenica 30 aprile si esibirà in concerto il musicista jazz Paolo Botti.

Spiega Paolo: “sono sempre stato convinto che ci sia una forte e preziosa continuità tra le forme più avanzate dell’improvvisazione di derivazione jazzistica e le fonti più arcaiche della musica afroamericana, per indagarle meglio e più a fondo negli ultimi anni ho approfondito lo studio delle testimonianze sonore che ci sono rimaste delle origini della musica nera americana (il blues del delta e il jazz di New Orleans in particolare) ed ho sentito il bisogno di allargare la mia strumentazione per avvicinarmi a quelle sonorità praticando strumenti come il banjo (nelle sue versioni a 4 e 5 corde) ed il dobro oggi in larga parte caduti in disuso (o relegati in ambiti di revival). La mia musica vuole essere una sorta di riflessione ad alta voce su questa continuità sonora, suoni che cercano di trovare un loro centro emotivo e strutturale nella concretezza e nella ‘ruvidità’ di sonorità arcaiche, sperando in ogni modo di rifuggire da esercizi calligrafici e di maniera.

Paolo Botti _ dopo rigorosi studi accademici come violista si dedica al jazz e alla, ha collaborato con molti musicisti tra cui ricordiamo Franco D’Andrea, Bruno Tommaso, Giorgio Gaslini, Dave Liebman, Tristan Honsiger, Dave Burrell, William Parker Keith Tippet, Karl Berger esibendosi in moltissimi festival e rassegne in Italia, Europa, ma anche in Cina e nel NordAfrica . Ha al suo attivo una quarantina di partecipazioni discografiche (tra cui sette dischi a suo nome) e si è esibito in molti importanti festival in Italia e all’estero, è stato più volte votato tra i migliori solisti sull’annuale referendum indetto dal mensile Musica Jazz. Il suo ultimo lavoro ‘The Lomax Tapes’ dedicato alla figura del grande musicologo di cui ricorrono i cento anni della nascita, è stato pubblicato dalla rivista Musica Jazz nel numero di Maggio 2015.

MAGGIORI INFO: http://www.linguaggicreativi.it/appuntamenti/paolo-botti-solo-concerto-musica-jazz-rassegna-intimarte/

QUANDO: domenica 30 aprile 2017.

ORARIO: 18.30 – a fine concerto verranno offerti tarallucci e vino

DOVE: Teatro Linguaggicreativi – Via Eugenio Villoresi, 26, Milano (MM2 Romolo).

PRENOTAZIONE FORTEMENTE CONSIGLIATA:

Tel. 0239543699 – 333.6213155, mail: promozione@linguaggicreativi.it.

BIGLIETTI:
– Intero 14€
– Ridotto allievi e convenzionati 10€

TESSERA: Per partecipare alle serate di Teatro Linguaggicreativi è obbligatorio avere la tessera associativa GRATUITA. Richiedila sul sito cliccando qui o inviando una email a promozione@linguaggicreativi.it.

Sempre viva la musica di Frank Zappa nell’interpretazione della Tankio Band

 

A fine marzo il teatro-studio intitolato a Gianni Borgna (presso il romano Parco della Musica” ha ospitato la Tankio Band diretta da Riccardo Fassi, con Antonello Salis ospite.

Si è trattato di un’importante occasione perché sono stati presentati per la prima volta in pubblico i brani e gli arrangiamenti che faranno parte di “The Return of the Fat Chicken. Riccardo Fassi Tankio Band Plays Frank Zappa”: è il secondo album zappiano della formazione, di imminente uscita discografica (Alfa Music).

Esclusa la componente vocale (nel Cd assicurata da Napoleon Murphy Brock – per dodici anni nei gruppi zappiani – che, si spera, dovrebbe essere in Italia quest’estate con la Tankio Band) Fassi ha allestito e cucito una versione orchestrale delle composizioni di Zappa, peraltro già fortemente connotate in senso compositivo ed arrangiativo nella loro veste orignale. E’, in effetti, il sound complessivo che si arricchisce di timbriche jazzistiche pur utilizzando chitarra elettrica e, spesso, tastiere insieme al vibrafono, strumento che il rocker italoamericano ha sempre amato ed impiegato (nella Tankio lo suona il valido Pierpaolo Bisogno).

Il recital è iniziato con “King Kong” (soli al baritono di Torquato Sdrucia ed al trombone di Massimo Pirone), già nel repertorio della Tankio, per poi lanciarsi in nuove riletture come “Uncle Meat” (con gli sfavillanti Sandro Satta e Carlo Conti, rispettivamente  al sax alto e soprano) ed “It Must Be a Camel” (eccellente il leader Fassi al sintetizzatore).

Nonostante qualche tempo morto ed un pubblico partecipe ma un po’ “distante”, la musica è decollata mostrando l’efficacia dell’organizzazione delle parti ed un “sound” complessivo che rende onore alla matrice zappiana (soprattutto a livello dei complessi, intricati e spesso autoironici temi) ed alla formula orchestrale; anch’essa, però, intesa non come canone rigido ma come organico pronto a assimilare tensioni e stravolgimenti, grazie soprattutto alla fisarmonica di Antonello Salis ed agli stessi musicisti, ottimi sia nel lavoro di sezione che in quello solistico (sensibile al linguaggio trasversale di Frank Zappa ed alla sua dimensione rock-avanguardistica).  In scaletta, tra gli altri, “G.Spot Tornado” che è una composizione dell’ultima stagione del chitarrista, “Oh No” in 7/4 e con assolo di vibrafono, “Little Umbrellas” (che è stato impreziosito da soli di Manlio Maresca (chitarra), Pirone, fisarmonica e pianoforte) e il trionfante “Peaches en Regalia”. Già presente nel primo album zappiano della Tankio, il brano conserva una straordinaria dinamica, lo slancio ritmico, l’aternarsi dei piani tra sezioni e solisti e la contagiosa energia.

Per il bis si scomoda la penna di George Duke che scrisse “Uncle Remus” per Zappa, celebrato dall’organico orchestrale con soli di Maresca (chitarra) e Giancarlo Ciminelli (al flicorno). Scrive Riccardo Fassi, spiegando il senso profondo del suo progetto, che è <<una necessità ineludibile suonare la musica di Zappa, viverla ed abitarla in modo proprio per poter sviluppare l’ispirazione continua che essa fornisce. Le tracce che Frank ci ha lasciato sono numerose e suscettibili di ulteriori sviluppi, ed arrangiare al sua musica per orchestra è come scavare e cercare sempre nuovi spunti, in un processo che sembra non avere fine>>. Oggi è quanto mai necessario affinché le giovani generazioni non perdano l’occasione di conoscere un musicista magistrale ed un critico feroce e sarcastico della società americana ed occidentale.

Il 29 aprile all’Auditorium di Roma “Una piccola storia del jazz” con la partecipazione di Gerlando Gatto e a cura di Giampaolo Ascolese

di Marina Tuni

Il 29 aprile alle 21 importante appuntamento al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

In programma una “Piccola storia del Jazz”, ideata da Giampaolo Ascolese e suonata da un tipico Quintetto Jazz comprendente, oltre al leader batterista, Francesco Lento alla tromba, Andrea Beneventano al pianoforte, Elio Tatti al contrabbasso e come special guest, Mauro Zazzarini al sax tenore, vincitore del premio “Best Jazz Act”  (Miglior Musicista Jazz) agli Italian Jazz Awards del 2011.

Giampaolo Ascolese non è certo nuovo a imprese del genere; oramai da tempo, segue la strada della multimedialità realizzando progetti in cui la musica si coniuga con le parole e con le immagini, siano esse filmati o foto di quadri.

Questa volta il concerto e le descrizioni storico-formali, prendono spunto dal libro dello stesso Ascolese “Tim & Tom, viaggio nella Musica Jazz” con le illustrazioni di Marie Reine Levrat.

I musicisti cercano quindi di spiegare, con la musica e con i racconti di esperienze vissute assieme ad alcuni grandi jazzisti della storia, il fenomeno musicale del nuovo millennio, il Jazz, dando una collocazione storica e cronologica al repertorio suonato e guidati dalla narrazione del nostro direttore Gerlando Gatto, non nuovo ad esperienze del genere. Gatto introdurrà i brani eseguiti dal gruppo in modo da mettere l’ascoltatore nelle condizioni migliori per capire l’evoluzione del jazz e apprezzare quanto ascolterà.

E che la musica sarà di ottima qualità lo testimonia la valenza del gruppo. Su Giampaolo Ascolese non crediamo sia il caso di spendere ulteriori parole dal momento che è oramai attivo da molti anni, ha suonato con alcuni dei più grandi jazzisti della scena internazionale ed è giustamente considerato uno dei migliori batteristi del jazz made in Italy.

Andrea Beneventano è uno dei più rilevanti talenti che il pianismo jazz italiano abbia prodotto nel corso degli ultimi anni; il suo carattere di siciliano schivo e riservato non gli ha, purtroppo, permesso di ottenere quei riconoscimenti che la sua classe cristallina meriterebbe.

Francesco Lento è un trombettista sardo in costante ascesa mentre Elio Tatti è contrabbassista dotato di solida preparazione e di grande esperienza, doti che gli consentono di ben figurare in qualsivoglia contesto. Quanto al “tenorista” Mauro Zazzarini, i suoi album, le sue composizioni, le collaborazioni con artisti di assoluto livello quali Chet Baker, Dizzy Gillespie, Steve Grossman, Sal Nistico, Mike Melillo, Leo Mitchell, Gary Smullian, Alvin Quin testimoniano di un artista maturo e perfettamente consapevole delle proprie potenzialità.

Una serata che si preannuncia assai interessante e ricca di suggestioni. Biglietti in prevendita su TicketOne.