Lucrezio De Seta Trio all’ Alexanderplatz

Foto Elvira Piazza

Alexanderplatz Jazz club, 20 aprile, ore 22

Lucrezio De Seta Trio

Lucrezio De Seta: batteria
Ettore Carucci: pianoforte
Luca Pirozzi: basso

(cliccare sulle foto per espanderle)

 

Spesso mi capita di ascoltare cd, e magari, posto che li trovi interessanti, belli, che mi piacciano, insomma, mi capita anche di scriverne le liner notes, come è accaduto nel caso di questo Brubeck was right di Lucrezio De Seta.
Solitamente poi vado ogni volta che posso ad ascoltare questi progetti dal vivo, perché amo vederne la resa, l’energia del nascere estemporaneo della musica senza mediazioni, che è ciò che del Jazz amo di più.

Così sono andata all’ Alexanderplatz ad assistere alla presentazione del disco in questione, che è dedicato a Dave Brubeck, ed in particolare alla sua precipua caratteristica, quella dell’aver introdotto in maniera definitiva nel Jazz i tempi “dispari”, che come sappiamo, ai batteristi piacciono particolarmente: a dire il vero non solo a loro, e ad essere sinceri, anche a me, moltissimo.
Ma in questo progetto così connotato, la particolarità è certamente che una volta dichiaratone l’intento, la targa, la musica che si ascolta è ben poco prevedibile: a cominciare da una benefica alternanza tra musica originale, a firma Ettore Carucci, e standard anche molto noti (come Caravan, o Lonnie’s Lament, o Green Dolphin Street per citarne tre). Perché benefica? Perché i brani di Carucci sono piuttosto belli, hanno un notevole respiro melodico, un voicing interessante, e gli standard a loro volta vengono stravolti prima di tutto nel ri – arrangiamento ritmico, dunque sono tutto fuorché scontati.
Questa alternanza, piacevole, accattivante, presente nel disco, si è mantenuta intatta in una serata di musica all’insegna dell’energia, dei contrasti tra incipit anche sussurrati e andamento irresistibilmente crescente, sempre, persino nelle ballad: i tre musicisti sul palco emergono individualmente nelle parti introduttive e nelle chiusure, preferendo intrecciarsi in maniera apparentemente indissolubile durante lo sviluppo del tema, dando vita a spessori armonici e ritmici notevoli ed ad un’ intensità a volte anche impetuosa, ma mai estrema, sempre equilibrata. La ricchezza esecutiva è considerevole: De Seta imprime il groove giusto e pone in gioco una tale varietà di soluzioni ritmiche e timbriche, sempre nette (un esempio per tutti in quell’oscillare tra tempi pari e dispari della sua particolare Green Dolphin Street) che è un piacere distinguere il passaggio delle bacchette da un elemento del suo strumento all’altro, in una progressione che si scopre anche melodica. Luca Pirozzi, con il suo basso, sa essere jazzistico così come un pizzico rockettaro, quando occorre, o appassionato nell’ esporre temi melodici importanti, e ha un ruolo fondante per l’equilibrio sonoro complessivo del trio.
Carucci è un pianista completo, nonché compositore molto convincente. Ha una capacità improvvisativa notevole, sa essere lirico ma anche assertivo e quando serve “muscolare”: ad esempio se l’intento è quello di “doppiare” la batteria creando (come si diceva) uno spessore sonoro molto rilevante.
Brubeck was right supera la prova live in maniera convincente. Per fortuna c’è il Jazz a portare freschezza nella musica: non sempre ma, in casi come il Lucrezio De Seta Trio, posso certamente dire di sì.