A Chianciano Terme rinasce Banda Sonora

Banda Sonora

Foto di Michele Stallo

 

Meglio di così non poteva andare: è questa la prima considerazione che ci sorge spontanea nel momento in cui ci accingiamo a descrivere quanto accaduto durante la prima edizione di “Acqua e vino – Chianciano Terme – Music Jazz Festival” svoltasi dal 21 al 23 aprile.

Bisogna dare atto a Jonathan Giustini di aver posto in essere una macchina organizzativa ben funzionale e soprattutto di aver progettato una serie di eventi tutti di eccellente livello, dai convegni agli aperitivi musicali ai concerti di fine serata, tutti ad ingresso gratuito e tutti gratificati da una folta affluenza di pubblico; insomma tutto è filato liscio come l’olio, eccezion fatta per il freddo cane che ci ha funestati nella giornata inaugurale… ma siamo sicuri che Jonathan nelle prossime edizioni saprà risolvere anche questo problema.

Scherzi a parte la manifestazione si proponeva due obiettivi fondamentali: rilanciare le eccellenze del territorio e  ricordare a tutti gli appassionati di musica la meravigliosa avventura di “Banda Sonora”.

Ebbene i due obiettivi sono stati centrati alla grande: nella splendida cornice delle Terme di Sant’Elena, che nel passato avevano ospitato illustri artisti come Ella Fitzgerald e il Quartetto Cetra, si sono avvicendati giornalisti, esperti di settore e musicisti i quali hanno potuto godere del magnifico connubio rappresentato dalle acque termali e dal vino che rappresentano eccellenze del territorio di Chianciano Terme e più in generale della Toscana . Il tutto impreziosito da Arcicaccia che ha curato la parte culinaria offrendo agli astanti piatti tipici di cacciagione.

Ma veniamo alla cronaca delle tre giornate. L’ingrato compito di rompere il ghiaccio nel pomeriggio di venerdì 21 è toccato al vostro cronista che ha tracciato le linee principali della storia del jazz dalle origini al bebop. A seguire l’amico e collega Fabio Ciminiera ha presentato l’ultima sua fatica editoriale, “Aldo Franceschini. Un racconto musicale”, un agile volume che attraverso i ricordi di Franceschini personaggio storico del jazz pescarese e non solo, ripresi puntualmente da Ciminiera, inducono uno sguardo non banale tra passato, presente e futuro.

Sabato pomeriggio due incontri di grande interesse: il collega Paolo Prato ha svolto una relazione su un tema delicatissimo come il rapporto tra jazz e musica classica; con l’ausilio di supporti sonori Prato ha proposto una convincente lettura storica e critica dei molteplici sconfinamenti che i due generi hanno sperimentato e continuano a fare. Successivamente il giornalista e performer Maurizio Principato ha tracciato un ritratto di Frank Zappa, ritratto che però avrebbe meritato più tempo.

Domenica incontro con Antonio Ribatti direttore di Ah-Um Milano Jazz Festival, Simone Graziano pianista vice presidente Midj e Daniele Malvisi sassofonista, referente MIDJ Toscana.

Chiusa la parte dei convegni, ogni pomeriggio si è passati alla musica e qui abbiamo registrato la prima bellissima sorpresa: l’ascolto di Marco Massa che, per fortuna, si è esibito tutte e tre le giornate. Conoscevamo il cantautore milanese per averlo ascoltato in alcune registrazioni ma ammirarlo dal vivo è tutta un’altra storia. Marco, oltre ad essere dotato di una splendida voce e di una solida preparazione strumentale, ha una capacità di comunicare che davvero ti colpisce, ti emoziona. E la cosa straordinaria è che questo tipo di sensazioni riesce a trasmetterle non solo quando porge le proprie composizioni ma anche quando interpreta brani altrui con l’ausilio della chitarra: superlative le versioni di “Lazzari felici” di Pino Daniele e di “Quando ti ho vista” di Piero Ciampi. Marco riesce così a intavolare un vero e proprio discorso con il pubblico che lo segue con attenzione e si lascia docilmente trasportare in quel clima intimistico, raccolto in cui vena cantautorale e inflessioni jazzistiche si mescolano a creare un unicum irripetibile.

Nei pomeriggi del 22 e 23 a Marco Massa si è unito il duo Empatia (leggi Mafalda Minnozzi alla voce e Paul Ricci alla chitarra) che sono arrivati inaspettatamente a Chianciano prima di partire per una tournée di presentazione del loro ultimo album – “Coll Romantics” – che li porterà sino in Germania. Ed è stato un bel sentire ché l’entusiasmo della Minnozzi e la classe cristallina della chitarra di Paul hanno ancora una volta conquistato gli spettatori.

Sempre nel corso di questi “aperitivi” musicali abbiamo assistito ad alcune performances solitarie della contrabbassista Federica Michisanti la quale ha confermato quanto di buono avevamo percepito ascoltando il suo album “Isk” vale a dire una solida preparazione di base ma soprattutto la capacità di saper improvvisare pur suonando uno strumento che non si presta facilmente ad esibizioni solitarie.

Come si accennava in apertura, tutti e tre i concerti serali sono risultati di eccellente livello.

Venerdì si è esibito “On The Rock’s” un duo costituito da un’artista originaria della Toscana ma ben nota ed apprezzata a livello nazionale, Federica Zammarchi, e dal giovane e talentuoso tastierista Gianluca Massetti cui si sono uniti, per l’occasione, il polistrumentista (sax, clarinetto, flauto) e compositore Alessandro Papotto già con il Banco del Mutuo Soccorso e Federica Michisanti al contrabbasso-piccolo. Il nome del duo è quanto mai esplicativo in quanto il combo si muove lungo coordinate ben precise che ripercorrono in chiave jazz alcuni classici della storia del rock così come la stessa vocalist tempo fa ebbe modo di affermare: “il repertorio del genere (jazz) ha sempre attinto alla musica popolare amata dalla gente in un certo periodo storico: all’inizio era Broadway, poi gli stessi grandi utilizzarono musica “diversa” per riconquistare un pubblico che avevano in parte perso, si pensi ad Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan che cantarono i Beatles.” Di qui un sound trasversale , influenzato a tratti da gruppi europei come l’ Esbjörn Svensson Trio, a tratti da gruppi più propriamente rock come i King Crimson o da una vera e propria icona come David Bowie. Così in rapida successione abbiamo ascoltato “L’animale” di Battiato, “Heart Shaped Box” dei Nirvana, “Splendido splendente” della Rettori, “Enter Sandman” dei Metallica, l’immancabile “Space Oddity” di David Bowie (pezzo che aveva dato nel 2011 il titolo ad un album della Zammanchi ‘Jazz Oddity – A Power Jazz on David Bowie’s Music’), “Karma Chameleon” dei Culture Club, “Walking On Air” dei King Crimson interpretato in maniera assolutamente superlativa, “Time Is Running Out” dei The Muse, ancora un brano di David Bowie “After All”, “Ma che freddo fa” di Nada e “Barbie Girl” degli Acqua offerto come bis. Il duo ha suonato ancora una volta in maniera assai convincente con la Zammarchi, già voce degli Agricantus, ad affrontare partiture assai note rileggendole in chiave originale, ben coadiuvata da Gianluca Massetti di cui sentiremo parlare ancora a lungo. Il multistrumentista Alessandro Papotto, la cui classe era ben nota, si è inserito magnificamente nel contesto disegnato dal duo contribuendo non poco alla bella riuscita del concerto. Così come ha fatto la giovane Federica Michisanti nei pochi brani in cui è stata impiegata.

Sabato 22 aprile cambio totale di atmosfere con il Battista Lena Trio “rinforzato” dalla presenza di Enrico Rava special guest. Battista Lena rappresenta una delle vere eccellenze del jazz italiano, nonostante da tempo si sia ritirato in Toscana e le sue apparizioni live siano piuttosto rade. Eccellente chitarrista ma ancor di più raffinato compositore, Battista ha avuto un ruolo fondamentale nella buona riuscita del festival in quanto è stato protagonista di ben due serate su tre. Il sabato, come accennato, si è presentato in quartetto con Gabriele Evangelista al contrabbasso, Marcello Di Leonardo alla batteria e Enrico Rava con il quale Lena aveva a lungo collaborato negli anni scorsi: ricordiamo tra l’altro “L’opera va” (Label bleu 1992), “I cosmonauti russi” (Label bleu 2001). Facile, quindi, ritrovare l’intesa ed affrontare un repertorio variegato che comprendeva classici del jazz e composizioni originali del chitarrista. I quattro hanno suonato per oltre un’ora e mezzo, senza denotare un solo attimo di stanca, con la musica che scorreva fluida impreziosita sia dall’interplay totale che si è respirato sin dalle primissime note, sia dalla bravura dei singoli che non hanno disdegnato momenti di stimolante improvvisazione.

Domenica 23 aprile il momento clou del Festival, il concerto su cui, dal  punto di vista musicale, è stato costruito l’evento centrale: in questo 2017 ricorrono i venti anni di Banda Sonora, ovvero della Banda Bonaventura Somma di Chianciano Terme che nel 1997 incontrava il jazz, in una formula che avrebbe fatto storia. Nello stesso 1997 Battista Lena registra “Banda Sonora” per l’etichetta francese Label Bleu in un progetto che accomuna la Banda Bonaventura Somma ad alcuni dei massimi esponenti del jazz italiano quali Enrico Rava, Gabriele Mirabassi, Gianni Coscia, Enzo Pietropaoli, Marcello Di Leonardo. L’iniziativa ottiene un successo strepitoso: Banda Sonora viene replicato in numerosi festival europei e in Cina mentre il CD guadagna lo “Choc de la Musique” della rivista Lazzman e le “ffff” di Telèramà; nasce anche un film per la regia di Francesca Archibugi, “La strana storia di Banda Sonora”. Ebbene Jonathan Giustini ha avuto la brillante idea di riunire questa straordinaria formazione ottenendo l’immediata disponibilità in primo luogo della Banda Musicale dell’Istituto Bonaventura Somma di Chianciano, una delle più antiche e prestigiose scuole di musica italiane diretta da Luca Morgantini e presieduta da Luciano Pocello, cui si sono aggiunti, così come vent’ anni fa,  alcuni straordinari musicisti quali Enrico Rava, Gabriele Mirabassi (clarinettista anch’ egli assiduo compagno  di Battista Lena in numerose realizzazioni), Gabriele Evangelista, Marcello Di Leonardo e naturalmente Battista Lena che ha anche scritto le musiche per questa nuova avventura. Ed è stato davvero emozionante domenica sera vedere schierata la Banda, diretta come nel 1997 dal Maestro Paolo Scatena eseguire al meglio le partiture di Lena: da “Stabat mom” a “Il grande cocomero” tema dal film omonimo della Archibugi,  da “Banda 8” a  “Il valzer del povero”, da” Ferie d’agosto “ a “Roma ovest 643”  da “Valzers” a “Fitzcarraldo” a “Saluti da Chianciano”. La banda si è mossa con grande compattezza ed equilibrio mentre i cinque professionisti cui prima si faceva riferimento si sono integrati alla perfezione figurando non già come stelle all’interno di un organico allargato ma come “bandisti” in grado di prodursi anche in assolo. Lungamente applaudito da un pubblico straripante, l’ensemble ha regalato due bis, “Desideri” e ancora “Banda 8”, che hanno chiuso una serata che resterà impressa nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di parteciparvi.

Che dire ancora se non esprimere il sincero auspicio che una manifestazione del genere abbia un suo futuro e ciò per più di un motivo. Innanzitutto il saldo radicamento nel territorio nel senso di voler valorizzare le eccellenze – di qualsivoglia natura – presenti nella zona, in secondo luogo perché ha dimostrato di basarsi su una progettualità artistica che prescinde dalle mode, dalle cordate degli americani di passaggio per l’Europa, dalle facili “cassette” che si ottengono ricorrendo a nomi di poco o nullo interesse per il  jazz, per ricercare qualcosa di originale e di sicuro livello.

Cliccare sulle foto per espanderle (Foto di Michele Stallo)