Live improvisations, di Renzo Ruggieri

Solo Accordion Project

LIVE IMPROVISATIONS

Renzo Ruggieri, accordion, electronic

Renzo Ruggieri decide di assemblare in maniera ragionata una serie di registrazioni live di suoi concerti in solo, avvenuti nell’ arco temporale tra il 1998 e il 2010, con il preciso intento di porre l’accento sull’improvvisazione libera e sul coesistere del suo accordion con effetti elettronici e loop station: dunque un disco in solo ma con la possibilità di replicare, doppiare, distorcere e rendere mutevoli la voce di uno strumento molto connotato, che siamo abituati ad associare ad un tipo di musica tradizionale, nonostante nel Jazz lo stesso accordion oramai sia sempre più presente ed in alcuni casi innovativo.
In questo percorso ardito, quasi una ricerca sperimentale avvenuta negli anni,  (questo cd chiude un trittico cominciato con la registrazione in studio di Improvvisazioni Guidate VAP100 e  Storie di Fisarmonica Vissuta VAP101 ), Ruggieri si lascia andare ad un’esplorazione integrale (e dal vivo) delle possibilità del proprio strumento, disvelandone le notevoli possibilità espressive, anche quelle più estreme.
Quindici i brani in scaletta, ognuno un piccolo mondo a sé, da ascoltare rigorosamente con la totale apertura mentale che permetta di godere senza pregiudizi di suoni a volte anche ostici, ma sempre inseriti in un disegno che ha un qualcosa di ineluttabile, che in qualche modo va “nel modo giusto”. Perché in fondo sono l’espressione di un messaggio profondamente sentito dal musicista che estemporaneamente lo sta formulando: bisogna fidarsi di lui e con lui decidere di partire per quel viaggio in zone inesplorate.
L’album comincia con Shark : un gioco di suoni che richiama anche alla mente il famoso pattern che identifica il movimento minaccioso del celebre squalo cinematografico. E che mostra quanto l’accordion possa evocare sentimenti angosciosi quali tensione, paura, non senza qualche guizzo di ironia.
I brani sono suggestivi, costruiti con sapienza compositiva, anche se improvvisati, in cui l’anima “tradizionale” dell’accordion, che rimane salda nei fraseggi e nella scelta di armonie spesso struggenti, si intreccia con suoni avveniristici che se vogliamo addirittura ne esaltano le caratteristiche acustiche:  in Mostro è enfatizzato l’aspetto ritmico, nel quale anche il rumore dei tasti è fondamentale, ed  arpeggi , citazioni di repertorio noto (echeggia Piazzolla), guizzano in mezzo a un fitto tessuto elettronico.
Ci sono anche brani più contemplativi, come Vento Calmo, o il loro opposto, come Radio,  completamente costruita sugli effetti e sui loop: una creatività sfrenata ed intellegibile con i parametri e le porte di accesso più varie. Quasi ostica, ma mai respingente. Progressioni armoniche inaspettate, ostinati ipnotici sono disseminati per tutto il cd. Emerge il bisogno impellente di sfogare un estro improvvisativo che va al di là della linea melodica o ritmica, e che esplora tutte le timbriche e i registri possibili. Ogni tanto riemerge il suono naturale dell’ accordion e si sfiorano anche atmosfere rock (Lines). E se la musica tradizionale è presente, come in Saltarè, in cui in una specie di sincronico legame tra passato e futuro si legano scheletro ritmico ed alcune cellule melodiche riconoscibili del saltarello a suoni avveniristici e inaspettati, c’è anche subito dopo (Unheards Words) una musica fortemente sperimentale, “inascoltabile” solo se si rimanga legati a parametri musicali rassicuranti, perché già noti.
Se si sceglie invece di estraniarsi, si viene semplicemente trascinati in un altro mondo sonoro, ipnotico.
In Distorsion lo strumento diventa ancora una volta rock, con l’elettronica e la loop station, sino ad finale di assolo di chitarra alla Jimi Hendrix.
Voci è un brano inizialmente quasi naturalistico, evocativo, tutto giocato su suoni acutissimi che  contrastano note gravissime, sfondi cupi, vibrazioni ostinate, cluster, e la mancanza, proficua, di una melodia.
La melodia invece esiste eccome in Aria, quasi nostalgica, dolce, tenera, con un accompagnamento sommesso, quasi silente, destinato poi ad intensificarsi per compiere solari incursioni nel modo maggiore.
E se in Onde Mosse quasi siamo davanti ad una colonna sonora da film horror, in Free Tango torniamo ad un genere affine all’accordion: ma il tango è rivisto in una chiave drammatica e dissonante, destrutturato della sua parte ritmica tipica, se non in alcuni brevi tratti.
Un click incessante di fondo, esplicito, imperante è la sorgente di Ticks, costruito interamente su quel click.
Film è costruito suonando dal vivo su cortometraggi senza sonoro, a dimostrare che le immagini possono essere sorgente di musica, di musica totalmente improvvisata e libera, ispirata estemporaneamente.
L’ultima traccia è Si Sol Re, che lo stesso Ruggieri spiega essere nato durante l’esecuzione di un bis, in cui il compositore ha chiesto al pubblico tre note su cui improvvisare. Ne è nato un brano placido, dolce, in cui quella piccola cellula melodica, sulla tonalità di Sol maggiore, un arpeggio in terzo rivolto rovesciato, dà origine ad un vero dolcissimo brano, stavolta acustico, che fa approdare ad un porto sicuro chi ha ascoltato questo album dall’inizio alla fine. Chi, cioè, ha intrapreso un viaggio a volte carambolesco, di certo non scontato né rassicurante, ma uno di quei viaggi che ti rimangono impressi e che ti è chiaro che sono stati un insperato arricchimento.

Se n’è andato Pierino Munari “l’uomo dal polso d’oro”

 

Un altro pezzo di storia della musica italiana è scomparso: il 6 maggio è venuto meno Pierino Munari al secolo Pietro Commonara.

Nato a Frattamaggiore (Napoli) il 9 settembre del 1927,  Pierino, fratello di Gegé, inizia a suonare a 10 anni come attrazione teatrale col padre e i fratelli. Nel 1944 è con varie orchestre della 15a Armata Americana, tappa fondamentale per la sua formazione; non a caso il suo stile si richiama ai grandi virtuosi americani come Shelly Manne e Buddy Rich.

Musicista tra i più versatili nel suo strumento,  partecipa alle più importanti manifestazioni italiane di musica jazz guadagnandosi una solida reputazione sì da essere soprannominato “l’uomo dal polso d’oro”.

A Napoli suona al Circolo Napoletano del Jazz con varie formazioni tra cui quelle di Lucio Reale e Carol Danell. Con Lino Quagliero e Baldo Maestri è, poi, in tournée per l’Italia, dal Quirino di Roma a Portofino. Incide dischi per la “Vis Radio” e “La voce del padrone” con artisti come Sergio Bruni, Peppino Principe e Gloria Cristian e con i Maestri Gino Conte, Carlo Esposito e Angelo Giacomazzi.

Partecipa ai Festival Di Napoli edizioni del 1957,58 e 61.

Si trasferisce a Roma a fine 1959, chiamato dal M° Zurletti per la trasmissione Radiofonica “Campo dei fiori” con Marcello De Martino e Lelio Luttazzi. Seguono altre trasmissioni: “Moderato Swing” con Piero Umiliani, “Nunzio Rotondo Jazz”, “30 anni di Swing” con Lelio Luttazzi (realizzato anche su disco), “Canzoni del palio” con l’orchestra del M° Cinico Angelini.

Diventa subito socio dell’”Unione Musicisti Roma” ed entra a far parte della grande famiglia della R.C.A. Italiana, divenendo uno tra i batteristi più richiesti ed affidabili.

Nel 1960 e 1962 partecipa al Festival di San Remo con l’orchestra del M° Cinico Angelini ed al Festival delle Rose 1964, 1965, 1966 e 1967 organizzato dalla RCA Italiana.

Nel 1964, la Hollywood lo  vuole come suo Testimonial per la sua nuova batteria e, nello stesso anno, partecipa al 1° Cantagiro con la Big Band.

Collabora, poi, con Armando Trovajoli, Nino Rota, Piero Piccioni, Gianni Ferrio, Luis Enriquez Bacalov, Bruno Canfora, Ennio Morricone, Carlo Rustichelli, Roberto Pregadio, Vito e Giovanni Tommaso.

È stato inoltre il batterista della Corrida, nelle edizioni 1985,86 e 87. Ha suonato, poi, con grandi artisti come Domenico Modugno che ha seguito, anche, nelle tournèe all’estero (USA e Canada); Nini Rosso, Gino Marinacci Ensamble, Sestetto Swing di Roma. Negli ultimi anni ha fatto diverse tournée con l’orchestra diretta da Roberto Pregadio.

Ottimo lettore ma allo stesso tempo musicista istintivo, il suo drummimg si è contraddistinto per la grande attenzione posta nel valorizzare le diverse sonorità dello strumento e per l’abilità nell’uso del “rullante” così come evidenziato dalle brillanti esecuzioni da solista nelle colonne sonore originali dei film: “La Battaglia di Algeri” e “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” (Ennio Morricone),  “Uomini Contro” (Piero Piccioni),Sette uomini d’oro”, “Riusciranno i nostri eroi” (Armando Trovatoli),Per amare Ofelia” (Ritz Ortolani).

Al suo attivo oltre 500 colonne sonore da Film. Tra i più importanti vanno ricordati: “Papillon” con le musiche di Jerry Goldsmith; “Amarcord”,  “Romeo e Giulietta” (Nino Rota); “Ginger e Fred”  (Nicola Piovani);  “L’ultimo Imperatore”; “Il Padrino Parte terza” di Coppola; “Fumo di Londra”, “Polvere di stelle”, “Finche c’è guerra c’è speranza”,  (Piero Piccioni); “C’era una volta il west,” “Cacciatori di navi”, “C’era una volta in America” (Ennio Morricone); “Matrimonio all’Italiana”, “Una giornata particolare”, “Dramma della Gelosia” (Armando Trovatoli); “Odissea”, “L’armata Brancaleone,”  (Carlo Rustichelli); “Il Sorpasso” (Ritz Ortolani).

Nel 1972 registra con Gato Barbieri il disco Ultimo tango a Parigi (United Artists UAS -29440-cd 066670).

 

Concerto finale del Gruppo laboratorio dedicato a Bill Evans

Concerto finale del Gruppo laboratorio dedicato a Bill Evans

Mercoledì 24 maggio 2017. ore 21
ingresso con offerta libera

Chiostro della Scuola Sarti
Faenza. Via Santa Maria dell’Angelo, 23

Mercoledì 24 maggio 2017, alle 21, il Chiostro della Scuola Sarti ospiterà il concerto finale del Gruppo laboratorio dedicato a Bill Evans, il percorso didattico svolto da Michele Francesconi durante l’anno accademico in corso. Il concerto è ad ingresso con offerta libera e sarà preceduto dalla breve presentazione di “In prima persona, Aldo Franceschini”, il nuovo libro di Fabio Ciminiera. (altro…)