ALBA JAZZ 2017: la terza serata con Moses Boyd – Exodus


Foto di Carlo Mogavero

Piazza Michele Ferrero, ore 21
Moses Boyd – Exodus

Moses Boyd, batteria
Binker Golding, sax
Joe Armon – Jones, tastiere
Artie Zaits – chitarra

Alla terza serata del Festival di Alba bisogna dare atto al direttore artistico Fabio Barbero e all’ Associazione Alba Jazz di avere sempre aperto la loro città ad artisti variegati e spesso da noi ancora non troppo noti, superando la logica del “vado sul sicuro”.
Ad Alba Jazz durante l’anno gli appassionati organizzatori ascoltano musica, non lasciano inevasa nemmeno una segnalazione e alla fine – non senza qualche difficoltà per trovare un accordo comune, come è giusto che sia – arrivano a definire un programma che preveda almeno un artista “nuovo”, giovane, emergente. Nelle logiche del mercato attuale, in una parola, rischioso. Ma questa apertura al rischio quasi sempre li ripaga: anche in questo caso il gioco è valsa la candela.

Ieri sera a salire sul palco è stato un batterista giovanissimo, 23 anni, per l’esattezza, proveniente dalla Gran Bretagna e già molto noto in Europa ma non spesso presente qui in Italia: un musicista davvero sorprendente.
Moses Boyd è il suo nome ed Exodus si chiama il progetto che ha presentato qui ad Alba: un Jazz con agganci alla musica elettronica, all’hip hop e probabilmente anche al rock: ma forse è anche inutile e controproducente tentare di incasellare il lavoro di questo quartetto, energico e deflagrante.
Moses Boyd ha deliziato la piazza con un drumming davvero fuori dal comune, tenendo conto anche della sua giovane età: una tecnica ferrea, di base, ma anche una musicalità particolarissima, che è emersa anche nei momenti più concitati di un concerto tutto improntato su una visione “energica” della performance.

Rullante tesissimo, pelli regolate per avere un attacco estremamente definito, e una fantasia praticamente illimitata nel proporre groove, idee – è lui che stimola quasi tutto ciò che avviene nel palco – Moses Boyd potrebbe tenere un concerto da solo senza stancare, annoiare, frastornare chi ascolta. Il timing è eccezionale, la padronanza dello strumento totale. Cassa e rullante si succedono in continui botta e risposta poderosi, mai uguali, su piatti tamburi e charleston compie finezze non solo ritmiche ma anche timbriche, creando vere e proprie linee melodico – armoniche che si percepiscono molto chiaramente.
Duetta strenuamente con il sax di Binker Golding, suo alter ego dal punto di vista musicale, dando il via a lunghi episodi in cui i suoni si intrecciano strenuamente in un profluvio inarrestabile di note e battiti.


Le tastiere di Joe Armon – Jones hanno una funzione prevalentemente armonica, ma emerge anche una bella capacità improvvisativa, così come accade per la chitarra di Artie Zaits.


Questi quattro ragazzi dalla preparazione tecnica robustissima, da questo punto di vista non hanno nulla da invidiare a musicisti più navigati e celebri di loro. Nulla è affidato al caso, riescono ad essere addirittura funambolici, e la loro intesa è continua.
L’energia spesso nei giovani musicisti è un po’ tracimante rispetto alla scelta di una espressività complessiva: in pratica la tecnica invece di essere un mezzo per arrivare ad un proprio linguaggio finisce per essere l’aspetto principale da far emergere sul resto e da mostrare mentre si suona.
Se si deve notare un difetto nel concerto di ieri sera è proprio questo suonare appagati e esaltati dalla propria bravura, che per ora (giustamente, sono giovanissimi) a loro basta ed avanza. Manca il passaggio successivo, quello del mettere a punto un linguaggio espressivo proprio. Ma metteranno a frutto i loro numeri presto, non manca molto: le qualità ci sono.

Bisogna dire che Moses Boyd appare più avanti in questo senso, più maturo dei suoi compagni di viaggio: ha una musicalità meno muscolare, e, anche improvvisando, mostra di perseguire un disegno tutt’altro che casuale e meramente virtuosistico.
Possiamo stare tranquilli: le nuove leve del Jazz ci sono e sono di altissimo livello. Grazie ad Alba Jazz per averle portate in Italia.