Con “Gente di Jazz” un’istantanea sul Jazz italiano negli ultimi anni

Nel 1973 Ian Carr, celebre trombettista fondatore e leader dei Nucleus, pubblicò un libro intitolato Music Outside – Contemporary Jazz in Britain nel quale riportò le sue conversazioni con personaggi emergenti e consolidati della scena musicale jazz britannica. Mike Westbrook, Jon Hiseman, John Stevens, Trevor Watts, Evan Parker, Mike Gibbs, Chris McGregor affrontarono a cuore aperto qualsiasi tema che ritenessero importante, dalle personali scelte artistiche, alle proprie aspirazioni (frustrate o non), alla endemica difficoltà di trovare sbocchi discografici sino a giungere alla triste realtà che, suonando solamente jazz, la vita non era facile. Riletto a distanza di anni, quel libro di interviste, fornisce molte più informazioni di qualsiasi altro trattato critico e ci restituisce un ritratto fedele e vivido del movimento jazz in Inghilterra dei primi anni Settanta.
Così come è avvenuto con Carr crediamo che Gerlando Gatto, autore di Gente di Jazz per l’editore Euritmica/Kappavu, abbia non solamente realizzato un libro di interviste, ma scattato un’istantanea sulla situazione del jazz italiano degli ultimi anni.
Molte intervista sono state realizzate nel corso delle varie edizioni di Udin&Jazz, festival di cui Gatto è assiduo frequentatore, e anche per questo molti sono i musicisti del nord est, storica fucina di talenti del jazz italiano, ad essere interpellati.
Gatto non si è limitato però solamente a dare voce ai jazzisti nazionali, ma ha anche inserito nel suo lavoro i suoi colloqui con musicisti di fama internazionale, quali Joe Zawinul, Mino Cinelu, McCoy Tyner, Martial Solal, Michel Petrucciani, Gonzalo Rubalcaba e Cedar Walton entrando spesso in dettaglio su aspetti meno noti della loro attività.

(Cedar Walton)

Gente di Jazz, quindi, risulta essere una miniera di informazioni per l’appassionato di jazz e, in generale, per chi si occupi di cultura e di spettacolo. Scopriamo così, che Stefano Battaglia ha una solida formazione classica e una conoscenza approfondita dei compositori del barocco, che il sassofonista udinese Francesco Bearzatti si è costruito una solida reputazione in Francia prima di essere conosciuto in Italia (nemo profeta in patria…), che Stefano Bollani non riesce a scindere tra jazz, improvvisazione, divertimento e spettacolo e che sa imitare molto bene Johnny Dorelli, che il contrabbassista Rosario Bonaccorso ritiene, come Leonardo da Vinci, che “la semplicità è il massimo della raffinatezza”.
Scorrendo ancora Gente di Jazz, apprendiamo di come il pianista siciliano Dario Carnovale abbia trovato la sua dimensione artistica nella tranquillità di Udine, di come Claudio Cojaniz intenda in maniera sociale il ruolo dell’artista in quanto “veicolatore di pensiero”, di come Massimo de Mattia sia stato ammaliato dai Delirium di Ivano Fossati e per questo abbia scelto il flauto come suo strumento, e di come il veneziano Claudio Fasoli, storico sassofono del Perigeo, aveva un sogno, ormai irrealizzabile, di suonare con Elvin Jones e Tony Williams. Dall’intervista con Enzo Favata emerge la sua concezione in un jazz che incontri l’anima etnica delle diverse località del globo, mentre da quella con Paolo Fresu apprendiamo che l’emozione del suonare talvolta fa scorrere delle lacrime sul volto del trombettista sardo.

(Paolo Fresu)

Il batterista romano Roberto Gatto confida all’autore il suo orgoglio per aver inciso con Chet Baker, un musicista che non amava molto i batteristi, mentre il suo compagno nei Lingomania, Maurizio Giammarco, racconta della sua eccezionale esperienza di direttore della Parco della Musica Jazz Orchestra (PMJO). Il chitarrista Antonio Onorato rivela di avere effettuato studi approfonditi sulla Napoli del 1700 e di conoscere bene tutti i musicisti di quel periodo, mentre il pianista Enrico Pieranunzi che ha fornito all’autore ben quattro interviste nel corso degli anni, confida il suo amore per Scarlatti. Enrico Rava ricorda che la sua carriera decollò dopo la registrazione per l’ECM dell’album The Pilgrim And The Star, mentre il pianista romano Danilo Rea rivela la sua ammirazione per la sintesi musicale tra tradizione e improvvisazione raggiunta dai musicisti dei paesi nordici. Infine, ultimo degli italiani, Giancarlo Schiaffini lancia un allarme sulla standardizzazione del linguaggio musicale e sull’omologazione della maniera di fare jazz.

(Enrico Rava)

Passando ai musicisti internazionali, Mino Cinelu racconta di aver parlato con Miles Davis dopo un concerto senza riconoscerlo, mentre il compianto Michel Petrucciani confida di amare Estate di Bruno Martino per la sua melodia e per le grandi possibilità di improvvisazioni che forniva. Gonzalo Rubalcaba racconta dell’importanza nel suo jazz della musica popolare cubana, mentre Martial Solal afferma di non credere nell’elettronica applicata alla musica. Anche Cedar Walton preferisce il suono acustico, mentre McCoy Tyner racconta della sua costante ricerca del nuovo. Chiude la serie delle interviste, ordinate in stretto ordine alfabetico, Joe Zawinul il quale svela che quando sopraggiunge l’ispirazione, la ragione cessa di operare.

(Joe Zawinul)

La lettura di Gente di Jazz è agile. I temi trattati nelle interviste mettono in luce la personalità dei vari artisti, le loro inclinazioni e rivelano la loro estetica musicale. Gatto ha il raro dono di riuscire a far parlare i musicisti, di metterli a loro agio cosicché questi possano davvero esprimere il loro pensiero senza remora alcuna. Questo aspetto è molto apprezzabile in quanto la spontaneità delle dichiarazioni raccolte da Gatto e le verità che queste contengono si trasmettono immediatamente al lettore e consentono a quest’ultimo di entrare in stretto contatto con la dimensione artistica dei musicisti.

Marco Giorgi per www.red-ki.com

(McCoy Tyner)

Le immagini sono di Luca A. d’Agostino/Phocus Agency ©

Guida all’ascolto con Gerlando Gatto e Silvia Manco

Officine San Giovanni, martedì 20 giugno 2017

Silvia Manco, pianoforte e voce

La stagione delle Guide all’ascolto di Gerlando Gatto, prima della pausa estiva, si chiude in bellezza con la pianista e vocalist Silvia Manco, che sceglie di presentare un programma di standard classici, con una caratteristica: tutti i brani selezionati sono armonicamente complessi, o hanno costituito per il mondo del Jazz una novità, un passo in avanti rispetto al passato.
A Silvia Manco dunque piace il Jazz cosiddetto “mainstream” ma piace anche sottolinearne aspetti musicalmente non privi di (bellissime) asperità.
Nelle Guide all’Ascolto la particolarità e quella di poter godere di musica dal vivo intervallata da interventi competenti e anche divertenti ed accattivanti che quella musica non solo spiegano, ma anche contestualizzano.


Non è cosa di tutti i giorni poter ascoltare Old Devil Moon in versione live, cantata con voce profonda e pianoforte swingante, per poi conoscerne la storia, i motivi del raggiunto successo, e dopo poter godere anche magari della versione strumentale di Ahmad Jamal. O Lush Life di Billy Strayhorn nella versione intima, garbata e intensa che ha scelto di eseguire Silvia Manco per poi venire a scoprire che l’autore si arrabbiò moltissimo con Nat King Cole, reo a suo dire di aver stravolto il brano in una sua esecuzione, che a noi alle Officine San Giovanni non è sembrata così disdicevole: lo sappiamo perché Gerlando Gatto dopo averci raccontato l’aneddoto ce l’ha fatta anche ascoltare. Nothing like You, altro brano complesso e affascinante, o Midnight Sun, brano modernissimo di Lionel Hampton. o I’m Hip – “mamma mia questo brano ha mille parole!” – esclama Silvia Manco per poi snocciolarlo con ironia e disinvoltura – si susseguono tra aneddoti e chiacchiere che rendono il pomeriggio un’occasione preziosa per ascoltare, conoscere e divertirsi piacevolmente con il Jazz.


E poi con l’occasione Gerlando Gatto presenta anche il suo libro, edito da Kappavu – Euritmica, “Gente di Jazz – interviste e personaggi dentro un festival jazz“, da poco presentato con successo al Salone del Libro di Torino. Interviste a Jazzisti (con le bellissime foto di Luca D’Agostino) che l’autore ha incontrato negli anni durante il Festival Udin&Jazz. Ventitre jazzisti italiani e internazionali (Bollani, Fresu, D’Andrea, Rava, Battaglia, Bearzatti, Petrucciani, Rubalcaba, Solal, Tyner, tanto per citarne alcuni) che rappresentano un vero e proprio interessante ed istruttivo viaggio nel Jazz.
Le Guide all’Ascolto riprenderanno dopo l’estate e Gerlando Gatto ci sta già lavorando. Silvia Manco chiude questo primo ciclo con grazia, eleganza e bravura.
Ci rivediamo a settembre!

In programma alla Casa del Jazz dal 21 giugno al 7 agosto: parata di stelle al Summertime 2017

Davvero un gran bel cartellone quello posto in essere dalla Casa del Jazz di Roma per la sua “Summertime” 2017, ovvero i concerti all’aperto nella splendida struttura romana: star internazionali e italiane assieme a musicisti meno conosciuti ed emergenti, progetti originali, serate davvero imperdibili… il tutto avendo a disposizione un badget estremamente limitato.

Questa, in estrema sintesi la carta d‘identità della stagione estiva approntata dalla Casa del Jazz e ufficialmente presentata alla stampa il 15 giugno da Luciano Linzi coordinatore artistico della struttura e Luca Bergamo, Vice Sindaco e Assessore alla Crescita Culturale di Roma Capitale.

In effetti stupisce non poco il fatto che, sempre in ambito romano, una struttura sostanzialmente con pochi soldi riesca a mettere su una stagione siffatta cosa che altre, magari più ricche, non sono più in grado di fare. E si faccia attenzione al fatto che tutti i concerti previsti alla Casa del Jazz sono ascrivibili all’ambito jazzistico propriamente detto, senza ammiccamenti al pop e senza privilegiare le esigenze di cassa. Tutto ciò è stato possibile – ha spiegato Luciano Linzi – grazie al fatto che tutti i musicisti, anche i più celebrati, rendendosi conto della situazione hanno accettato di esibirsi con cachet molto al di sotto dei loro abituali. E, sempre con riferimento all’annosa questione dei finanziamenti, rispondendo ad una nostra precisa domanda circa i soldi che potrebbero essere destinati alla Casa del jazz, Luca Bergamo ha risposto ponendo in evidenza due fattori: il passaggio della struttura dall’egida del Palazzo delle Esposizioni a quello di Musica per Roma e la necessità di costituire una sorta di rete tra tutte le entità culturali della Capitale sì da portare la cultura anche in quelle realtà cittadine che ne sono attualmente deprivate.

Ma vediamo, adesso, più da vicino il cartellone.

Partenza il  mercoledì 21 giugno, con ingresso libero, in occasione della “Festa della musica”, con la proiezione di “Sicily Jass – The world’s first man in jazz” di Michele Cinque, documentario su Nick La Rocca e con la Jazz oltre night, un evento straordinario con i docenti e i migliori allievi dei corsi Jazz Oltre, organizzati in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia.

Come accennato in apertura, molte le serate imperdibili… ma almeno per il sottoscritto ce n’è una più imperdibile delle altre, quella che il 28 luglio vedrà sul palco il sassofonista Charles Lloyd in quartetto con Gerald Clayton al pianoforte, Reuben Rogers al contrabbasso e Eric Harland alla batteria. Personalmente ritengo Lloyd uno dei più geniali jazzisti in assoluto e un suo storico album, “Forest Flower”, registrato nel 1966 con Keith Jarrett piano, Cecil McBee basso e Jack DeJohnette batteria rappresenta ancora oggi uno dei miei ascolti preferiti. Inoltre a Lloyd va riconosciuto il merito di aver lanciato quelli che poi si sarebbero rivelati grandissimi artisti quali, per l’appunto, Keith Jarrett e soprattutto Michel Petrucciani.

Restando in ambito “straniero” quattro concerti di assoluto rilievo per gli amanti della chitarra: il 6 luglio il “William Lenihan e Marc Copland Quartet” con Marc Copland, pianoforte, William Lenihan, chitarra, Francesco Puglisi, contrabbasso e Lucrezio de Seta, batteria; il 13 luglio, unica data italiana,  una formazione tra le più interessanti del momento, quella del chitarrista Wolfgang Muthspiel con Ralph Alessi, tromba, Gwilym Simcock , pianoforte, Larry Grenadier contrabbasso, Jeff Ballard, batteria; il 18 luglio sarà la volta della “ John Scofield Uberjam Band”, in cui, a fianco dell’autorevole leader c’è un secondo chitarrista, Avi Bortnick, un bassista elettrico, Andy Hess, e un instancabile macinatore di ritmi come Dennis Chambers di nuovo live con Scofield dopo quasi 30 anni! Musicista dalla inequivocabile cifra stilistica, John Scofield è protagonista sin dalla fine degli anni Sessanta di una carriera artistica multiforme, scandita da progetti diversi per impianto strumentale e a cui piace sperimentare, rimettersi continuamente in gioco; la sua collaborazione di metà anni Ottanta con Miles Davis continua ad essere un punto fermo nel suo percorso evolutivo; venerdì 21 luglio, per la prima volta alla Casa del Jazz il grande Bill Frisell in trio con Tony Scherr al basso e Kenny Wollesen alla batteria, combo che oramai è sulla scena da molti anni tanto da aver sviluppato un’intesa davvero non comune.

Da segnalare la presenza di gruppi oramai consolidati e molto, molto interessanti: domenica 9 luglio The Bad Plus, ovvero Ethan Iverson al piano, Reid Anderson al contrabbasso e David King alla batteria, da diversi anni uno dei gruppi più interessanti della scena jazzistica mondiale che si contraddistingue per un repertorio che abbina loro composizioni originali, accanto a echi di Thelonius Monk e destrutturazione di successi pop. Da segnalare che questo è l’ultimo anno in cui Ethan Iverson farà parte del gruppo quindi l’ultima occasione per vederli insieme.

Lunedì 17 luglio, sul palco gli Oregon con Ralph Towner, Paul McCandless, Mark Walker che festeggiano il loro trentesimo album (CAM JAZZ), il primo con Paolino Dalla Porta al contrabbasso, e confermano tutta la loro impareggiabile abilità creativa, autentici precursori di world music, ancora estremamente freschi ed attuali.

Domenica 23 luglio, “Bokanté” , il nuovo progetto creato dal fondatore e leader della band rivelazione di questi ultimi anni “Snarky Puppy”,  Michael League, che affonda le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano. Bokanté significa “Scambio” in creolo, la lingua della giovane cantante Malika Tirolien, cresciuta nell’isola caribica di Guadalupa. Otto musicisti provenienti da quattro diversi continenti che portano sul palco la propria conoscenza e la propria tradizione. Con due Grammy Award e un implacabile successo planetario League torna a rimettersi in gioco esordendo con un progetto che promette essere esplosivo.

Per quanto concerne ancora i grandi solisti internazionali, da segnalare il 3 luglio il concerto del trio di Chris Potter al sax tenore con James Francies tastiere, pianoforte e Eric Harland, batterista tra i più richiesti e stimati a livello mondiale oggi mentre l’ 1 agosto sarà la volta di “Peter Erskine is Dr. Um”; un’autentica icona del jazz mondiale, uno dei protagonisti della storia della musica moderna, uno dei batteristi più completi. “Dr. Um” è il titolo del suo più recente cd uscito per la Fuzzy Music, acclamato dalla critica mondiale, in cui Erskine esplora le sonorità R&B e Fusion che lo hanno visto protagonista assoluto degli anni ’80.

Altra caratteristica di “Summertime 2017” la presenza di alcuni progetti realizzati assieme da musicisti italiani e stranieri. Così il 24 giugno il duo Rita Marcotulli al piano e Mino Cinelu alle percussioni, duo nato l’anno scorso al Festival di Berchidda e in questa occasione per la prima volta a Roma. Nonostante non sia , forse, conosciutissimo nel nostro Paese, Mino Cinelu è uno dei più grandi percussionisti della storia del jazz e persona di grande sensibilità e umanità. Lo abbiamo conosciuto nel ’92 durante un Festival del Jazz alla Martinica e ne abbiamo conservato un ricordo quanto mai positivo.

Sabato 22 luglio il “TanoTrio”  feat. Kenny Werner al piano, quindi un quartetto con Kenny Werner, pianoforte, Daniele Germani, sax alto, Stefano Battaglia, contrabbasso e Juan Chiavassa, batteria. TanoTrio è una formazione nata nell’autunno del 2016 a Boston che  propone un jazz dalla forte influenza melodica con una chiara contaminazione da parte del free jazz e della musica classica contemporanea europea e statunitense.

Due date saranno caratterizzate da un doppio concerto: il 4 e il 26 luglio. Il 4 in apertura il trombettista Luca Aquino propone il suo progetto OverDOORS, con Antonio Jasevoli alle chitarre, Dario Miranda al basso e Lele Tomasi ai tamburi. Profondamente ispirato dalla musica dei Ramones, Offspring e Stranglers il trombettista rivisita, a suo modo, i classici del repertorio dei Doors. A seguire, “Greg Burk’s Solar Sound”  Feat. Rob Mazurek. La genesi di questo quartetto con Burk al piano, Mazurek alla tromba, Marc Abrams al basso e Enzo Carpentieri alla batteria si può collegare al ricordo del Lunar Quartet di John Tchicai. Nel 2008 infatti Burk, Abrams e Carpentieri erano a fianco del sassofonista afrodanese, scomparso quattro anni dopo. Oggi il pianista Greg Burk riprende quel viaggio sonoro interrotto, invitando a bordo Rob Mazurek, ormai tra i nomi di punta della musica contemporanea.

Il 26 luglio, nella prima parte il progetto “Travel” frutto della collaborazione tra l’Alfa Music, intraprendente etichetta romana con la Reale Ambasciata di Norvegia a Roma. Sul palco Marit Sandvik, voce, Maurizio Giammarco, sax, Fulvio Sigurtà, tromba, Eivind Valnes, pianoforte, Raffaello Pareti contrabbasso, Maurizio Picchiò batteria. Le composizioni di ”Travel” sono di Sandvik e si richiamano sia alle tradizioni jazz americane che europee, sia alla musica brasiliana. Seguirà il “Pasquale Innarella Quartet” una realtà attiva già da diversi anni, che presenta “Migrantes” (Innarella sax, Francesco Lo Cascio vibrafono, Mauro Nota contrabbasso e Roberto Altamura batteria). Il concerto sarà dedicato al contrabbassista Pino Sallusti, recentemente scomparso.

Per quanto concerne gli altri musicisti italiani, il 23 giugno l’inventiva di Massimo Nunzi viene fuori ancora una volta nella conduzione della Perugia Big Band in un programma dedicato all’esplorazione , in parallelo, dei suoni modernissimi del jazz orchestrale italiano degli anni 60, attraverso le sigle di Tv 7 , Rischiatutto, Brava e la musica del film Il Sorpasso e del repertorio dello stesso periodo dell’orchestra di Stan Kenton.

Lunedì 10 luglio un combo d’eccezione con Paolo Damiani al violoncello, Rosario Giuliani al sax e Michele Rabbia batteria e percussioni. Il trio debutta alla Casa del Jazz, ma i tre solisti hanno spesso suonato insieme in diverse formazioni. In particolare , Damiani e Giuliani collaborano da tempo in duo, ed entrambi hanno  sovente incrociato lo straordinario percussionista torinese.

Infine al quintetto di Ada Montellanico l’onore di chiudere la manifestazione il 7 agosto. La vocalist presenta il suo nuovo cd, “Abbey’s road, omaggio a Abbey Lincoln”, con gli arrangiamenti curati dal grande trombettista Giovanni Falzone. A loro si uniscono alcuni degli astri nascenti del jazz italiano: Matteo Bortone al contrabbasso, vincitore del Top Jazz 2015, Filippo Vignato al trombone, vincitore del Top Jazz 2016 e Ermanno Baron alla batteria.

E chiudiamo con una anticipazione: sabato 23 settembre, la Casa del Jazz ospiterà il concerto conclusivo di Una Striscia di Terra Feconda, Festival Franco-Italiano di Jazz e Musiche Improvvisate, direzione artistica Paolo Damiani e Armand Meignan. In programma  la prima nazionale del vincitore del Premio Siae 2016, Gabriele Evangelista Quartet con lo stesso Evangelista contrabbasso Pasquale Mirra vibrafono, Gabrio Baldacci chitarra, Bernardo Guerra batteria,  e la produzione originale, Residenza D’Artista franco italiana, “F.A.R.E.”: FOURNEYRON/ARCELLI RESIDENCE ENSEMBLE con Fidel Fourneyron trombone, composizione, Cristiano Arcelli alto sax, composizione (vincitore del concorso nazionale di MIDJ –Associazione nazionale musicisti di jazz), Francesco Diodati chitarra, Matteo Bortone contrabbasso, Bernardo Guerra batteria.