Ellingtoniana: la band di Massimo Pirone con Giorgio Cuscito

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Foto di Laura Girolami

21 Luglio, Cortile Maggiore Forte Sangallo
Ore 21:30
Giorgio Cuscito & Massimo Pirone Big Fat Band in “ Ellingtoniana”

Trumpets: Massimo Patella, Flavio Patella, Paolo Federici,
Trombones: Palmiro Del brocco,Loredana Marcone anche Vocal, Massimo Cuomo
Sassofoni: Alessio DiGiulio, Giorgio Guarini, Stefano Angeloni,Enrico Guarino,Adriano Piva
Piano: Flavio Bonanno
Contrabbasso: Dario Pimpolari
Batteria: Davide Diana

L’ ultimo concerto di Jazz previsto al CivitaFestival è appropriatamente scelto dal direttore artistico Fabio Galadini all’insegna del Jazz tradizionale.
La scelta cade sulla Big Band di Massimo Pirone, ottimo trombonista e direttore d’orchestra, che porta nel suggestivo palco di Forte Sangallo il progetto Ellingtoniana.
Arrangiamenti originali di Duke. Sezione fiati poderosa. Solisti di classe: Pirone il trombone lo suona con maestria, Giorgio Cuscito è un virtuoso del sassofono, ama lo swing di un amore viscerale e comunica questo suo amore con una gioia contagiosa.

Le musiche sono bellissime: le ha scritte Duke Ellington, che va oltre il Jazz, siamo davanti ad un genio della musica contemporanea. E voi non sapete dopo mille concerti di Jazz, alcuni dei quali basati su progetti nuovissimi, giovani talenti, sperimentazioni, spesso molto belle e coinvolgenti (come avrete letto in questo stesso blog) quanto comunque sia utile, e piacevole, e importante ogni tanto “tornare alle origini”, ascoltando quel Jazz che in fondo era quello che ci ha fatto innamorare… del Jazz.
La “sigla” della Big Fat Band? Take the A Train.
“Eh ma uno l’ha sentita mille volte”…
No, non è così. Di solito evitiamo di ascoltarla dicendo a noi stessi “Take the A Train no, la so a memoria”.
Poi la si ascolta dal vivo, dopo un sacco di tempo che in realtà non capitava, nell’arrangiamento originale di Duke Ellington, e ci si ricorda che è bellissima, che quando la si sente è un balsamo per le orecchie, e, guarda caso, non si può fare a meno di tenere il tempo e di cantarla insieme all’ orchestra!

E così accade quando parte Black and Tan fantasy, che viene suonata con tutti i crismi e con il trombone con la sordina e il sax che ruggisce vibrando nella affascinante tonalità in minore così black. Così accade quando la tromba solista esegue il tema di Concerto for Cootie, scritta per l’amatissimo Cootie Williams. E ancora, così accade, quando partono ballad come Prelude to a Kiss, o Sophisticated Lady, così intense e quasi drammatiche nella voce del sax.

Accade lo stesso con  Pyramid, e la sua introduzione tribale di batteria, e quando i sax baritoni accarezzano il tema di I let a song go out of my heart. E quando parte  It don’t mean a thing, con quell’inconfondibile incalzare swingante e l’orchestrazione pensata così in grande.

E ancora accade così quando si ascolta dalla bella voce di Loredana Marcone (anche trombonista) I got it bad,  e le immortali, geniali melodie costruite con poche note ma arrangiamenti sontuosi di Caravan o C Jam Blues.


Per non parlare dei background perfetti, gli special della sezione fiati dietro al solista, così ricchi di ritmo e dai voicing imponenti, delle dinamiche pensate a settori, della pienezza dello spessore sonoro, della cura compositiva dei dettagli, dei temi melodici che vagano per tutta la tessitura della musica scritta. Insomma, ogni tanto, concedetevi di riascoltare la musica di Duke Ellington dal vivo: ne varrà la pena, sempre. C’è ben altro, in giro, con cui annoiarsi.

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