Presentata la stagione musicale 2017/2018 del Teatro Pasolini di Cervignano del Friuli

Da ormai 14 anni, la stagione musicale del Teatro Pasolini porta la firma dell’ Associazione culturale Euritmica, sotto la direzione artistica di Giancarlo Velliscig, e mai come quest’anno si può parlare di questo teatro come luogo privilegiato per la commistione tra le arti e per l’attraversamento dei diversi linguaggi espressivi. Le sette scelte tematiche che contraddistinguono la stagione 2017/2018 sono orientate verso le nuove aperture alla musica contemporanea, alla rilettura di grandi classici, al teatro musicale nelle sue molteplici declinazioni: canto, narrazione, recitazione, e ai sempre doverosi contributi al jazz, alla world e alla canzone d’autore.

L’apertura del cartellone, mercoledì 8 novembre, è affidata a Peppe Servillo, voce degli “Avion Travel”, con il “Pathos Ensemble”, un trio di eccezionali musicisti composto da Silvia Mazzon al violino, Mirco Ghirardini al clarinetto e Marcello Mazzoni al pianoforte, assieme per rappresentare “L’histoire du soldat” di Igor Stravinskij, uno spettacolo dove la storia, l’arte, la recitazione e la grande musica del Novecento formano un connubio appassionante. Tratto da una fiaba russa di Afanas’ev, Servillo v’inserisce magistralmente tutta la sua straordinaria verve interpretativa.

Si prosegue il 23 novembre con “Ode a Tina” un omaggio al genio e alla straordinaria vicenda umana della friulana Tina Modotti, fotografa, attrice, rivoluzionaria, splendente figura iconica del Novecento. Si tratta di una produzione della Corale Polifonica di Montereale Valcellina che mette in scena un sentito tributo musicale, vocale e recitativo a una donna friulana che visse da protagonista, con palpitante partecipazione e grande sensibilità artistica, episodi storici del primo novecento.

La musica e la letteratura s’incontrano il 20 dicembre nello spettacolo “La Traviata delle Camelie”, dove Violetta della “Traviata” di Verdi e Marguerite della “La signora delle Camelie” di Dumas interagiscono, a volte drammaticamente (comme il faut!) a volte in modo dissacratorio, attraverso i racconti di David Riondino e Dario Vergassola, di nuovo irresistibilmente insieme, accompagnati sul palco da un ensemble musicale e dalla splendida voce del soprano Beibei Li.

Il jazz, la world e la canzone d’autore saranno protagonisti dell’ultima parte della stagione, nell’anno nuovo: l’11 gennaio si esibirà la Udin&Jazz Big Band, un’orchestra formata da una ventina di giovani musicisti del Friuli Venezia Giulia che il festival udinese ha deciso di produrre e sostenere, credendo nel potenziale e nell’alta qualità del progetto; il 1° febbraio la musica d’autore friulana, che Euritmica da sempre valorizza, troverà il suo giusto spazio nel concerto che il cantautore e chitarrista Lino Straulino dedicherà al grande poeta carnico, da poco scomparso, Leonardo Zanier. Il finale della rassegna propone due concerti di assoluto spessore artistico: martedì 13 febbraio, calcheranno il palco del Pasolini i musicisti storici di Francesco Guccini, in un progetto che intende dare continuità e valore all’immenso patrimonio musicale e poetico del Maestrone modenese. Il 13 marzo, per l’ultimo concerto della stagione musicale, una data che segna un importante ritorno: il chitarrista brasiliano Yamandu Costa, uno dei più grandi talenti mondiali della chitarra e dell’interpretazione della musica sudamericana, perennemente in tournée nei migliori teatri e festival internazionali, sarà a Cervignano con la sua sette corde e la sua tecnica inarrivabile.

Il Teatro Pasolini conferma dunque la sua vocazione di spazio multidisciplinare, aperto al confronto e alla curiosità, dove coesistono le voci della contemporaneità e della tradizione e dove le nuove architetture dell’arte si coniugano nel nome della globalità espressiva dei nostri giorni.

Ufficio Stampa: Marina Tuni (+39 339 4510118 / 345 6968954)

euritmica associazione culturale

Via C. Percoto, 2 – 33100 UDINE – Italy – tel. e fax: 0039 432 1744261 – www.euritmica.it

 PROGRAMMA DELLA STAGIONE MUSICALE 2017/2018

mercoledì 8/11/2017 h 21:00
PEPPE SERVILLO & Pathos Ensemble
in L’HISTOIRE DU SOLDAT di Igor Stravinsky
Un percorso a ritroso tra le due guerre mondiali
Peppe Servillo, voce degli “Avion Travel”, sul palco assieme a Pathos Ensemble, un trio di eccezionali musicisti composto da Silvia Mazzon al violino, Mirco Ghirardini al clarinetto e Marcello Mazzoni al pianoforte, assieme per rappresentare L’Histoire du Soldat, di Igor Stravinskij, uno spettacolo dove la storia, l’arte, la recitazione e la grande musica del Novecento formano un connubio appassionante. Tratto da una fiaba russa di Afanas’ev, Servillo v’inserisce magistralmente tutta la sua straordinaria verve interpretativa.

giovedì 23/11/2017 h 21:00
ODE A TINA

Omaggio a Tina Modotti
produzione: Corale Polifonica di Montereale Valcellina |regia: Ferruccio Merisi |attori: Marta Riservato, Max Bazzana, Stefano Ferrando|Coro ed ensemble musicale della Corale di Montereale Valcellina|cantanti Solisti: Gina Ianni, Rodolfo Vitale|direzione: Maurizio Baldin

un omaggio al genio e alla straordinaria vicenda umana della friulana Tina Modotti, fotografa, attrice, rivoluzionaria, splendente figura iconica del Novecento. Si tratta di una produzione della Corale Polifonica di Montereale Valcellina che mette in scena un sentito tributo musicale, vocale e recitativo a una donna friulana che visse da protagonista, con palpitante partecipazione e grande sensibilità artistica, episodi storici del primo novecento.

mercoedì 20 dicembre 2017 h 21:00
La Traviata delle Camelie
Marguerite e Violetta: donne sull’orlo di una crisi respiratoria
con DAVID RIONDINO e DARIO VERGASSOLA
La musica e la letteratura s’incontrano in questo spettacolo, dove Violetta della “Traviata” di Verdi e Marguerite della “La signora delle Camelie” di Dumas interagiscono, a volte drammaticamente (comme il faut!) a volte in modo dissacratorio, attraverso i racconti di David Riondino e Dario Vergassola, di nuovo irresistibilmente insieme, accompagnati sul palco da un ensemble musicale e dalla splendida voce del soprano Beibei Li.

giovedì 11/01/2018 h 21:00
UDIN&JAZZ BIG BAND in concerto
Giovanni Cigui, Luka Vrbanec, Filippo Orefice, Giorgio Giacobbi, Stefano De Giorgio, sax / Flavio Zanuttini, Mirko Cisilino, Francesco Ivone, Gabriele Cancelli, trombe / Max Ravanello, Federico Pierantoni, Alice Gaspardo, Matteo Morassut, tromboni / Stefano Fornasaro, flauto / Mattia Romano, chitarra / Chiara di Gleria, voce / Emanuele Filippi, pianoforte / Roberto Amadeo, contrabbasso / Marco D’Orlando, batteria
Un’orchestra formata da una ventina di giovani musicisti del Friuli Venezia Giulia che il festival udinese ha deciso di produrre e sostenere, credendo nel potenziale e nell’alta qualità del progetto. A Udin&Jazz 2016 si sono esibiti con il sassofonista e rapper inglese Soweto Kinch e nel 2017 con un altro grande del sassofono, Francesco Bearzatti.

giovedì 1/02/2018 h 21:00
LINO STRAULINO
Omaggio a Leo Zanier
Lino Straulino è un musicista atipico nella scena friulana; carnico doc, solitario e schivo, dedica da anni il suo impegno alla chitarra e alle sue ballate di ispirazione folk e blues, spesso accompagnate da un cantato assolutamente personale e profondamente legato alla sua matrice etnica. A Leonardo Zanier, il poeta e scrittore da poco scomparso, il cantautore carnico dedica questa serata proponendo numerose sue poesie incastonate in una musica calda e fraterna; un modo  per contribuire ancora una volta a diffonderle e a renderle eterne.

martedì 13.02.2018 h 21:00
I MUSICI DI FRANCESCO GUCCINI

Juan Carlos “Flaco” Biondini, voce, chitarra; Vince Tempera, tastiere; Antonio Marangolo, sassofono; Pierluigi Mingotti, basso elettrico; Ivano Zanotti, batteria
Questo progetto, proposto dai musicisti storici del Maestrone modenese, da sempre al suo fianco in centinaia di concerti, si propone di dare continuità e valore a un patrimonio musicale e poetico immenso. Dopo il ritiro dalle scene di Guccini, si tratta della più emozionante occasione di rivivere le sue canzoni nella diretta testimonianza di chi per decenni le ha portate sulle scene e nelle nostre vite, accanto a lui.

martedì 13.03.2018 h 21:00
YAMANDU COSTA
, chitarra
Un grande ritorno al Pasolini! Uno dei più grandi talenti mondiali della chitarra che incarna la nuova musicalità del Brasile e del sudamerica. Perennemente in tournée nei migliori teatri e festival internazionali, sarà a Cervignano con la sua sette corde e la sua tecnica inarrivabile, rinnovando vecchi temi e presentando proprie composizioni, per offrire sempre uno spettacolo appassionato e contagioso. Costa ha vinto i più rilevanti premi della musica brasiliana e nel 2010 il CD “Luz da Aurora” con Hamilton de Holanda è stato nominato per il Grammy Latino.

BIGLIETTI E ABBONAMENTI

Biglietti singoli

Peppe Servillo & Pathos Ensemble, Histoire du soldat/ David Riondino e Dario Vergassola , La Traviata delle Camelie / I Musici di Guccini / Yamandu Costa

Intero  euro 15 / Ridotto  euro12 / Under 26 e studenti euro 8

Biglietti singoli

Corale Polifonica di Montereale Valcellina, Ode a Tina/ Udin& Jazz Big Band/ Lino Straulino, Omaggio a Leo Zanier

Intero  euro 12 / Ridotto  euro10 / Under 26 e studenti euro 6

ABBONAMENTO MUSICA

Intero  euro 85 / Ridotto  euro 65 / Under 26 e Studenti euro 40

ABBONAMENTO OMNIBUS TEATRO/DANZA/MUSICA

Abbonamento unico a 16 spettacoli a pagamento + 1 a ingresso libero euro 160

LA CAMPAGNA ABBONAMENTI

La nuova campagna abbonamenti si è aperta il 5 ottobre 2017. Per informazioni: CERVIGNANO, TEATRO PASOLINI, PIAZZA INDIPENDENZA 34 – ufficio abbonamenti: tel. 0431.370273 www.teatropasolini.it

Intervista con il pianista cileno Antonio Flinta, all’indomani dell’uscita del suo nuovo album: “ho la necessità di scoprire cose”

Quando parli con un musicista, quando lo intervisti difficilmente trovi una corrispondenza tra le sue parole, il modo di articolare e concepire le frasi, i concetti, e la sua musica. Viceversa questa corrispondenza c’è, piena, quando si tratta di Antonio Flinta. Il pianista, compositore, arrangiatore cileno, si esprime in maniera non proprio semplicissima, i concetti si susseguono l’un l’altro e quando lo ascolti hai quasi difficoltà a capire dove voglia andare a parare. Poi all’improvviso la nebbia si squarcia e il quadro ti appare, nitido, preciso, facile da leggere. Ecco, la sua musica è composta da tanti elementi, presi singolarmente non facili da decifrare, ma il risultato finale è straordinariamente affascinante, godibile, mai banale, a delineare la personalità di un grande artista. Per averne una facile riprova, basti ascoltare la sua non ricchissima produzione discografica e soprattutto il suo ultimo album, autoprodotto e uscito in questi giorni. Ed è proprio da questo album che prende le mosse questa intervista.

– E’ appena uscito questo tuo album “La Noche Arrolladora”. Cosa rappresenta nell’ambito delle tue produzioni?

“E’ un disco nuovo, nel senso che i brani sono pensati in modo diverso rispetto a quelli contenuti nei precedenti album. Rappresenta, insomma, una certa evoluzione rispetto al passato: mi sto riferendo, ad esempio, al mettere assieme più frasi ritmiche sovrapposte che generano strutture dove improvvisare è più emozionante … ed è un disco molto bello. Ovviamente per noi musicisti l’ultimo album è sempre quello più bello, più valido”.

– Quanto c’è di improvvisazione e quanto di pagina scritta?

“Non credo di esagerare affermando che il 90% è improvvisazione e il 10% pagina scritta. Noi in trio, con Roberto Bucci al basso e Claudio Gioannini alla batteria suoniamo assieme da oltre venti anni… con Paolo Farinelli il sassofonista, sono molti anni che ci conosciamo. Questo per dire che nel gruppo c’è una grande intesa, quindi anche se in alcuni brani c’è una indicazione su ciò che ognuno di noi deve fare, poi quando ci esibiamo mettiamo sempre qualcosa di molto personale, nel momento stesso in cui suoniamo siamo portati ad improvvisare, a creare istantaneamente. A decidere dove andare a seconda di quel che succede… ed è così da tanti anni”.

– Quindi tu ti basi essenzialmente su strutture aperte…

“Alcuni brani sono concepiti come un assieme di elementi apparentemente in contraddizione tra loro ma mettendoli assieme si crea un meraviglioso disordine…  ogni strumento del quartetto suona frasi ritmicamente diverse… così la percezione precisa di dove sta l’uno ritmico, il battere, non c’è. Ecco, creare un tessuto del genere per cui, non sapendo ritmicamente dove sta il tuo compagno e sentendoti un po’ disorientato, è gran parte del clima che si respira in “La Noche Arrolladora”. Tutto ciò genera di per sé una struttura molto aperta… così alle volte accade che tutto converge su un punto ma non è voluto; è la conseguenza di quella improvvisazione, di quella intesa cui prima facevo riferimento”.

– Sentendoti parlare sembrerebbe che l’ascolto del disco sia ostico, e invece no. L’album è molto godibile con una ricerca non banale sulla linea melodica.

“Sono contento di quanto mi dici. E’ un bellissimo paradosso il fatto di comporre pensando ad elementi che possono sembrare molto tecnici come ritmi sovrapposti e frasi spostate, e che invece escano fuori brani che non ti fanno pensare alle singole note ma che, così come un libro, sono capaci di raccontarti qualcosa che va al di là, che ti trasporti in una dimensione altra”.

– Tu appartieni a quella nutrita schiera di musicisti che nel nostro Paese non hanno ancora ottenuto i riconoscimenti che meritano. Io, nel preparare questa intervista, ho cercato di documentarmi su varie fonti e non ho trovato un solo articolo, una sola recensione…una sola riga che non parli di te in termini più che positivi. Eppure il grande successo non arriva… Come mai?

“Il grande successo forse no ma devo dirti che sono egualmente molto, molto soddisfatto di ciò che la vita artistica mi ha dato sino ad oggi. Abbiamo suonato in giro per il mondo un po’ dappertutto… certo in Italia un po’ di meno. Il fatto è che siamo tanti, siamo in molti a suonare bene per cui le occasioni di lavoro si restringono. Comunque personalmente lo ritengo un fatto positivo: più musica c’è, meglio è. E ciò vale soprattutto per chi ascolta, che in tal modo ha più possibilità di scelta, di andare a cercare e trovare qualcosa di diverso”.

– Dal tuo punto di vista di osservatore privilegiato, che viaggia e si esibisce spesso all’estero, come valuti il pubblico italiano rispetto a ciò che si trova negli altri Paesi?

“Il pubblico italiano è semplicemente fantastico: nei mei concerti ho sempre avuto un gran bel rapporto con il pubblico; mi piace raccontare qualcosa sui brani che suoniamo perché penso che ciò possa facilitare l’ascolto e questo viene sempre ben accolto dal pubblico”.

– Quanto influisce il tuo essere artista sulla tua vita privata?

“120% ? Non so… ad un certo punto uno fa una scelta, io volevo fare il jazzista e l’ho fatto… l’ho capito tardi, ma l’ho capito e ho seguito questa inclinazione. Comunque non credo che l’arte debba condizionare la vita, semmai è il contrario, è la vita che condiziona l’arte. Non viene la musica al primo posto, ma un certo modo di vedere le cose sì. Sto qua per scoprire cose… è quello che sento, ho la necessità di scoprire cose e all’ultimo riesco ad esprimere, a comunicare tutto ciò attraverso la musica”.

– Cerco di essere più preciso: ma tutto ciò non toglie spazio, energia alla tua vita familiare, ai tuoi rapporti privati?

“No, non credo. C’è chi dedica l’intera giornata, ventiquattro ore su ventiquattro, alla musica. Io non sono così. Ho la fortuna di avere una famiglia che partecipa a questa percezione della vita dove c’è tanto da vedere, tanto da osservare, da avere anche momenti privati al di fuori dalla famiglia. Quindi non ho problemi da questo punto di vista… anzi forse è la vita privata che in certi momenti condiziona la musica. Non voglio farne a meno… è la mia vita privata che mi alimenta costantemente, che mi dà la forza per andare avanti”.

– Sulla base della mia esperienza, conoscendo da vicino moltissimi musicisti, posso dirti che sei piuttosto fortunato riuscendo a trovare un perfetto equilibrio tra vita privata e vita artistica.

“E’ vero. Ma lo so benissimo: sono molto, molto fortunato. Mia moglie è pianista, musicista, lei capisce benissimo”.

– Guardando indietro c’è qualcosa che non rifaresti o che rifaresti in modo diverso?

“No, penso di no. Con riferimento a quanto dicevamo prima, certo mi piacerebbe suonare di più e lo farò a partire da questo momento. E’ inutile pensare al passato, occorre sempre guardare al futuro. Poi io ho bisogno di tempo per fare le cose, ho bisogno che si sedimentino dentro di me e poi posso attuarle. A vent’anni non potevo fare le cose che faccio adesso quindi va bene così”.

– Parliamo adesso della tua vita piuttosto avventurosa. Tu sei nato in Cile; ma come sei finito in Italia?

“Sono nato in Cile perché mio padre, argentino, lavorava lì. Mia madre spagnola… tutto un miscuglio… mia nonna, da parte di padre, era italiana, quindi dopo aver vissuto in Cile e in Perù siamo venuti a Roma. Successivamente i miei genitori si sono separati e io sono andato con mia madre in Spagna. A Madrid ho studiato musica, poi sono andato alla Berklee e poi sono tornato a Roma dove ho cominciato a suonare”.

– Quando hai iniziato a suonare?

“Quando avevo 14 anni. Mi sono trasferito a Roma quando avevo vent’anni e quasi immediatamente ho trovato questi due compagni di viaggio – Roberto Bucci e Claudio Gioannini – con i quali abbiamo fatto molta strada. Oramai saranno venticinque anni che suoniamo assieme; quando saliamo sul palco siamo pronti ad improvvisare perché ci conosciamo benissimo e sappiamo altrettanto bene dove ci condurrà il cammino intrapreso da ciascuno di noi; è sempre un’avventura perché c’è il rischio che le cose non vadano come tu vuoi ma se non c’è rischio nulla succede… con persone che conosci da tanti anni puoi rischiare di più e tutto ciò mi dà grande gioia”.

– Ti capita di suonare in piano solo?

“Sì, qualche volta, mi piace, ci penso però ancora non è il momento giusto… arriverà”.

– Che tipo di preparazione pianistica hai?

“Da parte di mia madre che è basca, tutti i miei parenti avevano studiato musica, mio nonno e mia nonna il pianoforte, e mia madre oltre al pianoforte la chitarra con Andrés Segovia, per cui sin da piccolo ho da sempre ascoltato musica e ho cominciato a suonare. Ricordo che all’epoca non volevo prendere lezioni perché avevo paura di perdere spontaneità… sentivo Monk e riflettevo ‘ma questo non ha studiato pianoforte’, poi invece in Spagna ho appreso della esistenza della Berklee, ho vinto una borsa di studio dopo aver mandato una cassetta registrata in casa, sono andato a Boston e poi sono venuto qui in Italia, a Roma. Non sono andato in conservatorio, non ho una preparazione classica”.

– C’è un’esperienza artistica che ricordi con maggior piacere?

“Tante; è difficile citarne una o due. Ci sono state delle volte in cui senti che le cose sono uscite da sole, il pubblico risponde perfettamente e così ti senti in una sorta di nuvoletta in cui tutto si è compiuto; ci sono volte in cui pensi di non aver dato tutto e invece il riscontro del pubblico è spettacolare”.

Gerlando Gatto