Uno splendido weekend al TrentinoInJazz 2017

TRENTINOINJAZZ 2017
Ars Modi
e
TrentinoIn Jazz Club
presentano:

Sabato 25 novembre 2017
ore 17.30,
Sala Sosat
Via Malpaga 17
Trento

DUO ZAMUNER

Domenica 26 novembre 2017
ore 19.30
Circolo Operaio Santa Maria
Via S. Maria, 18
Rovereto (TN)

THREE BRANCHES

ingresso gratuito

Un imperdibile weekend al TrentinoInJazz con due splendidi appuntamenti per la parte finale della lunga rassegna inaugurata lo scorso giugno.
Sabato 25 nuovo concerto di Katharsis, organizzato dall’associazione Ars Modi (dir. artistica Edoardo Bruni), in collaborazione con Sonata Islands, Trentino Jazz, Associazione Bonporti, SOSAT e con il contributo di Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro, Regione Autonoma Trentino Alto Adige, BIM Adige, Comune di Trento, Cassa Rurale di Trento. Quello del 25 è uno dei concerti sotto l’egida del TrentinoInJazz, mirati alla promozione della musica contemporanea “buona”, quella che coniuga complessità e comprensibilità: il duo Zamuner.
Domenica 26 novembre nuovo appuntamento con TrentinoIn Jazz Club, la sezione del TrentinoInJazz 2017 che si svolge in vari club di Trento, Rovereto, Riva del Garda e Mori. Al Circolo Operaio Santa Maria di Rovereto arriva il trio Three Branches.

Emilia Zamuner (voce) e Paolo Zamuner (pianoforte) presentano a Trento un concerto jazz, modulo da sempre presente in Katharsis in quanto compiuta espressione di musica contemporanea complessa e comprensibile al tempo stesso, in linea dunque con lo spirito del progetto. La sensuale voce di Emilia Zamuner accompagnata dal brillante pianismo di Paolo Zamuner offriranno un programma con i più celebri standard del jazz americano novecentesco.

Diversa la proposta di Rovereto, con Achille Succi (clarinetto basso), Francesco Saiu (chitarra elettrica) e Giacomo Papetti (contrabbasso): Three Branches è un no-leader trio dall’organico inusuale, formato da tre affermati musicisti del nuovo jazz italiano. “Three branches” (tre rami) è un gioco di parole che richiama i rami d’albero (tree branches) e al contempo suona come “free branches”, ovvero rami liberi di muoversi, rami sciolti. Anche la musica di questa formazione è una sorta di jeux-de-mots, tra contenuti e forme diverse, fondato su un repertorio di brani originali di tutti i componenti.

Tre personalità molto diverse tra loro ma legate da radici comuni, qui in un continuo dialogo contrappuntistico, disegnano situazioni sonore imprevedibili e variegate. Come ramificazioni di un albero in lenta ma continua trasformazione, reminiscenze folk, improvvisazioni free jazz e insolite sonorità cameristiche si susseguono nel creare una musica che gioca con leggerezza colori diversi, dal pathos impressionista, all’ironia onirica, sino a divertenti ritmi tropicali.

Prossimo appuntamento: sabato 2 dicembre (Trento), Quintetto Orobie.

Trentino Jazz:
http://www.trentinojazz.com/

La “Polis” della musica, ovvero l’orchestra di Dino Betti van der Noot

All’ incauto che gli porgeva il biglietto da visita recante la scritta “traduttor d’Orazio” Alessandro Manzoni, narra la leggenda, rispondeva piccato: “ Orazio si legge, non si traduce”. Non ostante i dissensi della questione, non si possono negare al Manzoni ragioni da vendere. Nell’arte di Dino Betti van der Noot io scorgo un atteggiamento manzoniano. Il musicista nato a Rapallo ci consegna da sempre un ‘jazz’ non etichettabile, concepito per ampi gruppi strumentali; ogni incisione è un progetto a sé, con una precipua ricerca nelle radici di questa musica. La sua scrittura, questa la mia impressione, non cerca di rappresentare la “natura” della musica afro-americana, come è forzato a fare chi, per esempio, intenda emulare solisti e stili.
Piuttosto, l’intento sembra quello di cavare dal ‘jazz’ un “bello ideale”, libero da condizionamenti.
Ne scaturisce una musica sensuale e stilizzata come il profilo di un’anfora egizia. È quella documentata in questo “Où sont les notes d’antan?” (Stradivarius). Si vedono spesso, associate al ‘jazz’, immagini di libertà sfrenata e non sempre controllata; libertà accomunata non di rado a un’idea di genio poco elaborata. Moltissimi, infatti, venerano la sciatteria scambiandola per libertà e non a caso questa parola, libertà, è, insieme alla consorella ‘diritto’, tra le più inflazionate del tempo nostro.
Il ‘jazz’, verissimo, è per antonomasia una musica libera. Ma che significa? Faremo un complimento a Dino Betti dicendogli che la sua musica non giunge in prima istanza ‘libera’, quanto elegante, necessaria, levigata al lume della ragione ed autorevole. L’autore, del resto, è un illuminista che sa come calare l’ascoltatore nel proprio universo facendolo sentire a proprio agio. Betti non è un iconoclasta, sa che distruggere non significa necessariamente ricostruire.
L’antica filosofia vedànta basava il proprio fondamento sulla non credenza dell’esistenza. Per quegli antichi filosofi indiani, i versetti dei loro libri metafisici avevano valore estetico, non già di ragionamento. Dino Betti è, solo in questo senso, un esteta: non nel naturalismo, non nel commercio, soltanto sull’Isola del Bello trova terreno sufficientemente buono da gettarvi l’ancora.
Se plurime possono dirsi le declinazioni del ‘jazz’, uno solo è il linguaggio, la cui profondità può giacere anche in superficie o, diremmo, nell’impronta. Quando Duke Ellington posa un accordo sul pianoforte, quando Pat Metheny arpeggia le corde del suo lisergico chitarrone, siamo già entrati nel loro universo… e ancora costoro debbono iniziare a suonare! Anche queste composizioni definiscono, da subito, un ‘loro’ mondo, ed è il più grande merito dell’autore.
Il titolo del disco richiama il poeta del quindicesimo secolo François Villon, una rievocazione serena, depurata da cascami malinconici.
Il linguaggio di Betti van der Noot compositore e arrangiatore è contraddistinto da quel processo di espansione della scrittura da un testo all’altro per cui, parafrasando Maria Bellonci, ogni nuovo disco è opera insieme chiusa e aperta, autonoma e tutta via legata da filo tenace alle precedenti e a quelle che verranno.
Ho particolarmente apprezzato i diversi riferimenti, timbrici più che motivici, all’arte musicale francese, cui evidentemente il compositore è legato: in particolare sono sgusciati dai miei altoparlanti, ispirando la stanza, i fantasmi di Debussy, di Messiaen ma anche dello Xenakis più esoterico. Un esempio tra i tanti si trova nel brano di apertura del CD, che dà il titolo al disco. Ma le citazioni, come spiega anche l’autore nelle note di copertina, sono molteplici. A ben pensarci, forse non mi va più di chiamare ‘orchestra’ la compagine di Dino Betti. La chiamerò ‘Polis’; lì dove regnano l’ordine e il piacere, i solisti sono i cittadini preclari, che reclamano e ottengono il proprio spazio per proferire parola senza prevaricarsi.
Ricordiamone i nomi: Gianpiero LoBello, Alberto Mandarini, Mario Mariotti, Paolo De Ceglie; Luca Begonia, Stefano Calcagno, Enrico Allavena; Gianfranco Marchesi; Sandro Cerino; Andrea Ciceri; Giulio Visibelli; Rudi Manzoli; Gilberto Tarocco; Luca Gusella; Emanuele Parrini; Niccolò Cattaneo; Filippo Rinaldo; Vincenzo Zitello; Gianluca Alberti; Stefano Bertoli, Tiziano Tononi.
Tutti meritevoli di lode per la misura e l’efficacia dei loro interventi.
Il disco è è impreziosito da un artwork dai colori caldi e festosi, opera di Allegra Betti van der Noot.
La resa del suono è chiara, ben intonata allo spirito della musica. Un passo avanti piazzato sul sentiero della migliore produzione contemporanea.

Manao dal vivo all’Elegance Cafè

Da Tenerife a New York, dalla musica canaria al jazz. Manao è la voglia di riscoprire l’avvolgente musica tradizionale delle isole Canarie, rivisitandola attraverso un sound moderno arricchito di improvvisazioni, groove e complessità armoniche tipiche del jazz contemporaneo. Un’energia viva, che nasce dall’incontro di epoche, culture e stili musicali differenti. Un collettivo composto da musicisti eclettici, affermati nel panorama musicale europeo, guidati dal sassofonista e compositore di Las Palmas di Gran Canaria, Jose Vera Bello. Nuovamente insieme per un nuovo lavoro discografico ed un tour Europeo con date per la prima volta anche in Italia, Manao si riconferma un progetto unico per originalità e qualità tecnica.
Sul palco Jose Vera Bello (sax tenore, flauto canario, chacaras), Rui Silva (chitarra), Daniel Van Huffelen (basso), Francesco De Rubeis (cajon, batteria).

sabato 25 novembre
ore 22.30
Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma
Euro 20 (concerto e prima consumazione)
Infoline + 39 0657284458

I nostri CD.

Sergio Cammariere, – “Io” – Jando Music/ Parco della Musica.
Sergio Cammariere, da Crotone, città di Pitagora, da buon pitagorico è portatore di una scuola di pensiero (musicale) alquanto eclettica che coinvolge diversi ambiti: cantautorato nazionale e chansonniers, musica latina ed etno/mediterranea, jazz, di cui trasuda anche il suo pianismo caldo e duttile. Il centro della sua “dottrina” non è tanto il numero, né i teoremi, bensì l’Armonia intesa come manifestazione spirituale dell’individuo attraverso la Musica. “Io”, settimo album a sua firma, prodotto da JandoMusic e Parco della Musica, con la Grandeangelo, è la giusta occasione per fare il punto sulla sua esperienza artistica descrivendone la saudade intensa, qua e là velata di ironia, e con essa la relativa pratica musicale, nei diversi brani in track list. Un “Io” Armonico intimo eppure da palcoscenico, quello che si rivela, anche grazie ai testi di Roberto Kunstler. Per un romantico come lui che duetta disinvoltamente con Chiara Civello in ‘Io con te o senza te’ e con Gino Paoli, una generazione in più, in ‘Cyrano’. Sono una sorta di anamnesi, in note e canto, la ritmica ‘Tempo perduto’ e la suggestiva ‘Via da questo mare’: “il tempo vola (…) e mi fermo indietro a ricordare / che ho voglia di andar via da questo mare”. Non mancano i live della famosa ‘Tutto quello che un uomo’ (terzo posto a Sanremo nel 2003 oltre che Premio della Critica e quale Migliore Composizione Musicale) e dell’altro gettonato hit ‘L’amore non si spiega’. Ecco ancora nel disco affiorare contaminazioni in ‘Dalla pace del mare lontano’ mentre lo sguardo in avanti, rivolto al futuro, sta soprattutto negli inediti ‘Chi sei’, ‘Ti penserò’, ‘La giusta cosa, ‘Sila’. E c’è quel ‘Cantautore piccolino’ che ha dato il nome al suo primo album-raccolta uscito quasi dieci anni fa, nel 2008. Prova che “Io” non sta per Ego, e che la semplicità ed umanità di Cammariere restano una dote grande quanto una musicalità, la sua, che sull’equilibrato senso poetico, unito alla sintesi di più fonti ispirative, basa la forte Id/entitá della propria musica. Lo affiancano, in queste registrazioni effettuate fra Casa del Jazz e Auditorium Parco della Musica di Roma, Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Amedeo Ariano, Bruno Marcozzi, Roberto Taufic, Paulo La Rosa, Ousmani Diaz, Marcello Surace, Francesco Puglisi oltre a Paolo Silvestri per gli arrangiamenti orchestrali e dei fiati.

Mike Zonno – “Fado encontra jazz” – Musicartepoesia
Sugli incontri tra jazz e forme musicali latine esiste un’ampia letteratura. Alla popolazione di origine francese della Louisiana va ascritta la musica cajun, con influenze blues. La brasiliana bossa nova opera sin dagli anni ’50 una trasfusione di propri cromosomi nel repertorio degli standard jazzistici. Guardando allo spanish tinge è notorio il legame fra flamenco e jazz, reso più stretto dalla comune propensione ad improvvisare. E come tacere del prolifico incrocio fra tango (con strati di melodia italica) e jazz, che potrebbe esser simboleggiato dallo storico summit Piazzolla-Mulligan? Anche i portoghesi esprimono in note il loro soul con tanto di saudade. Possibile incipit discografico: un album del 1990, ‘Dialogues’, edito da Antilles, in cui il contrabbassista statunitense Charlie Haden e il chitarrista portoghese Carlos Paredes si confrontano per occasionare una combine fra fado e approccio jazz. Prima di allora brani come ‘Coimbra’ (Avril in Portugal) o ‘Lisbon Antigua’, che son poi le due città fadiste per eccellenza, avevano tenuto vivo il mito Portugal nell’immaginario musicale collettivo, riprese da swingers e singers. Su tale solco ecco ora un interessante album di musicisti pugliesi, dunque provenienti dalla terra della famiglia Piazzolla, che si cimentano col fado … jazzisticamente trattato. Intendiamoci. Artisti come i Madredeus o Dulce Pontes peregrinano fra i festival jazz esportando la propria musica in the world.
Ma il risultato è di norma diverso se sono dei jazzisti a reinterpretare. Nel cd “Fado Encontra Jazz”, intanto, sembrano accorciate, saltando l’Atlantico, alcune distanze fra Portogallo e Brasile, grazie alle comuni radici linguistiche. Si ascolti in proposito il samba ‘Barco negro’ di Piratini e Ferreira. La “migrazione” del samba oltreatlantico (e ritmi carioca) ha avvicinato i due emisferi. Ovviamente il fado conserva la sua struttura e il testo, ove presente, ne tradisce, e conferma, la natura intimamente poetica. Qui il canto di Lisa Manosperti, coraçâo da Amalia Rodriguez, rende il senso della malinconia quasi bahiana del fado, con quell’alone di fato incombente che ne è tratto tipico (‘Fado português’, ma soprattutto ‘Canção do mar’, dove Michele Carabba lascia il soprano e fa il verso a Gato Barbieri). In una formazione la cui ritmica si avvale del contrabbasso di Mike Zonno e della batteria di Gianlivio Liberti, c’è da segnalare, fra i 13 brani, ‘O infante’ di Pessoa e della Pontes, transmutata in una ballad che il pianoforte di Vito Di Modugno armonizza. Cosí come, dopo il frizzante ‘Ferreiro’, la ‘Canção Verdes Anos’ di Carlos Paredes, che va a completare il campionario di hits resi celebri da Ferrao, Bevinda, Vitorino, Trindade. “Canti di portoghesi – recita Pessoa – Sono come barche nel mare/ Vanno da un’anima all’altra/ Col rischio di naufragare”.

Tutto il Brasile di Jim Porto tra jazz e samba dal vivo all’Elegance Cafè

Jim Porto nasce in Brasile a Rio Grande do Sul. Arriva in Italia alla fine degli Anni ‘70 e fa di Roma la sua nuova città. Grazie al suo profondo rispetto per i grandi compositori brasiliani e per la ricerca costante che opera nello scoprire nuovi autori di talento, virtuoso del jazz samba, Jim Porto è considerato oggi uno dei massimi esponenti della musica brasiliana in Italia.
I primi Anni ‘80 furono un momento d’oro per la musica brasiliana in Italia e a Roma in particolare. Jim Porto partecipa con João Gilberto, Tania Maria e altri artisti in diverse edizioni delle Estati romane pur continuando le jam session al Manuia con artisti della caratura di Chet Baker, Jorge Ben, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Milton Nascimento, Marisa MonteDejavan che parteciperà poi al primo lavoro di Porto dal titolo Rio, prodotto nel 1983 da Sandro Melaranci con arrangiamenti di Rique Pantoja. Jim collaborerà per anni con jazzisti come Roberto Gatto e Michele Ascolese e sono molteplici le sue partecipazioni a grandi festival jazz in tutta Europa. A Rio seguiranno altri album e partecipazioni a importanti eventi in tutto il mondo: dal Festival di Praia di Capo Verde a Buenos Aires, da Barcellona al Festival etno-jazz di Tabarka in Tunisia, fino a ritornare al suo Brasile dove le canzoni di Jim Porto erano state scelte per la sigla di alcune telenovelas di successo di Globo TV.
Sul palco Jim Porto (piano, voce), Mauro Salvatore (batteria), Denis Fattori (tromba, flicorno) e Daniele Basirico (basso, contrabbasso, violoncello).

sabato 18 novembre
ore 22.30
Elegance Cafè Jazz Club
Via Francesco Carletti, 5 – Roma
Euro 20 (concerto e prima consumazione)
Infoline + 39 0657284458

Choro de Rua al TrentinoInJazz

TRENTINOINJAZZ 2017
e
TrentinoIn Jazz Club
presentano:

Domenica 19 novembre 2017
ore 19.30,
Circolo Operaio Santa Maria
Via S. Maria, 18
Rovereto (TN)

CHORO DE RUA

ingresso gratuito

 

Domenica 19 novembre nuovo appuntamento con TrentinoIn Jazz Club, la sezione del TrentinoInJazz 2017 che si svolge in vari club di Trento, Rovereto, Riva del Garda e Mori. Al Circolo Operaio Santa Maria di Rovereto arriva il duo Choro de Rua!

Choro de Rua nasce nel 2012 grazie al desiderio di diffondere con entusiasmo e determinazione lo Choro (si pronuncia “scióro”) in Italia e in Europa, una raffinata musica strumentale brasiliana che fa bene a chi la suona e a chi la ascolta. Il duo formato dalla flautista italiana Barbara Piperno e dal chitarrista e mandolinista brasiliano Marco Ruviaro svolge un’intensa attività sia concertistica che di ricerca e divulgazione.

Parallelamente alle esibizioni dal vivo (festival, house concerts, piccoli teatri e piccole incatevoli piazze di alcune città d’arte), Choro de Rua s’impegna quotidianamente ad informare chi si avvicina al mondo dello Choro, promuove incontri aperti a tutti (detti “rodas de choro”), organizza masterclass, distribuisce partiture ai musicisti interessati, risponde alle domande dei curiosi, ecc. Un lavoro intenso, forse pioneristico in Italia, che si somma all’importante impegno di altri musicisti di choro (chorões) in Europa e nel mondo.

Prossimo appuntamento: sabato 25 novembre (Trento), Duo Zamuner.

 

Trentino Jazz:
http://www.trentinojazz.com/