Il 17 dicembre scorso all’età di 59 anni

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Un altro grande del jazz ci ha lasciati il 17 dicembre scorso all’età di 59 anni: Kevin Bryant Mahogany.

Il suo nome a molti di voi probabilmente non dirà molto ma se avrete occasione di trovare in qualche scansia di un negozio di dischi un suo qualunque album, compratelo senza esitazioni: ne rimarrete affascinati.

In effetti Mahogany ha rappresentato, per molti anni, una delle poche alternative alla preponderante presenza femminile nell’ambito del canto jazz.

Nato il 30 luglio 1958, a Kansas City, Missouri, Kevin si dedica sin da piccolo alla musica studiando dapprima pianoforte e successivamente clarinetto e sax baritono. Comincia così a suonare con alcune bands locali mentre perfeziona e completa i suoi studi musicali alla Baker University. Per tutti gli anni ottanta si fa le ossa suonando e cantando anche con proprie formazioni come “The Apollos” e i “Mahogany”. Nel 1991, lo troviamo inserito in un CD del pianista e arrangiatore Frank Mantooth. Gli anni Novanta rappresentano il momento in cui Mahogany raggiunge il meritato successo: abbandonati quasi del tutto gli strumenti, si dedica e si esibisce quasi esclusivamente come vocalist evidenziando uno strumento versatile e duttile. La sua voce di impostazione baritonale si rifà da un canto alla grande tradizione afroamericana di Eddie Jefferson, Jon Hendricks e Joe Williams, dall’altro ai crooners più intimi e raffinati… per non parlare delle sue straordinarie capacità improvvisative declinate prevalentemente attraverso lo scat, che gli derivano – come lui stesso amava sottolineare – dal fatto di aver studiato sassofono e infine il suo attaccamento al blues che interpreta con viscerale partecipazione. Così nell’ambito dei suoi modelli possiamo facilmente inserire anche Billy Eckstine, Joe Williams e Johnny Hartman. E nei confronti di quest’ultimo Mahogany ha sempre dimostrato una particolare ammirazione tanto da dedicargli sia una serata-tributo sia un intero album uscito nel 2007.

Insomma, come si nota, un artista completo, in possesso di mille sfaccettature che gli consentono di affrontare con estrema facilità repertori anche molti diversi tra di loro.

Il suo primo album, “Double Rainbow”, risale al 1993, per Enja; Mahogany si fa accompagnare da un gruppo all stars comprendente il sassofonista Ralph Moore, il pianista Kenny Barron, il bassista Ray Drummond e il batterista Lewis Nash. Grazie al successo ottenuto dall’album, il vocalist effettua tournées anche al di fuori degli States e nel 1996 incide, per la Warner Bros, il CD chiamato semplicemente “Kevin Mahogany” che gli vale l’approvazione della critica tanto da indurre Newsweek a segnalarlo come il miglior giovane vocalist dell’anno. Sempre nel 1996 compare nel film di Robert Altman “Kansas City” dove interpreta la figura di Big Joe Turner.

Successivamente Mahogany è stato protagonista di molte notevoli incisioni tra cui ricordiamo “Kevin Mahogany and the Kansas City Jazz Orchestra” del 2012; ” Next Time You See Me “, registrato in Brasile con Dave Stryker alla chitarra, Jared Gold all’organo e Jimmy Duchowny alla batteria; “Old, New, Borrowed and the Blues” in cui Mahogany dà un saggio delle sue straordinarie capacità interpretative del blues nelle sue più varie sfaccettature.

Accanto a quella di musicista, Mahogany ha svolto anche un’intensa attività didattica insegnando dapprima al Berklee College of Music di Boston e quindi all’ University di Miami.

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